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Il Bayern vincerà la Champions, ecco perché. Ma onore a Tuchel, che ha saputo reinventarsi per salvare il posto
Molti lettori di calciomercato.com mi chiedono e si chiedono come mai io continui ad insistere con i pronostici se assai spesso non li azzecco. Rispondo come fece il grande Gianni Brera a chi gli muoveva la stessa obiezione che viene mossa a me: i pronostici li sbaglia chi li fa. Chi non li fa, preferendo un giornalismo anodino e democristiano, non sbaglia mai, come chi non tira mai in porta.
A proposito di tiri in porta: c’è chi sbaglia i pronostici e chi sbaglia i gol. Lukaku, molto sfortunato in occasione della rete che ha deciso l’Europa League a vantaggio del Siviglia, era stato assai improvvido pochi minuti prima quando ha scagliato sul portiere Bono il tiro della possibile vittoria. Fosse entrato, come doveva, adesso celebreremmo l’Inter come squadra e Conte come stratega. Ma in Italia e nel mondo la vittoria si prende tutto anche al di là del merito.
Vediamo se questa sera, nella finale di Champions League tra Paris Saint Germain e Bayern Monaco, l’una (la vittoria) coinciderà con l’altro (il merito).
Per me - lo dico subito - vince il Bayern per la semplice ragione che, da quando si è ripreso a giocare, è stato più in tutto più convincente dei campioni di Francia. Tuttavia, come ho avuto modo di spiegare nella premessa, una finale sfugge a molte valutazioni.
Dal punto di vista emotivo o sentimentale devo ammettere che non mi dispiacerebbe un successo del Paris Saint Germain, alla sua prima finale nella massima competizione, e con un po’ di Italia in campo (Verratti, se recupera,Thiago Silva che ha giocato nel Milan, Marquinhos e Paredes che l’hanno fatto nella Roma) e in tribuna (il direttore sportivo Leonardo, ex Milan e Inter). Tuchel, poi, è un allenatore che, nonostante i successi, vive sul filo e, dunque, che riscuote la mia simpatia. Se non avesse conquistato la finale sarebbe stato già esonerato. Ma i meglio informati dicono che solo la vittoria può metterlo al riparo da pessime sorprese. Certo, il tecnico tedesco non è più quello dell’inizio. Se non propriamente un eversore, sarebbe dovuto essere un innovatore, mentre alla fine è diventato il buon gestore di un gruppo di ottimi giocatori con un paio di fuoriclasse. Anche per questa ragione il Psg è meno squadra del Bayern. Lo si vede spesso dal pressing che, quando c’è, è disordinato.
Il Bayern, al contrario, è una squadra organizzata che proprio sul pressing fonda la riconquista della palla. Flick, l’allenatore subentrato a Kovac, ha ribadito l’irrinunciabilità al pressing e Muller ha spiegato bene che un avversario come il Paris diventa pericoloso se lo si lascia pensare. Per questo mi aspetto una partita dai ritmi alti e, più in generale, una finale con molti gol. Non serve elencare quelli che possono segnare (Neymar e Mbappé da una parte, Lewandowski, Gnabry e Muller dall’altra), ma constatare che le due contendenti sono squadre votate all’offensiva a partire dai sistemi di gioco: 4-3-3 per i francesi, 4-2-3-1 per i tedeschi. Questo non significa che concedano gol o occasioni all’avversario. Anzi, possiedono un invidiabile equilibrio tra le due fasi di gioco.
Non c’è dubbio, infine, che all’ultimo atto della Champions arrivino due squadre che lo hanno ampiamente meritato. Non solo sono le vincenti nei rispettivi campionati, ma hanno conquistato anche la coppa nazionale (nel caso del Paris anche la coppa di lega). Chi trionfa stasera realizza il triplete che, per quanto virtuale, è un ulteriore attestato al merito.
Arbitrerà Orsato. Un modo per dire che l’Italia degli arbitri non è così male come spesso la dipingiamo. Il problema è che gli Orsato passano, mentre i mediocri crescono.
A proposito di tiri in porta: c’è chi sbaglia i pronostici e chi sbaglia i gol. Lukaku, molto sfortunato in occasione della rete che ha deciso l’Europa League a vantaggio del Siviglia, era stato assai improvvido pochi minuti prima quando ha scagliato sul portiere Bono il tiro della possibile vittoria. Fosse entrato, come doveva, adesso celebreremmo l’Inter come squadra e Conte come stratega. Ma in Italia e nel mondo la vittoria si prende tutto anche al di là del merito.
Vediamo se questa sera, nella finale di Champions League tra Paris Saint Germain e Bayern Monaco, l’una (la vittoria) coinciderà con l’altro (il merito).
Per me - lo dico subito - vince il Bayern per la semplice ragione che, da quando si è ripreso a giocare, è stato più in tutto più convincente dei campioni di Francia. Tuttavia, come ho avuto modo di spiegare nella premessa, una finale sfugge a molte valutazioni.
Dal punto di vista emotivo o sentimentale devo ammettere che non mi dispiacerebbe un successo del Paris Saint Germain, alla sua prima finale nella massima competizione, e con un po’ di Italia in campo (Verratti, se recupera,Thiago Silva che ha giocato nel Milan, Marquinhos e Paredes che l’hanno fatto nella Roma) e in tribuna (il direttore sportivo Leonardo, ex Milan e Inter). Tuchel, poi, è un allenatore che, nonostante i successi, vive sul filo e, dunque, che riscuote la mia simpatia. Se non avesse conquistato la finale sarebbe stato già esonerato. Ma i meglio informati dicono che solo la vittoria può metterlo al riparo da pessime sorprese. Certo, il tecnico tedesco non è più quello dell’inizio. Se non propriamente un eversore, sarebbe dovuto essere un innovatore, mentre alla fine è diventato il buon gestore di un gruppo di ottimi giocatori con un paio di fuoriclasse. Anche per questa ragione il Psg è meno squadra del Bayern. Lo si vede spesso dal pressing che, quando c’è, è disordinato.
Il Bayern, al contrario, è una squadra organizzata che proprio sul pressing fonda la riconquista della palla. Flick, l’allenatore subentrato a Kovac, ha ribadito l’irrinunciabilità al pressing e Muller ha spiegato bene che un avversario come il Paris diventa pericoloso se lo si lascia pensare. Per questo mi aspetto una partita dai ritmi alti e, più in generale, una finale con molti gol. Non serve elencare quelli che possono segnare (Neymar e Mbappé da una parte, Lewandowski, Gnabry e Muller dall’altra), ma constatare che le due contendenti sono squadre votate all’offensiva a partire dai sistemi di gioco: 4-3-3 per i francesi, 4-2-3-1 per i tedeschi. Questo non significa che concedano gol o occasioni all’avversario. Anzi, possiedono un invidiabile equilibrio tra le due fasi di gioco.
Non c’è dubbio, infine, che all’ultimo atto della Champions arrivino due squadre che lo hanno ampiamente meritato. Non solo sono le vincenti nei rispettivi campionati, ma hanno conquistato anche la coppa nazionale (nel caso del Paris anche la coppa di lega). Chi trionfa stasera realizza il triplete che, per quanto virtuale, è un ulteriore attestato al merito.
Arbitrerà Orsato. Un modo per dire che l’Italia degli arbitri non è così male come spesso la dipingiamo. Il problema è che gli Orsato passano, mentre i mediocri crescono.