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    Garra e gioco verticale, Tudor sulle orme di Simeone

    Garra e gioco verticale, Tudor sulle orme di Simeone

    • Nicolò Vallone
    Chiamato nuovamente sulla panchina dell'Udinese per portare alla salvezza una squadra giovane e vittima delle proprie velleità, Igor Tudor in sole 3 partite sembra aver cambiato volto alla formazione friulana con un ben assortito mix tattico e mentale, che ha fruttato due vittorie e un pareggio. Un mutamento di pelle che, per le caratteristiche messe in mostra, non pare un contingente e quasi stereotipato impatto temporaneo di una nuova guida tecnica, ma delinea un ben preciso identikit: quello di un allenatore pragmatico ma non banale, forte caratterialmente e capace di tirare il massimo dal materiale umano a disposizione, con una forte propensione alla compattezza difensiva e a una devastante verticalità offensiva. Una descrizione già sentita e letta innumerevoli volte negli ultimi anni, etichettata a nomi pesanti che oggi figurano in cima al gradimento popolare e alle classifiche mondiali degli stipendi. Una descrizione che ricorda nemmeno troppo vagamente un big assoluto della panchina come il Cholo Simeone. Paragone troppo azzardato? Ad oggi sì. Prima di bollare questo accostamento come eccessivo o addirittura ridicolo, però, proviamo però a concentrarci su cosa è emerso in queste prime due settimane del croato a Udine.

    COMUNICAZIONE - In conferenza stampa Tudor si presenta fermo e deciso, ma senza proclami iperbolici. Ama sottolineare la compattezza del gruppo e l'importanza di alzare l'asticella e proporre sempre qualcosa di nuovo, senza disdegnare gli elogi ai singoli quando se lo meritano. Con calcolate concessioni alla spavalderia, come in occasione del pareggio col Milan al Meazza: prima della partita "Non andiamo a San Siro in gita" e dopo il match "San Siro mi ha sempre portato bene". Durante la sua presentazione ha spiegato la sua strategia in campo: partire dai difensori, rischiare poco, essere aggressivi e determinati. Asciutto, pratico, ma incisivo.

    TATTICA MULTIFORME - La comunicazione è il primo passo. Poi però c'è il campo. Nel gioco di Igor Tudor non ci sono dogmi schematici. Nella prima gara, contro il Genoa, ha schierato un 4-3-3 con Okaka centravanti e De Paul e Pussetto larghi. Contro il Milan è passato a un più coperto 3-5-2, con De Paul chiamato a un ruolo più tattico come mezzala e il tandem offensivo Pussetto-Lasagna. Schieramento confermato contro l'Empoli, con Okaka dal primo minuto per avere fin da subito più sfondamento. Una multiformità che si adatta all'avversario ed esalta le doti dei propri giocatori.

    GIOCO VERTICALE - A prescindere dal modulo, l'approccio è sempre quello: poca ricerca del possesso palla, o meglio una ricerca di quel possesso utile per poter penetrare le maglie avversarie. Baricentro basso e squadra corta, coi terzini bloccati e pronti a partire solo quando si aprono le corsie. Il mantra, col pallone tra i piedi, è la ricerca verticale degli uomini offensivi con meno passaggi e la maggior precisione possibile. Ed ecco il gol già in apertura contro il Genoa: recupero palla di Pussetto, lancio in profondità per Okaka, che fa subito da sponda per De Paul, controllo del numero 10 e filtrante a premiare l'inserimento da centometrista di Fofana, che di prima appoggia l'assist proprio per Okaka. Il bis è servito contro il Milan: da una parata di Musso su un corner rossonero, Okaka s'impossessa del pallone e inizia a risalire il campo, serve lungo Fofana, ancora lui, che mette una palla perfetta in area per la finalizzazione vincente di Lasagna. Eccoci infine alla gara contro l'Empoli. Okaka addomestica palla nella propria metà campo e va via di forza a Veseli, cavalca fino alla trequarti poi serve De Paul, lasciato liberissimo di calciare a rete dall'affannosa transizione difensiva empolese. E a 20 minuti dalla fine, un ennesimo contropiede velocissimo in 3 contro 4 che si conclude con il clamoroso palo da 3 metri di Fofana.

    FIDUCIA - Per applicare con la massima efficacia le strategie di gioco, occorre che ci sia sicurezza nell'eseguire movimenti e giocate. In queste 3 partite Tudor sembra aver rivitalizzato Fofana (che di recente ha dichiarato "con Tudor proviamo tanti schemi e portiamo tanti giocatori in avanti") e De Paul non aveva ancora realizzato una doppietta. Emblematico poi quanto accaduto a Mandragora: dei 3 gol segnati dal centrocampista napoletano in questo campionato, 2 li ha realizzati in queste 3 gare col tecnico croato. Due grandi conclusioni mancine dalla distanza, contro Genoa ed Empoli: un colpo che fa parte del suo repertorio, ma che è riuscito a tirar fuori solo adesso. Coincidenza?

    IL MISTER COME IL GIOCATORE - Appare evidente come Igor Tudor stia trasponendo nella sua attività da allenatore il DNA che lo contraddistingueva da calciatore. Estremamente grintoso, a un punto tale che nel presentarlo alla stampa Daniele Pradè (direttore Area Tecnica dell'Udinese) ha affermato "Tudor era uno dei calciatori che detestavo di più". Ma al contempo duttile e capace di maneggiare il pallone quando serviva: a metà tra difensore e mediano, rude distruttore di gioco e pulito metronomo. Con quel tocco di capacità realizzativa a completare il tutto. Spesso di testa, ma anche di piede. Anche in momenti decisivi. Come quell'indimenticabile volée dal limite dell'area contro il Deportivo La Coruña in Champions League, all'ultimo respiro, che permise alla Juventus di proseguire il cammino fino alla finale di Manchester (poi persa contro il Milan). Contro il Deportivo la colpì col sinistro. E lui era destro. Serve aggiungere altro?

    COME IL CHOLO? - Tornando al punto iniziale del discorso, Igor Tudor presenta molti tratti caratteristici della 'scuola cholista', dall'incisività nella comunicazione al massimo sfruttamento delle potenzialità della rosa, passando per la ricerca spasmodica della verticalità. Se quello con Simeone rimarrà un semplice paragone potenziale o si tradurrà in un'effettiva carriera ad altissimi livelli, ce lo dirà il tempo. E il tempo c'è tutto: settimana prossima Tudor compirà 41 anni. Un compleanno da festeggiare provando il doppio colpaccio nella capitale: sabato contro la Roma, mercoledì 17 contro la Lazio.

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