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Sabatini: Berlusconi, il 'presidente del Consiglio' per Inzaghi
Ultimo capitolo di storie infinite: Berlusconi scende negli spogliatoi e chiede a Inzaghi di schierare un attaccante di ruolo. L'allenatore si giustifica. Il presidente non alza la voce, ma si fa sentire. La discussione avviene in un angolo dello spogliatoio. I giocatori percepiscono, i giornalisti sapranno dopo un po'. La variante di domenica scorsa è che tutto è avvenuto nell'intervallo di una partita che il Milan stava vincendo. Situazione originale. Più banale e ripetitivo l’incontro-scontro pre o post partita. Ma non si diventa davvero presidenti o allenatori senza vivere l’esperienza almeno una volta. Dovrebbe essere inserito anche a Coverciano, il nome c’è già: “corso di formazione”.
Quello del Milan è l’esempio di presidente diretto. Quel che vuole, lo suggerisce. Poi lo dice. Insiste, se serve. E lo pretende. Nessun allenatore è rimasto immune dal “Consiglio del Presidente”, che puntuale arrivava anche vent’anni fa, quando Berlusconi non aveva ancora mescolato le parole per intraprendere la carriera di “Presidente del Consiglio”.
A Sacchi chiese di non vedere più in campo un terzino, Mussi, che pure l’allenatore stimava così tanto che poi, diventato ct dell’Italia, lo portò addirittura ai Mondiali del ’94. Con Capello, il nodo da sciogliere era Savicevic. Sempre e comunque, due punte in campo. Raccontano i milanisti dei tempi di Ancelotti che il pacioso Carletto, quando schierava il cosiddetto “albero di Natale”, con Rui Costa e Kakà a supporto di un unico attaccante, raccomandava all’obbediente brasiliano: “I primi cinque minuti gioca più avanti di tutti, anche di Shevchenko, poi torna indietro e fai quello che ti pare. Al presidente dirò che sei ribelle”. Vinci che ti passa: la più antica legge del calcio medicava qualsiasi bugia, in quel Milan “tutte stelle”.
Altro esempio di presidente (del consiglio calcistico) è quello indiretto, che affida l’indicazione della formazione a direttore sportivo, team manager o valletto di turno. Puntualmente l’allenatore sgama il suggerimento dell’intermediario e chiede: “Chi te l’ha detto: il presidente?!?!?!”. Altrettanto puntualmente, il messaggero nega ma…
Ricordo una vigilia interista nella Champions League 1998. Simoni aveva a disposizione quattro fantasisti (Baggio, Djorkaeff, Pirlo e Recoba) e Moratti chiese a Mazzola di intercedere affinchè venissero considerati. Non so cosa suggerì - o tentò di suggerire - Mazzola a Simoni, ma ricordo la faccia di Moratti quando scoprì la formazione. Missione fallita: Baggio, Djorkaeff e Pirlo erano in panchina, Recoba addirittura in tribuna. Andò male. Nessuno la prese bene. Servì di lezione.
Il corso di formazione va inserito anche a Coverciano.
Sandro Sabatini (giornalista Sky Sport)
sandrosabatini.com - @SabatiniSky24