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    Il Barcellona vince con Messi e il Var, ma non fa paura: Napoli, puoi sorridere

    Il Barcellona vince con Messi e il Var, ma non fa paura: Napoli, puoi sorridere

    • Francesco Marolda
      Francesco Marolda
    Non piace, non diverte, soffre, a volte rischia pure, il Barcellona, ma alla fine vince. Batte la generosa Real Sociedad a dieci minuti dalla fine e per la classifica non conta che quel gol da tre punti sia arrivato su un calcio da rigore molto dubbio, che Messi trasforma in oro puro. Per una notte, almeno per una notte, dunque, il primo posto della Liga torna in Catalogna, anche se dal match non arrivano grandissime certezze e sicurezze su questo Barcellona non certo irresistibile. Cosa che farà piacere al Real Madrid e anche al Napoli, che ha il diritto di sperare per la Champions. 

    E allora forse non è un caso che ci sia una certa attesa, al Camp Nou. Come se ci fosse qualcosa da capire. E in effetti c’è. C’è da capire e da vedere la reazione del Barça alla batosta rimediata nel Clasico che una settimana fa gli costò pure lo scettro della Liga. Ma si sa, Messi e soci non sono giovanotti che in campo fanno pesare troppo i sentimenti, compresi quelli di rivalsa, di riscatto. Il Barça è fatto così: va in campo, tratteggia le sue geometrie, aspetta e poi colpisce. E’ come una trappola che lascia avvicinare l’avversario e poi fa scattare la chiusura. Almeno, così è il Barcellona degli ultimi tempi, neppure parente alla lontana di quello dei tempi di don Pep, per capirci. Per giunta, continua a non farsi mancare proprio niente in quanto a scandali e polemiche e anche a dissidi e malumori. L’ultimo. quello tra il secondo di Setien, Eder Sarabia, e almeno mezza squadra. Insomma, non è un Barcellona che si danna, quello che incrocia il Real Sociedad e che  per mettere ansia ai baschi s’affida stavolta a un tridente vero, là davanti, con Braithwaite (al posto di Vidal), passato nel giro di due settimane da centravanti del Leganes che rischia la Segunda divisione a prima punta tra Griezmann e Messi. E a  dire il vero, il danese (preso per 18 milioni per sostituire almeno nella Liga Dembélé, non è infatti nella lista Champions) ha il fuoco dentro. E’ lui, infatti, in avvio, il più lesto, il più vivo, il più generoso. 

    La Real di San Sebastian, invece, fa il suo gioco. Quello che ne ha fatto quest’anno una delle squadre più interessanti e apprezzate della Liga, come confermano la conquista della finale della Copa del Rey e la legittima aspirazione di entrare tra le prime quattro per volare in Champions. Non è squadra che ha un gran gioco di difesa, la Real - o Reala, come lo chiamano i tifosi baschi - e allora solito e ormai consolidato atteggiamento: linee alte sino a quando si può, recupero e pallone immediatamente lungo per chi attacca o per chi trova spazi sui due lati. E il Barcellona pacato e sornione deve stare attento. Attento soprattutto ai tagli di Barrenetxea - che s’intende assai bene con Odegaard - e alla velocità di Portu, rimesso in campo per quest’occasione al posto dell’ex Manchester United Januzaj. Fa benino quello che deve fare la Real Sociedad, ma negli ultimi venti metri un po’ si perde. Tant’è che ter Stegen in assenza di cose serie se li crea da solo un paio di problemini. Roba legata ad un palleggio eccessivo in area di rigore e qualche molle sortita al di là dei sedici metri. Ma in verità è tutto il primo tempo che non stimola emozioni. Tant’è che l’unica, vera occasione è quella che spreca Messi quando (40’) conclude fuori col suo sinistro d’oro un bel suggerimento proprio di Braithwaite. Deludente, insomma, questo primo merà match. E la morale è che se il Barcellona non vuole veder scappare il Real Madrid (che giocherà domani, domenica, in casa del Betis) dovrà darsi un po’ una mossa. E infatti se la dà. Nel senso che alza un poco il ritmo delle sue giocate, con l’aggiunta di un Messi non più defilato, ma al centro dell’attacco. E le cose vanno meglio. C’è più presenza del Barça, adesso, nell’area del Real. E c’è Messi che - ora sì guardato a vista - tocca pericolosamente palloni davanti a Remiro, mentre si fanno vedere al tiro pure Rakitic (65’) col portiere basco che si salva e Piqué di testa, ma con poca forza nella deviazione. Ma è un’altra partita, adesso. Sì, Alguacil, l’allenatore basco, tira via Barrenetxea e mette in campo il giovane - e bravo - Oyarzabal alto a sinistra per portare la sua squadra un po’ più avanti, ma ormai il Barça è in pressione costante  e sono rare, le ripartenze del Real, che quando riparte trova spazio soprattutto sul lato che Jordi Alba non difende sempre al meglio, oppure con Isak che si fa vedere, finalmente, ma che come gli capita spesso, fa fatica a prendere le misure giuste della porta. Così come fa anche Monreal sprecando una grandissima occasione. 

    E allora si sveglia anche Setien. Fuori Rakitc e dentro Vidal, ma la scossa alla partita la dà Juan Martinez Munuera, l’arbitro del match. Il quale, si fa convincere dal Var che (80’) il tocco di braccio di Le Normand (coperto da Lenglet ) è da calcio di rigore. E se il pallone finisce sul dischetto e se a tirare è Messi, beh, c’è poco da fare: palla in rete e Barcellona avanti. A dieci minuti dalla fine è un bel regalo quel rigore che, annullato al 96’ un secondo gol a Jordi Alba, si porta e si porterà dietro dubbi, polemiche e, da parte del Barcellona, anche tanti ringraziamenti.

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