Il calcio riapre a pieno diritto: se una birra vale il rischio, figurarsi centinaia di milioni. Ma la scuola non fa Pil...
Il calcio riapre, ne ha diritto, pieno e maturato diritto. Se una birra vale il rischio, figuriamoci se non lo valgono centinaia di milioni. Il calcio riapre, anzi di più: già immagina stadi a porte semichiuse e già stende progetti per far rientrare allo stadio e sugli spalti da metà luglio un bel po' di pubblico tifoso. Tra il 10 e il 25 per cento della capienza, mica poco considerando il magro tasso di riempimento degli stadi italiani già prima che coronavirus fosse.
Il paese tutto, governo, Regioni, Comuni, aziende, negozi, ristoranti, bar, spiagge, chiese, palestre, piscine (uffici un po' meno), gente tutta e/o opinione pubblica, tv e giornali e social hanno deciso e scelto che una birra o un telo da spiaggia valgano il rischio, minimo ma pur sempre rischio. Minimo rischio nella fila al bar o nel gruppo fuori del pub per farsi una birra: ne vale la pena. Minimo rischio nel corrersi abbastanza addosso nei parchi pubblici. Ne vale la pena. Minimo rischio nel riaprire la circolazione tra tutte le Regioni. Ne vale la pena. Minimo rischio nella non di rado grottesca caccia al turista raccontandogli anche che qui o là è il paradiso Covid free (al mondo non c'è). Ne vale la pena. Minimo rischio nel look dominante della mascherina barzotta. Appesa all'orecchio, appoggiata al mento, sollevata sulla fronte, legata all'avambraccio, a coprire solo bocca lasciando libero il naso... Gruppi e sottogruppi di mascherina che c'è, ma anche no. Qui non ne varrebbe la pena, ma fa lo stesso: mascherina barzotta testimonia che abbiamo scelto, deciso, scommesso che è finita.
Ecco, abbiamo scommesso che è finita. Non è detto sia scommessa vinta ma volontà del tutto e ragione non proprio tutta hanno deciso e scelto che valeva la pena di farla questa scommessa. Quindi il calcio ha pieno e maturato diritto a riaprire. Al ritmo e con le ragioni con cui riapre tutto. Non fosse altro che per sopravvivere, come i bar, i ristoranti, gli stabilimenti balneari... Per una sola cosa si è stabilito che non valesse la pena anche di un minimo rischio: un'ora di lezione a scuola. Per una birra sì, per un telo in spiaggia sì, per una ritintura di chioma sì, per un rito religioso sì, per una partita di calcio sì, perfino per una manifestazione di negazionisti no vax e no covid sì, si è scelto e valutato valga la pena del rischio minimo. Per una sola cosa governo e cittadini hanno calibrato non valesse la pena perché a loro giudizio c'era poco o nulla da perdere a tener chiuso (se non il parcheggio bimbi). E questa cosa è stata la scuola. Scuola che nella percezione collettiva non fa Pil, non fa soldi, è quindi più sacrificabile di un bar, un pub, una spiaggia, una funzione religiosa, una partita in tv, una gita, una vacanza, un aperitivo o un apericena in vasta e allegra compagnia o ancora una bella e nutrita festa tra le mura di casa. Scala di priorità chiara, basta parlarsi chiaro, fino in fondo.
Il paese tutto, governo, Regioni, Comuni, aziende, negozi, ristoranti, bar, spiagge, chiese, palestre, piscine (uffici un po' meno), gente tutta e/o opinione pubblica, tv e giornali e social hanno deciso e scelto che una birra o un telo da spiaggia valgano il rischio, minimo ma pur sempre rischio. Minimo rischio nella fila al bar o nel gruppo fuori del pub per farsi una birra: ne vale la pena. Minimo rischio nel corrersi abbastanza addosso nei parchi pubblici. Ne vale la pena. Minimo rischio nel riaprire la circolazione tra tutte le Regioni. Ne vale la pena. Minimo rischio nella non di rado grottesca caccia al turista raccontandogli anche che qui o là è il paradiso Covid free (al mondo non c'è). Ne vale la pena. Minimo rischio nel look dominante della mascherina barzotta. Appesa all'orecchio, appoggiata al mento, sollevata sulla fronte, legata all'avambraccio, a coprire solo bocca lasciando libero il naso... Gruppi e sottogruppi di mascherina che c'è, ma anche no. Qui non ne varrebbe la pena, ma fa lo stesso: mascherina barzotta testimonia che abbiamo scelto, deciso, scommesso che è finita.
Ecco, abbiamo scommesso che è finita. Non è detto sia scommessa vinta ma volontà del tutto e ragione non proprio tutta hanno deciso e scelto che valeva la pena di farla questa scommessa. Quindi il calcio ha pieno e maturato diritto a riaprire. Al ritmo e con le ragioni con cui riapre tutto. Non fosse altro che per sopravvivere, come i bar, i ristoranti, gli stabilimenti balneari... Per una sola cosa si è stabilito che non valesse la pena anche di un minimo rischio: un'ora di lezione a scuola. Per una birra sì, per un telo in spiaggia sì, per una ritintura di chioma sì, per un rito religioso sì, per una partita di calcio sì, perfino per una manifestazione di negazionisti no vax e no covid sì, si è scelto e valutato valga la pena del rischio minimo. Per una sola cosa governo e cittadini hanno calibrato non valesse la pena perché a loro giudizio c'era poco o nulla da perdere a tener chiuso (se non il parcheggio bimbi). E questa cosa è stata la scuola. Scuola che nella percezione collettiva non fa Pil, non fa soldi, è quindi più sacrificabile di un bar, un pub, una spiaggia, una funzione religiosa, una partita in tv, una gita, una vacanza, un aperitivo o un apericena in vasta e allegra compagnia o ancora una bella e nutrita festa tra le mura di casa. Scala di priorità chiara, basta parlarsi chiaro, fino in fondo.