Il calcio si riprende i soldi, Petrucci e Malagò rimangono in mutande
Ma ci sono altri aspetti interessanti, in quell’emendamento che decreta la morte della Fondazione. A partire dal fatto che la quota annua sui diritti televisivi passa dal 4 al 10%. Una percentuale più che raddoppiata, per un ammontare che viene calcolato sui 120 milioni di euro all’anno. Denari che vanno tutti al mondo del calcio, e questa è la seconda novità. A gestirli sarà la Figc, che tratterrà per sé la quota del 10% di quella somma (o 1%, se il riferimento è al 10% calcolato sui diritti), e dovrebbe impiegarla per lo sviluppo dei settori giovanili e del calcio femminile. Per il resto, il 60% andrà alla Serie B, il 20% alla Lega Pro, e il 10% alla Lega Nazionale Dilettanti. Una grande redistribuzione, indubbiamente, con la Lega di B che s’appresta a veder piovere in cassa oltre 70 milioni annui. Ma questa immissione di risorse si ferma all’interno del calcio. E i soggetti maggiormente penalizzati sono la Federbasket (FIP) e il Coni, che si sono visti tagliare la linea di finanziamento.
Dal presidente della FIP, Gianni Petrucci, sono giunte immediatamente delle parole di protesta. Più composta, invece, la reazione del presidente del Comitato Olimpico, Giovanni Malagò, Che ha commentato l’emendamento senza far drammi, e dando l’impressione di essere già al corrente della mossa. La sua recente concordia col presidente del Consiglio, ben esplicitata in occasione della (mancata) candidatura di Roma per le Olimpiadi 2024, non lascia ipotizzare che la manovra sia giunta alle sue spalle.
Ultima annotazione. Questa pioggia di denaro che beneficia le società calcistiche italiane dalla Serie B in giù viene annunciata in prossimità del referendum costituzionale. Ma ovviamente è soltanto una coincidenza.
@pippoevai