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    Il Barcellona ha debiti per 331 milioni, ma ha pagato Neymar come Bale

    Il Barcellona ha debiti per 331 milioni, ma ha pagato Neymar come Bale

    Indovinello: chi ha detto la seguente frase? «I quasi cento milioni per Bale sono una mancanza di rispetto nei confronti del mondo intero». Nientemeno che Gerardo Martino, tecnico del Barcellona, a cui, evidentemente, i 57 milioni spesi per Neymar sembravano un atto di carità cristiana. 57 milioni vi sembrano pochi? In effetti sono molti di più: il quotidiano spagnolo El Mundo, in base ad alcuni documenti visionati presso l'Audiencia Nacional, la massima autorità giudiziaria spagnola, ha scoperto che il brasiliano è costato 95 milioni, 38 in più di quanto dichiarato dal presidente blaugrana Sandro Rosell. Più di qualsiasi altro giocatore nella storia, più dei madridisti Ronaldo (un milione in più) e lo stesso Bale (quattro in più). Una carità commovente. D'altronde, come recitava il detto? Il bene si fa, ma non si dice.

    Pensate che, dei 57 milioni dichiarati, solo 10,5 sono stati versati al Santos, vecchia squadra del calciatore, mentre altri 6,5 sono andati al fondo Dis, proprietario del 40% del cartellino, per giunta ad un passo dal fallimento. I restanti 40 milioni li ha intascati la Neymar&Neymar, società gestita dal giocatore brasiliano insieme al padre. E poi ci sono i 38 milioni passati sotto silenzio, smascherati da sette documenti stilati tra novembre 2011 e settembre 2013.

    Accordi stilati ben prima del trasferimento effettivo del calciatore in Catalogna. 11 milioni sono stati versati per «commissioni» varie: 3 milioni alla famiglia, 2 al padre di Neymar per cercare nuove promesse nel Santos, 4 per ottenere contratti pubblicitari con imprese brasiliane, 2,5 al giocatore per aiutare i bambini delle favelas di San Paolo.

    Attenzione: per tutte queste commissioni non c'è «obbligo di contro-prestazione», cioè il «lavoro» richiesto viene pagato anche se non dovesse essere svolto. Completano il qua-dro 9 milioni per due partite amichevoli, 7,9 per un accordo preliminare con tre giocatori del Santos, 10 come bonus per il calciatore alla firma del contratto. Che, poverino, già non se la passava male: 54 milioni come minimo per 5 anni, se si raggiungono i bonus si arriva a 14 milioni stagionali.

    Di questi 54 milioni, il 5% finisce, tanto per cambiare, al padre del calciatore. Un quadro oscuro ai confini della legalità: ce n'è abbastanza per una grossa denuncia per appropriazione indebita e distrazione di fondi nei confronti di Rosell. Il caso era già emerso a dicembre, quando Jordi Cases, uno dei circa 170000 soci del Barcellona (che si poggia su un azionariato popolare), aveva denunciato l'appropriazione indebita di 40 milioni da parte del presidente catalano, facendo scattare l'inchiesta della Procura anticorruzione.

    Insomma, si spende e si spande, si nasconde parte di quanto si è speso, e poi si fa la morale agli altri. Un capolavoro di coerenza. Senza dimenticare che il Barcellona ha debiti per 331 milioni, tanto che problema c'è? Ci pensano le banche a iniettare di denaro fresco le casse piangenti dei grossi club spagnoli, le stesse banche che vengono salvate dai fondi dell'Unione Europea. Cioè di tutti noi cittadini. E chi era la banca che più di tutte finanziava l'indebitatissimo calcio spagnolo (sotto di cinque miliardi di euro)?

    Bankia, salvata dal fallimento dall'Unione Europea grazie a 22 miliardi puliti puliti. Soldi che, informano dalla Commissione Europea, non torneranno indietro. Mica scemi. Per ora, il Barcellona, tramite un suo portavoce, ha smentito la notizia. Ancelotti, a precisa domanda, ha glissato: «Faccio l'allenatore, non il contabile». Buon per lui che non si sia lanciato in filippiche moralistiche. Meglio mancare di rispetto, che perdere la faccia di fronte al mondo intero.

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