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    Il cielo sopra Sky, Sabatini: quella volta in Australia con Ronaldo

    Il cielo sopra Sky, Sabatini: quella volta in Australia con Ronaldo

    Settimana di nazionale, settimana di partenze e rientri da paesi di tutto il mondo in tempo per il campionato. 

    Ho conosciuto pochi bugiardi più bugiardi dei sudamericani che devono tornare in Italia dopo una partita internazionale.
    Pur di perdere un volo sono capaci di inventare storie verosimili ("rubato il borsello con il biglietto"), inverosimili ("c'è stato un allarme bomba all'aeroporto"), semplici ("passaporto scaduto") e infantili ("mamma ho perso l’aereo"). Scuse rigorosamente fasulle per qualche ora di libertà in più: per una cena, magari con allegato dopo-cena. La tentazione della fuga sudamericana è più forte di qualsiasi richiamo ufficiale.


    Un anno di tanti – ormai – anni fa, venni inviato al seguito di Ronaldo in Australia, dove il Brasile gli voleva far giocare due amichevoli ravvicinate mentre il regolamento Fifa consentiva all’Inter di concederlo per una sola partita. Venni incaricato di accompagnarlo. Se possibile, sorvegliarlo. Ma soprattutto riportarlo indietro puntuale. Ammetto che le missioni impossibili siano altre, però anche questa non era facilissima.  Sidney alloggiavamo nello stesso posto, ma appena arrivati la Federazione brasiliana isolò la squadra in un’ala inaccessibile dell’hotel. Nessuno poteva avvicinare i giocatori. Tanto meno, come scrisse un giornale brasiliano, “l’italiano inviato dall’Inter per non far giocare il Fenomeno”. Comunicavo via sms. Ronaldo, tutto bene? “Sì, ma l’allenatore mi ha detto di restare anche per la seconda partita”. Digli che non puoi. “Non me la sento: è la mia Nazionale”. Farò avere a te, all’allenatore e alla federazione i fax della Fifa. “Ok”.Ecco, sembra facile. In realtà la Fifa non voleva mettersi contro il Brasile e - pur in presenza di un regolamento - non poteva imporre a un giocatore di rinunciare alla propria nazionale.  Mi feci inviare da Milano uno scambio di fax Inter-Fifa: firmandolo e consegnandolo al ct, Ronaldo avrebbe avuto la scusa per dire che era obbligato a lasciare la Seleçao.

    L’Inter pressava me dall’Italia, io pressavo lui in Australia. Ma lo conoscevo, il Fenomeno: in mezzo a tanti obblighi, aveva l’istinto di dribblare tutti per fuggire verso la libertà, proprio come in campo. Ci voleva un’idea, un assist. Eccolo: liberandosi subito dopo la partita, Ronaldo avrebbe avuto la serata libera. Bobo Vieri aveva, a Sidney, un amico d’infanzia. L’avevo cercato fin dal primo giorno. Al secondo eravamo amici. Il terzo mi presentò una ragazza bellissima, appassionata di calcio e fan del Fenomeno. Pur di conoscerlo avrebbe fatto qualsiasi cosa, everything…

    Quella notte tra la partita e il taxi che all’indomani ci accompagnò all’aeroporto, non ho mai saputo cosa successe davvero.
    Mi sembrò che Ronaldo avesse voglia di raccontarmelo. Ma dissi che tanto non gli avrei creduto, perché i sudamericani sono sempre bugiardi quando c’è da rientrare in Italia.

    Però tornammo puntuali a Milano.

    Sandro Sabatini (giornalista Sky Sport)

    sandrosabatini.com - @SabatiniSky24


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