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Il calcio in Arabia è un flop: ora i sauditi vengono in Europa in cerca di investitori e conoscenze
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E' quel che riporta l'edizione odierna de La Repubblica, che sottolinea come il ricco stato mediorientale abbia necessità di mantenere il movimento calcistico locale in vita almeno fino al 2034, anno dei Mondiali per i quali l'Arabia è l'unica candidata.
Il campionato saudita, malgrado gli investimenti massicci, semplicemente non è interessante: l’Al-Hilal ha vinto 34 partite di fila, gli ascolti nel mondo sono vicini allo zero, gli stadi sono mezzi vuoti, gli sponsor scappano e i campioni cominciano a rifiutare i ricchissimi trasferimenti, nel timore di perdere anni di carriere non infinite. Perché ci sia vera competizione, servono proprietà diverse. Magari straniere e competenti.
Ma cosa ci guadagnerebbero, ad esempio, gli italiani a rispondere a quest'appello? "Per il sistema italiano è una grande opportunità, il nostro calcio a Riad è noto per tradizione, storia e talento", dice Federico Venturi Ferriolo, partner di LCA StudioLegale. Vorrebbe dire aprirsi le porte per il progetto faraonico che porterà al Mondiale fra dieci anni, con «gli stadi più belli del mondo», come annunciato dal governo. Agli stranieri, inoltre, i sauditi offrono un regime fiscale di favore: zero tasse sulle persone fisiche, aliquota unica del 20per cento per le società, Iva al 15. E grazie ad accordi bilaterali con molti Paesi (Italia compresa) non è prevista doppia tassazione in patria. Nei prossimi giorni avranno luogo incontri nelle città più importanti d'Europa, Milano compresa.
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