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Icardi dal Barça alla Samp:| 'Ferrara, tienimi in campo'
L'argentino cresciuto in blaugrana ha segnato la prima rete in A.
Mauro Icardi, dal Barça al gol e l'appello a Ferrara: "Tienimi in campo".
Lui il bagno di folla lo aveva già fatto, come fosse un allenamento. Maurito Icardi aveva trascorso la settimana in maniera particolare: mentre tutti i compagni potevano parcheggiare l'auto all'interno del «Mugnaini», lui per tornare a casa, ogni volta, doveva passare attraverso i tifosi. Ogni giorno, infatti, andava a prenderlo a Bogliasco la fidanzatina spagnola, che risaliva la collina con la Seat rossa e lo attendeva fuori del centro sportivo. Ogni volta pacche sulle spalle, incoraggiamenti, persino previsioni: «Vedrai — gli gridavano i sostenitori blucerchiati — che segni».
Detto fatto Maurito Icardi, che ha debuttato da titolare, ha fatto secco Frey con un gol speciale, il primo in serie A, forse il meno importante del derby, anche se ha chiuso definitivamente i conti, ma sicuramente quello più esaltante, visto che regalava a tutta la parte blucerchiata una doppia certezza: il derby era vinto e la striscia di sconfitte, arrivata a 7 come mai era accaduto nella storia, era interrotta. Ha fatto centro su assist di Tissone, argentino come lui, compagno pure di qualche serata di svago, magari al bowling, insieme pure a Juan Antonio ed Estigarribia, ma il gioco con i birilli proprio non fa per lui. Meglio, molto meglio il calcio. I suoi scatti, i suoi gol.
Isolato Doveva essere la sua serata più difficile, isolato in attacco, a sostituire Maxi Lopez, Pozzi e persino Eder, tutti gli attaccanti infortunati. Lui ha solo 19 anni, ma ha personalità da vendere. Non per nulla è cresciuto in un vivaio incredibile come quello del Barcellona. Dalla Catalogna lo ha portato a Genova Riccardo Pecini, ex capo degli osservatori blucerchiati ora al Monaco, all'inizio della stagione più brutta della Sampdoria, quella della retrocessione. Evidentemente non tutto quell'anno era sbagliato. Lui è cresciuto con calma, attendendo il suo momento. In campo non si è risparmiato, ha dato vita all'azione che ha provocato l'autogol di Bovo, poi ha chiuso il conto. Prima però ha dovuto convincere Ferrara a lasciarlo in campo, sfinito, contuso. «No — faceva segno al tecnico — non togliermi, ce la faccio». Eccome se ce l'ha fatta. E pensare che lo stesso Ferrara ha ammesso che la sostituzione era stata rimandata soltanto per lasciar finire un'azione derivante da rimessa laterale. Voleva fare trascorrere un po' il tempo, invece è arrivata la prodezza più bella. «Ho corso tutta la partita — ha gridato felice al termine della sfida —, ora davvero non ce la faccio più, ma era quello che tutti i tifosi sampdoriani si aspettavano. Loro sono fantastici, ci stanno vicini sempre, qualsiasi sia il risultato, in ogni momento. Non so davvero cosa dire. È stato davvero bello, ho fatto un gol, ne ho sbagliato uno, ho collaborato al secondo. Vi garantisco che per me è come essere al centro di un bel sogno. Lo dedico alla famiglia, a tutte le persone che mi sono vicine e mi appoggiano sempre. Ora dobbiamo continuare a vincere per arrivare più in alto possibile. Questo successo ci farà andare avanti con il morale alto».