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    Icardi: 'Champions a portata di mano. Con de Boer clima insopportabile, Pioli ci ha cambiato la testa'. E su Jovetic...

    Icardi: 'Champions a portata di mano. Con de Boer clima insopportabile, Pioli ci ha cambiato la testa'. E su Jovetic...

    L'attaccante e capitano dell'Inter Mauro Icardi ha concesso un'intervista alla Gazzetta dello Sport dalla sede del mini-ritiro invernale a Marbella. Tanti i temi toccati dal bomber argentino, su tutti la rincorsa ad un posto nella prossima Champions League.

    Icardi, la rimonta per arrivare in Champions è davvero possibile?

    "Sì, non lo dice solo l’ambizione di questa società. Ma lo dice anche l’andamento di dicembre. Abbiamo vinto tre partite di fila e trovato l’equilibrio".

    Quale avversaria la preoccupa di più tra Roma, Napoli, Milan, Fiorentina e Atalanta?

    "Nessuna. Nutro un sincero rispetto per tutte le squadre rivali, ma dobbiamo pensare solo a noi stessi. Dipende solo da noi il futuro, saremo gli artefici del nostro destino. E poi a maggio ne riparleremo".

    Cinque punti non sono poi così tanti…

    "È proprio da quello che dobbiamo ripartire. Il terzo posto è lì, alla portata, e sarebbe un imperdonabile errore farselo sfuggire".

    Cosa avete assorbito del pessimo girone di ritorno dello scorso campionato?

    "Dobbiamo esser consapevoli di quello che abbiamo fatto l’anno scorso. Dopo aver fatto un ottimo girone di andata, abbiamo perso la concentrazione e il ritmo buttando via tutto già a gennaio. Questo ci deve servire per capire che serve allenarsi e giocare con la stessa mentalità degli ultimi tempi per non cascare nuovamente in quegli errori".

    Con Pioli su cosa state lavorando?

    "Soprattutto sulla testa, sulla concentrazione. Anche perché tutto parte dalla testa. E non possono reggere attenuanti fisiche in questo periodo, siamo solo a gennaio, manca ancora metà stagione".

    A proposito di Pioli, cosa è cambiato con il suo arrivo?

    "Ha cambiato la mentalità dell’Inter, ha ridato fiducia a tutti, anche a coloro che giocavano poco con De Boer e che nonostante la svolta in panchina continuano a giocare meno".

    Era necessario dare un segnale insomma...

    "La situazione con De Boer era diventata insopportabile. I giocatori meno utilizzati erano davvero scontenti e non partecipavano con molta voglia nemmeno alle esultanze, ai momenti di gioia del gruppo. Adesso con Pioli l’aria è cambiata, anche chi gioca poco si sente coinvolto nel progetto e ha piacere di far parte di questo gruppo".

    Eppure anche con Pioli siete rimasti in 29, solo adesso qualcuno lascerà la squadra come Melo, Jovetic...

    "La testa comanda il corpo. L’allenatore ha trovato le corde giuste per tenere tutti coinvolti anche se ogni weekend ci sono 18 scontenti. Ora toccherà a lui e alla società scegliere come muoversi sul mercato in uscita. Ma quel che conta è che adesso ci sentiamo davvero tutti sulla stessa barca e tutti sono disponibili per lottare per la causa dell’Inter".

    Gennaio sembra giocare a vostro favore: Udinese, Chievo, Palermo e Pescara. Può essere un vantaggio per la corsa alla Champions?

    "Non dobbiamo pensarla così, commetteremmo lo stesso errore dell’andata. Mi ricordo, si leggeva il calendario e si pensava di vincerle tutte sulla carta. Poi abbiamo perso punti. La Serie A non ti perdona…".

    Si spieghi, in che senso?

    "Quando dai fiducia all’avversario, è dura poi ribaltare la partita. Qualsiasi sia l’avversario. E noi abbiamo commesso questo errore troppe volte. Per questo dobbiamo pensare a una gara alla volta".

    Ha percepito la grandezza del progetto di Suning?

    "Sì, chiaramente. Ed è emozionante sentirsi così coinvolto. L’obiettivo della proprietà è quella di tornare in Champions, il torneo che compete all’Inter e che ti offre la miglior visibilità mondiale. D’altronde è la storia nerazzurra che lo dice. Con Moratti è stato così, con il presidente Thohir c’era l’intenzione e adesso con la famiglia Zhang arriverà un ulteriore rilancio. Il progetto di riportare il club ai vertici si basa sulla grande passione e sulla grande voglia di Suning".

