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Il Cholo la gioca, Guardiola la scampa: il Metropolitano festeggia l'eliminazione come una vittoria
City (vittorioso per 1-0 nel match d’andata) strappa la qualificazione alla
semifinale di Champions League. Primo tempo in controllo del match,
ripresa a pattinare sui carboni ardenti accesi dall’Atletico Madrid, piegato
non nel gioco ma dall’imponderabile sberleffo della sorte che gli ha
negato un successo tutto sommato meritato. Ripresa giocata appunto alla
garibaldina dall’Atletico, che ha sospinto metro dopo metro il City,
frastornato e incapace di creare gioco, con le spalle al muro, a ridosso
della porta difesa da Ederson, autore di un paio di spettacolari salvataggi. Il gol dei Colchoneros avrebbe spedito le due squadre ai tempi
supplementari e magari alla lotteria dei calci di rigore. Goduria pura per
gli amanti del brivido.
Commovente e anche sfortunato il secondo tempo giocato col coltello fra
i denti dai ragazzi di Simeone. Tre palle-gol sfumate per un soffio
(Griezmann, Cunha, Carrasco) e un finale giocato all’arma bianca, nel
frastuono dei 60mila del Wanda. Epilogo rovente, mischioni giganti accesi
nell’area di Ederson, risolti dagli inglesi con deviazioni millimetriche e
acrobatici salvataggi. Coda avvelenata con maxirissa a seguito di un fallo
di Felipe, già ammonito nel primo tempo, su Foden: rosso per l’esagitato difensore dell’Atletico che ha concluso la disfida in dieci uomini, senza
peraltro mollare di un centimetro. Otto gli ammoniti da un arbitro, il
sussiegoso e compunto tedesco Siebert, che ha tollerato a lungo gli spigoli
protesi dei madrileni salvo ravvedersi, tardi però, quando il match si è
arroventato. Nel primo tempo in controllo del City, l’Atletico aveva concluso in porta appena una volta (la prima alla mezz’ora) e subito
l’iniziativa costante dell’avversario. Palo colpito da Gundogan, il migliore
dei suoi, a chiusura di una splendida azione tutta di prima Mahrez- Walker-Foden-Gundogan. Innocue punture di spillo dei Colchoneros dalle
parti di Ederson e la sensazione che la squadra di Guardiola avesse
afferrato il filo rosso del match.
Ribaltone nella ripresa, Atletico rivitalizzato e spavaldo, nessun vantaggio
a conservare lo 0-0 e tanto valeva allora giocarsi il tutto per tutto
attaccando in forze. Al City alla fine è bastato giocare al calcio per i primi
45’, il Pep avrà preso buona nota. Chiunque sarà l’avversario in semifinale
i Citizens dovranno ritrovare il meglio di sé stessi.
La cronaca del match in retrospettiva. Partenza sparata dell’Atletico, sospinto dai 60mila del Wanda. Simeone saltella al di fuori dell’area
tecnica chiama i suoi alle verticalizzazioni, Renan Lodi esegue, il City
replica con fiondate profonde, il tutto condito da accenni di pressing, da
una parte e dall’altra. Per un po’ si gioca al gatto col topo, senonché non
si capisce ancora chi è il gatto e chi fa il topo. I Colchoneros spingono,
avanti ma con giudizio, perché il dna non si scorda, bello sarebbe cambiar
pelle nel giro di pochi giorni e smentire il velenoso giudizio espresso da
Pep Guardiola sul gioco del Cholo Simeone (“calcio preistorico”), una eco del “calcio anni sessanta”, appiccicato all’Atletico da Arrigo Sacchi.
Dell’atteggiamento aperto delle due squadre si compiace il suiveur del bel
calcio che alberga in chi scrive, anche l’arbitro il tedesco Siebert
contribuisce al modo allo scorrimento veloce dello spettacolo, ignorando
qualche fallo evidente. Al 12’ perdona un’entrataccia a tutta velocità
dell’aitante Feliper sulle spalle di Foden, il giallo era doveroso, invece il
ruvido centrale se la cava con una breve ramanzina, mentre il povero
Foden, colpito alla nuca, resta a terra stordito per tre minuti e rientra con la testa bendata. Il giallo a Felipe arriverà poco dopo, stavolta della sua
irruenza fa le spese De Bruyne.
