AFP/Getty Images
Il Cholismo di Simeone è l'anticalcio, ma la Juventus di Allegri è pure peggio
L’Atletico non è il calcio, ma l’anticalcio. Il cholismo non è una filosofia, ma una patologia ben illustrata dal suo allenatore Diego Pablo Simeone, un invasato che ha protestato per tutta la partita contro arbitro e quarto uomo. Ha provato a stracciarsi letteralmente le vesti quando il tedesco Zwayer è ricorso al Var per trasformare giustamente un rigore inventato in punizione dal limite e per annullare un gol di Morata viziato da fallo. Ha aizzato il pubblico che lo ha accontentato lanciando accendini da dietro la porta di Szczesny, infine ha esultato molto elegantemente raccogliendo le mani intorno ai testicoli e rivolgendosi alla tribuna al momento del gol di Gimenez.
Nella sua squadra, tanto esaltata dagli italianisti più trinariciuti, il gol è previsto solo in tre modi: contropiede, palle inattive, palle sporche. Cioé deviate, spizzate, respinte. Mai un’azione lineare, mai una giocata che abbia a che fare con la manovra. Non è poi così strano che un allenatore del genere piaccia ai bauscia interisti. Lo detestavano da giocatore, lo amano da conducator.
Da ieri lo amano ancora di più. Come amano Godin, nuovo acquisto nerazzurro per la prossima stagione, che ha segnato il secondo gol, quello che quasi certamente condannerà la Juve all’eliminazione precoce, al fallimento conclamato, agli scherni dei nemici e degli avversari: ma come proprio nella stagione in cui avete preso Ronaldo, la Juve vince il solito misero scudetto? Anzi, vince meno degli anni precedenti, visto che quest’anno è stata buttata fuori anche dalla Coppa Italia. E per 3-0 dall’Atalanta.
Non sono troppo pessimista, meno che mai spietato. La storia dice che nei cinque precedenti in cui la Juve in Champions o Coppa dei Campioni ha perso l’andata per 2-0 è sempre stata eliminata. Si dirà: ma anche l’anno scorso, dopo lo 0-3 interno con il Real, la Juve sembrava spacciata. Invece segnò tre gol al Bernabeu e fu cancellata dalla Coppa solo per il rigore provocato da Benatia all’ultimo minuto. Detto che, comunque, anche quella fu un’eliminazione, i miracoli o i mezzi miracoli non si ripetono.
Tanto meno se in panchina c’è uno come Allegri, responsabile di non avere studiato abbastanza le soluzioni da fermo di Simeone e di aver richiamato dentro l’area il dannoso Mandzukic, colpevole con le sue mezze respinte sia nel primo che nel secondo gol.
Nel complesso la Juve è stata penosa. Anzichè condurre il gioco ha aspettato, come sempre. In questo incoraggiando l’Atletico ad alzare il ritmo, il pressing e, di conseguenza la pericolosità.
Ma come pensava di segnare la Juve se nei tre precedenti contro l’Atletico non è mai riuscita a farlo?
Se Pjanic aveva la febbre (e ce l’aveva) perchè metterlo in campo?
E se Alex Sandro è ammonito perchè non sostituirlo con Cancelo?
Ancora: perchè togliere Dybala, uno dei meno peggio, e non Mandzukic?
Mi duole ammetterlo, ma Allegri è come Conte. Vince i campionati, ma in campo internazionale è una mezza frana. Scrivo mezza perché due finali le ha raggiunte, certo non giocando un calcio memorabile, ma ce l’ha fatta. Al contrario del salentino specializzato nel farsi eliminare anche dall’Europa League nella stagione in cui la finale si sarebbe disputata a Torino.
Mi dispiace, ma con Ronaldo o senza Ronaldo, l’Europa è un’altra cosa. Non si può vincere solo con la qualità degli uomini, tanto meno se si chiamano Bentancur, il sopravvalutato, o De Sciglio, il raccomandato.
L’Atletico è come il suo allenatore - cioé quanto di più sgradevole si possa immaginare - però non si può dire che non abbia meritato il successo e, praticamente, la qualificazione. Ha segnato due gol - uno da angolo, l’altro da punizione - tra il 78’ e l’83’ e, andando a ritroso, ha colpito una traversa con Griezmann (53’) e fallito un gol clamoroso con Diego Costa (50’ errore di Chiellini a centrocampo). L’arbitro gli ha tolto un rigore (il fallo di De Sciglio su Diego Costa, ammesso che ci fosse, era fuori area) e il gol di Morata, entrato per Diego Costa, andava annullato subito. La spinta dell’ex juventino a Chiellini è stata clamorosa e legittimamente documentata dal Var.
Simeone ha fatto meglio quel che sa. Difendere e sbraitare ai confini dell’area tecnica. L’allenatore argentino conta su formidabili colpitori di testa e su un portiere (Oblak) che ha deviato magnificamente una punizione di Ronaldo (poteva essere l’1-0) e una conclusione di Bernardeschi (poteva essere l’1-2).
Non ha vinto la tattica (4-4-2 molto muscolare contro 4-3-1-2 molto virtuale) ma la “garra”. Al contrario di quel che ha detto Simeone alla vigilia, la Juve non è una squadra che sa soffrire. E’ stata molle, rinunciataria, sparagnina, pavida.
L’Atletico non ha giocatori più bravi dei bianconeri, ma tutta gente che si sacrifica e non si tira indietro, anche quando c’è da menare e intimidire.
Nella partita di ritorno, quella della sentenza definitiva, mancheranno Diego Costa, Thomas e Alex Sandro. Meglio, se il brasiliano dei bianconeri è quello visto ieri sera.
Per la Juve il massimo non può essere vincere, ma segnare due gol per arrivare ai supplementari.
Poi vada come vada, ma mi immagino non bene.
E se esce dalla Champions, anche Allegri a fine anno dovrà lasciare.