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    Ibrahimovic: 'Ho detto no al Milan'

    Ibrahimovic: 'Ho detto no al Milan'

    L'ennesimo premio della sua carriera: ieri sera Zlatan Ibrahimovic ha vinto il suo decimo Guldbollen, il pallone d’oro svedese. Per l'attaccante del PSG è il nono di fila. E intervenuto a margine del premio ai microfoni di Gazzetta dello Sport, Ibrahimovic si è lasciato andare fra aneddoti e ricordi: "Ricordo quando vinsi la prima volta. Fu un grande momento, ma non ero contento: volevo vincere ancora. Contro la Danimarca saranno due partite difficili. Penso all’ultimo match di Champions del Psg contro il Real Madrid. Abbiamo giocato molto bene ma commesso un errore e preso un gol. E abbiamo perso. Con la Danimarca saranno due sfide così: vincerà chi sbaglia di meno. All'Europeo io voglio esserci, devo esserci. Darei e farei di tutto per arrivarci. Dobbiamo crederci fino alla fine". 

    NON MI RITIRO! - "Tutto può succedere. Mi sento bene e gioco bene. Poi fra uno o sei mesi non so. Per adesso sono in forma, e finché sento che posso dare qualcosa in campo continuerò a giocare. Il mio corpo è come una macchina: più cammina, meglio funziona. La mia età non mi dice di smettere".

    IL PRESENTE AL PSG - "Mi sento parte di questo progetto fin dall’inizio. Per chi arriva adesso è tutto più facile: con il massimo rispetto per il club, io sono venuto quando ancora tante cose non funzionavano. Abbiamo costruito insieme una grande squadra. Non importa che cosa dicono o scrivono. Nel Psg c’è solo un capo. Zlatan Ibrahimovic? Esatto, naturalmente". 

    L'OFFERTA DEL MILAN - "L’estate scorsa c’è stata un’offerta concreta del Milan. Se io avessi detto sì, avremmo fatto l’affare. Ma non siamo mai arrivati fino a quel punto, non era quello che volevo. Però ero grato al Milan (sorride quando parla dei rossoneri, ndr ). Per me è il club più grande in cui abbia mai giocato. E io ho giocato in tanti club importanti. San Siro, la città, la gente, la lingua: ho ricordi bellissimi. L’ho sempre detto: l’Italia è la mia seconda casa. Mi sono trovato molto bene lì. E fosse stato per me non avrei lasciato il Milan". 

    SERIE A NEL CUORE - "Come ho detto, è la mia seconda casa. È il posto dove sono diventato famoso, con la Juventus. All’Ajax non ero ancora una stella internazionale. In bianconero è cambiato tutto: il mondo ha aperto gli occhi e mi ha visto. A parte l’anno al Barcellona, ho giocato e vissuto in Italia dal 2004 al 2012. Ho vinto il campionato con i tre club più grandi, Juventus, Inter, Milan. Sono diventato capocannoniere, sono stato scelto come miglior giocatore. Per me quello resta il campionato migliore del mondo. E anche il più difficile per un attaccante, perché si pensa prima a non prendere gol, che a farli".

    USA? PERCHE' NO? - "Tutto quello che è fuori dal mondo del calcio mi interessa di più rispetto al passato: prima ricevevo proposte e le scartavo senza pensarci, presto ci saranno altri e nuovi progetti. Ma per adesso il pallone resta la cosa più importante: prendo le mie scelte da calciatore. MLS? Mi attira tutto. Ma ci deve essere un progetto serio dall’altra parte. Ho le mie idee, so cosa vorrei ma bisogna essere in due".

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