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    Il 'caso' di Bakayoko deve far riflettere: noi non siamo mica come gli americani

    Il 'caso' di Bakayoko deve far riflettere: noi non siamo mica come gli americani

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Il “caso” del quale si è reso inconsapevole e incolpevole protagonista il giocatore del Milan Tiemoué Bakayoko, fermato sulla sua automobile a Milano da agenti della Polizia con le pistole in pugno non ha nulla di clamoroso ma egualmente deve far riflettere. Soprattutto dovrebbe spingere tutti noi a porci una domanda. Se il soggetto in questione, dalla pelle nera, non si fosse chiamato con quel nome e cognome e soprattutto se fosse stato un semplice ragioniere impiegato in banca il finale della micro vicenda sarebbe risultato identico?

    Probabilmente la risposta dovrebbe essere negativa e il malcapitato, per dovere di servizio da parte dei poliziotti i quali stavano facendo il loro lavoro dopo aver ricevuto una segnalazione dalla centrale, non se la sarebbe cavata in cinque minuti e con le scuse dell’agente tifoso che aveva riconosciuto il suo beniamino. Quello del “sospetto” acuito da motivazioni comunque razziste, anche se ha livello inconscio, è un pessimo andazzo che sta prendendo sempre più piede anche nel nostro Paese. Al colore della pelle, insomma, viene attribuita una certa inclinazione a delinquere o, in ogni caso, provocare un’indagine più approfondita a prescindere. Ricordiamoci però che, per nostra fortuna, noi non siamo mica gli americani. Non ancora, almeno.

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