Come il vino, più invecchia più è buono. La versione 7.0 di Ibrahimovic è più buona e più decisiva, alla faccia di chi lo accusava di essere solo un cannibale da campionato e di non fare la differenza in Europa. Critiche sacrosante per quello che non è riuscito a fare in passato, prima sfumate poi cancellate in questa stagione. A 32 anni Ibra è finalmente diventato letale anche in Champions League, senza perdere il suo killer istinct in campionato. A chiarire ogni dubbio sono i numeri, impressionanti, indelebili: 39 gol in 38 partite considerando tutte le competizioni, 19 in 24 match di campionato, 10 in sei di Champions League, di cui guida la classifica marcatori davanti a Ronaldo (9), Messi (7) e Aguero (6). Anche ieri, contro il Leverkusen, si è caricato il Paris Saint-Germain sulle spalle, segnando su rigore e con un sinistro da fuori, dal quale Leno non si è ancora ripreso. Alla Bayarena si è rivisto Ibracadabra, un mago con la palla tra i piedi, il migliore attaccante del mondo. In molti gli fanno concorrenza, da Suarez a Messi, da Ronaldo a Diego Costa, al momento nessuno è al suo livello. "Una cosa è chiara: un Mondiale senza di me non merita di essere visto" disse dopo l'eliminazione della sua Svezia nel playoff contro il Portogallo. Difficile dargli ragione ma su una cosa non ci sono dubbi: ci mancherà.