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Il Chelsea e la moda dei maxi-contratti: la strategia dei Blues per beffare il Fair Play Finanziario
Gli enormi investimenti che il Chelsea ha realizzato nella finestra estiva del mercato e in quella appena conclusa sta spaventando l’Europa. Il nuovo patron statunitense Todd Boehly, che ha rilevato il club da Roman Abramovich dopo l’inizio della guerra in Ucraina, ha speso la bellezza di 611 milioni di euro nel giro di pochi mesi. Una cifra monstre, davanti alla quale in tanti si sono posti sola domanda: come possono i Blues non cadere nelle maglie del Fair Play Finanziario?
LA STRATEGIA - Una domanda corretta, e la risposta è da trovare nei lunghi contratti siglati dai londinesi con i nuovi acquisti.Gli esempi lampanti sono Mykhailo Mudryk e l'ultimo arrivato Enzo Fernandez, che hanno messo la firma su un accordo di ben otto anni e mezzo (fino al 2031). Contratti record, impossibili da attuare in Italia (nel Bel Paese il limite è fissato a cinque stagioni), ma non in Premier League, dove non ci sono vincoli in merito. Così facendo il Chelsea riesce a spalmare le spese, decisamente alte, in più stagioni: una mossa che rispetta tutti i paletti del nuovo Fair Play Finanziario che andrà presto a regime. E che prevede un tetto al costo della rosa (comprendente di spese per i cartellini, stipendi, ammortamenti e spese per gli agenti), il quale non dovrà superare il 70% dei ricavi (obiettivo da raggiungere entro la stagione 2025/26). Distribuendo la spesa in più stagioni, di fatto i margini di manovra sul mercato sono più ampi.
PRO E CONTRO - La ‘pratica’ Mudryk è stata attuata dai londinesi anche su altri fronti: Casadei, Chukwuemeka e Cucurella ad esempio, sono stati blindati fino al 2028, mentre Badiashile e Wesley Fofana fino al 2029. Naturalmente si tratta di giocatori giovani e futuribili, potenzialmente anche rivendibili con ricche plusvalenze. Spalmare i costi quindi, è la strategia dei Blues, che devono però monitorare con attenzione il monte ingaggi: il rischio, è quello di ritrovarsi ‘ostaggi’ di calciatori non facili da vendere causa cattive prestazioni e stipendi troppi alti per realtà inferiori a quella dei londinesi. Un ostacolo non da poco, che andrebbe poi ad inficiare anche sulle future campagne acquisti. Solo il tempo dirà se la strategia degli americani è corretta, ma una cosa è certa: il Chelsea non ha intenzione, per ora, di fermarsi sul mercato.