    È pronto ad accogliere nuovi campioni?

    "Ogni acquisto è sempre ben accetto nella famiglia interista. La proprietà intende portare a Milano giocatori fantastici che aiuteranno tutti a scalare le posizioni della classifica e ad andare avanti in Europa. Però noi calciatori dobbiamo restare concentrati, pensare al campo, tenere il gruppo unito per portare la squadra al terzo posto quest’anno. Così aiuteremo Suning nell’ambizioso progetto di riportare l’Inter in cima all’Italia prima e all’Europa poi".

    Gabigol ha segnato un gol decisivo, seppure in amichevole: come procede l’inserimento?

    "È normale che la gente si attendesse di più da lui, si era creata un’immensa aspettativa quando è arrivato in estate. Però il calcio italiano non guarda tanto i giovani, chiede subito risposte. Invece lui ha bisogno di tempo per lavorare e lo sta facendo molto bene ogni giorno".

    Lei ha 23 anni ma non sembra averci impiegato molto ad ambientarsi...

    "Ma per me è diverso. Io sono cresciuto calcisticamente in Italia, la mia carriera l’ho costruita qui. Per Gabriel invece è diverso, è tutto diverso. La differenza tra me e lui sta in questo".

    Ancora più giovane è Pinamonti, classe 1999: rivede un piccolo Icardi in lui?

    "Vedo un ragazzo umile, che parla poco, che si applica e che ascolta. Tutte qualità quando hai quell’età. Quando ha giocato contro lo Sparta Praga in Europa League gli ho consigliato di non strafare, di giocare come se fosse in Primavera, altrimenti sarebbe stato peggio. E ha fatto un assist per il primo gol di Eder".

    Possiamo immaginare una coppia Icardi-Pinamonti?

    "Sarebbe bello giocare insieme in futuro! È più maturo della sua età e tra qualche tempo forse lo avremo in squadra con noi con più continuità".

    Lei si sente più maturo dei 23 anni che porta?

    "Me lo dicono i compagni e sono d’accordo. Mi dicono che dimostro 30 anni di testa. Aver lasciato la mia casa a 13 anni per trasferirmi a Barcellona ha accelerato il processo che continua ancora oggi. Mi sento maturo non solo in campo, ma anche in tutti gli aspetti della vita quotidiana".

    Come si immagina tra dieci anni? Magari con un po’ di scudetti e una Champions sul comodino?

    "Me lo auguro davvero di poter alzare tanti trofei con la maglia dell’Inter. Mi auguro anche di poterlo fare in meno di dieci anni. Quando ho deciso di venire all’Inter l’ho fatto perché sono interista e perché volevo vincere tanto con questa maglia. Quindi sì, mi vedo con qualche scudetto e almeno una Champions".

    Pare strano, ma l’Argentina non la convoca: rimpiange di aver rifiutato la Nazionale?

    "Se sono diventato questa persona e questo calciatore, lo devo all’Italia. Ma il mio sogno è quello di vestire la maglia dell’Argentina, per questo non sono pentito di aver rifiutato l’Italia. Il mio obiettivo è continuare a giocare bene e segnare per far cambiare idea al c.t. argentino. Detto questo sono consapevole di essere ancora giovane e che l’Albiceleste poggia sui più forti attaccanti del mondo. Vivo la situazione con grande tranquillità".

    Sembra che la proprietà dell’Inter voglia dare un’impronta più italiana alla squadra: cosa ne pensa?

    "Credo che la nazionalità dei giocatori sia poco importante. Quel che conta è che abbiano cuore, anima e piedi buoni. L’importante è vincere. Storicamente l’Inter è caratterizzata dal fatto di avere giocatori stranieri. Ecco perché questa ipotetica svolta sembra una notizia".

    Si può puntare allo scudetto l’anno prossimo?

    "Si lavora per questo, per accorciare la distanza dalla Juve che ha vinto gli ultimi 5 campionati. L’obiettivo della società e della squadra è quello".

    Conosce Gagliardini?

    "Non di persona, l’ho visto giocare. Se dovesse arrivare, sarà il benvenuto, lo accoglieremo davvero volentieri. Sarebbe un altro fratello nerazzurro".

    Recentemente il procuratore di Jovetic ha espresso un certo disappunto sui rapporti tra Stevan e lei, sostenendo che le formazioni non le faceva l’allenatore ma il capitano.

    "Non si può pensare che un giocatore scelga chi far giocare, è una cosa che non esiste. Io non ho mai fatto la formazione. Altrimenti l’allenatore a cosa serve?".

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