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  • Ibrahimovic egoista, mostra i pettorali a Miami: che fine ha fatto l'attaccamento al Milan?

    Ibrahimovic egoista, mostra i pettorali a Miami: che fine ha fatto l'attaccamento al Milan?

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Non c’è stato bisogno del miglior Giroud per battere la Salernitana e in fondo è questa la notizia più bella per il primo Milan del 2023. Perché il centravanti francese, che secondo i programmi post-Mondiali avrebbe dovuto riposare, era stato precettato in assenza di tutti gli altri attaccanti teoricamente a disposizione di Pioli. E quindi il fatto che i rossoneri abbiano ottenuto i primi, strameritati, tre punti del nuovo anno grazie ai gol di Leao e Tonali fa dimenticare le preoccupazioni della vigilia. Pensando alle prossime e più impegnative sfide, però, a cominciare da quella di domenica sera contro la Roma, non si può invece dimenticare la carenza di attaccanti, effettivamente e non teoricamente, a disposizione di Pioli.

    Il discorso non è nuovo, ma diventa ancora più attuale alla ripresa del campionato, dopo avere osservato la foto pubblicata ieri dalla “Gazzetta” in cui Ibrahimovic mostrava, con il consueto orgoglio, i suoi pettorali non in una palestra di Milanello ma su una spiaggia di Miami dove palleggiava felice in vacanza. Nessuna traccia, quindi, dei suoi consigli urlati a Salerno dalla panchina, o negli spogliatoi, a Calabria e compagni. E allora è lecito chiedersi quando tornerà in campo l’attaccante svedese, perché il fatto che sia rimasto negli Stati Uniti, lontano dalla squadra e dalla società che continua a pagarlo fa aumentare i dubbi sulla sua ripresa e sul suo reale, e non soltanto dichiarato, attaccamento al Milan. Riepilogando: Ibrahimovic ha giocato i suoi ultimi 18’ con la maglia rossonera nel giorno dello scudetto, il 22 maggio scorso a Reggio Emilia, contro il Sassuolo. Tre giorni più tardi è stato operato a Lione, dove gli è stato ricostruito il crociato anteriore del ginocchio sinistro con una riparazione dei due menischi. Un intervento perfettamente riuscito, con la prospettiva ufficiale di un suo rientro in campo nel giro di sette/otto mesi. Se i tempi saranno rispettati, ciò significa che Ibrahimovic dovrebbe essere in grado di giocare al più tardi a fine gennaio e a maggior motivo, quindi, non si capisce perché se ne stia in vacanza invece di essere a Milanello, visto che era già tornato a lavorare in gruppo a dicembre. 

    Il tempo dirà se, e soprattutto quando, tornerà in campo. Intanto, però, siccome il tempo ha già annunciato che il 3 ottobre scorso Ibrahimovic ha compiuto 41 anni e non 21, è giusto porsi un’altra domanda: lo svedese non avrebbe fatto meglio a chiudere la sua straordinaria carriera ritirandosi in bellezza, con la soddisfazione di aver contribuito a riportare lo scudetto sulle maglie del Milan dopo undici anni? La storia del calcio insegna che i problemi alle ginocchia accorciano le carriere dei giocatori e per rimanere al calcio italiano ricordiamo i casi di Baggio e Rossi, costretti ad arrendersi ben prima dei 41 anni di Ibrahimovic. E’ vero che lo svedese ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita di Leao e compagni, ma il campo ha dimostrato che ormai la squadra può vincere anche senza la sua presenza in campo come giocatore o negli spogliatoi come motivatore.

    Ed è anche vero che la società gli ha rinnovato il contratto fino al 30 giugno 2023, abbassandogli l’ingaggio da sette milioni a uno e mezzo, ma al di là dell’aspetto economico, bisogna fare un discorso tecnico perché la presenza, sia pure parziale, di Ibrahimovic ha indotto Maldini a non cercare un altro attaccante, riducendo di fatto le scelte di Pioli come minimo per la prima parte della stagione. A questo punto, quindi, aspettiamo fine gennaio o al più tardi il doppio confronto con il Tottenham per capire se hanno avuto ragione la testardaggine e l’orgoglio di Ibrahimovic. Perché in caso contrario ci rimarrebbe l’immagine crepuscolare di un attaccante che si è trascinato malinconicamente facendo prevalere il suo egoismo, tra studi televisivi e spiagge americane, invece di uscire di scena a testa alta. E sarebbe un peccato per lui e per il Milan.

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