Gardiola ha spostato Foden lungo l’out mancino e il piccolo bomber se la
vede col mostruoso (in tutti sensi) Savic che lo morde e lo anticipa senza
riguardi. La manovra del City tuttavia ne guadagna, e i ripetuti cambi di
fronte del gioco fanno lievitare la pressione dei Citizens sull’Atletico che
ha abbassato la linea di difesa ed è tornato agli antichi amori: densità in
mezzo al campo, chiusure arcigne sui portatori di palla e rilanci immediati,
preferibilmente sul vispo Renan Lodi che impegna in lunghe rincorse lo scattante Walker, senza peraltro riuscire nella giocata decisiva. Giocata
che per un pelo non riesce alla mezz’ora al City sempre più arrembante.
Delizioso il taglio da destra sul centro da parte di Mahrez, raccolto da
Walker, pallone servito su Foden, sponda morbida per Gundogan che
piomba come un falco e scarica da una decina di metri, centrando il palo
alla destra di Oblak; si perde nella mischia il tap in susseguente del turco-
tedesco. Palla-gol grande come una casa, che segnala la crescita del City,
possesso palla al 67% e presidio tutto sommato tranquillo del match che
l’Atletico afferra saltuariamente.
Cambia tutto nella ripresa. L’incursione di Griezmann (Laporta in corner)
suona la diana della riscossa. Il City si sfarina, arretra, Bernardo Silva e
Rodri sbagliano appoggi elementari a centrocampo, DeBruyne latita (sarà
sostituito al 20’ da Sterling, peraltro mai pervenuto). Non basta la verve di
Gundogan a reggere la baracca inglese, che traballa ma non cade. Prima
palla gol pulita sul mancino di Griezmann, esterno troppo aperto su invito
al bacio di Joao Felix, rapido e sgusciante come una lucertola al sole. In
uno scontro con Lodi, Walker ci rimette la caviglia sinistra. Tocca ad Aké. Simeone rimescola le carte: fuori Griezmann, Renan Lodi e Koke, dentro
Carrasco, Correa e De Paul. L’Atletico assalta a percussione, scampoli di
mischia rugbistica, che costringono il City a rinculare. Va giù in area
Correa su tocco lieve di Cancelo giustamente l’arbitro non batte ciglio.
Il finale è rossiniano. Entra l’anziano Fernandinho (37 anni, a fine stagione
lascerà il City) per lo stremato Silva e si mette a far legna davanti alla
difesa. Simeone risponde spedendo in campo Suarez e Cuhna per Lemar e
Joao Felix. Atletico col 4-2-4, Cunha spara in mischia e Stones con lo stinco corregge la traiettoria del pallone che avrebbe creato seri guai a
Ederson. Il City è alle corde, salvataggi prodigiosi gli consentono di
mantenere invitta la sua porta, il gol svolazza nell’area di rigore inglese,
però non vuol saperne di materializzarsi.
Brutto, bruttissimo il finale. Felipe arrota Foden, l’inglese crolla a terra e
si contorce, Savic gli piomba addosso e lo afferra per costringerlo a
rialzarsi. Scoppia il mischione, volano spintoni, Siebert assiste serafico e
quando la maretta si calma estrae il giallo per il difensore serbo e il rosso
per Felipe, disperato ritenendo di aver subito un’ingiustizia, ma ha torto marcio. Nove i minuti di recupero, qualche giocatore del City fa il furbo e
dopo un contrasto resta a terra, Simeone dà in escandescenze, applaude
il pubblico che lo applaude e alla fine si becca il giallo pure lui. Finalissimo
degno di un dramma shakesperiano i nove minuti diventano dodici e
l’Atletico ha ancora il tempo per terrorizzare il City con una filante
punizione da sinistra di Carrasco che Ederson riesce ad assorbire in uscita
alta e indovinate un po’ chi resta a terra? Il portiere Ederson. Fischio
finale, si abbracciano i giocatori del City, consapevoli di averla scampata bella. Il pubblico del Wanda, magnificamente generoso, resta sugli spalti e
festeggia i suoi ragazzi come se l’Atletico avesse centrato la
qualificazione. Si va a nanna felici per aver assistito ad una vera partita di
calcio, calcio d’altri tempi però. Peccato per lo sfregio finale, la rissa in
campo. Ma si sa, nessuno è perfetto.
:(actionzone)
ATLETICO MADRID-MANCHESTER CITY 0-0
Atletico Madrid (3-5-2): Oblak; Savic, Felipe, Reinildo Mandava; Llorente, Koke (69' De Paul), Kondogbia, Lemar (82' Suarez), Lodi (70' Correa); Joao Felix (82' Cunha), Griezmann (69' Carrasco). All.: Simeone.
Manchester City (4-3-3): Ederson; Walker (74' Ake), Stones, Laporte, Cancelo; De Bruyne (65' Sterling), Rodri, Gundogan; Mahrez, Foden, Bernardo Silva (80' Fernandinho). All.: Guardiola.