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    Ibrahimovic ama più se stesso che il Milan: impari da Maldini, il club non è il trampolino per le sue attività

    Ibrahimovic ama più se stesso che il Milan: impari da Maldini, il club non è il trampolino per le sue attività

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Magari sabato segnerà un altro gol e avvierà una nuova vittoria, come nell’ultima partita di campionato contro la Fiorentina. Ma anche nella migliore delle ipotesi, comunque ancora da verificare, Zlatan Ibrahimovic ha dimostrato a tutti i tifosi rossoneri che stravedono per lui di amare più se stesso che il Milan.

    La prima prova si era avuta un mese fa quando – a prescindere dall’infortunio – aveva già deciso di cantare a Sanremo con Mihajlovic invece di allenarsi con Pioli, malgrado in quella settimana fosse sempre (ben) pagato dalla società rossonera. Sembrava la classica eccezione concessa a un campione eccezionale. Sembrava, appunto, perché appena si è ripreso da quell’infortunio, Ibrahimovic è di nuovo sparito da Milanello, felice di tornare in nazionale, quasi sei anni dopo i suoi ultimi due gol contro la Danimarca. Un altro fatto eccezionale, perché a 39 anni non capita a tutti di essere richiamato dal c.t. del proprio Paese. E in particolare non capita a tutti di essere disposti a tornare.

    Paolo Maldini, per citare un nome non a caso, visto che nel frattempo è diventato un “superiore” di Ibrahimovic, decise di lasciare la nazionale dopo il deludente mondiale del 2002 in Giappone e Corea del Sud. E anche se allora aveva soltanto 34 anni, cinque meno di quelli che ha oggi Ibrahimovic, non accettò né la corte serrata del c.t. Trapattoni che lo avrebbe rivoluto per l’Europeo del 2004, né quella del suo successore Lippi con il quale tra l’altro sarebbe potuto diventare campione del mondo nel 2006. Maldini voleva risparmiare tutte le sue ultime energie per il Milan che amava più di sé stesso e infatti continuò a giocare, e a vincere, per altri sette anni fino a quando ne stava per compiere 41.

    Ibrahimovic, invece, che il Milan lo ha amato ad anni alterni, prima e dopo le sue tante esperienze all’estero tra Francia, Inghilterra e Stati Uniti, pensa prima di tutto a sé stesso. Un conto, infatti, è partecipare alle gare di qualificazione al mondiale, come ha appena fatto lui, giocando 84’ contro la Georgia e 67’ contro il Kosovo, un altro è rimanere in Svezia per l’inutile amichevole di ieri contro l’Estonia, in cui tra l’altro non si è mai alzato dalla panchina. Pioli, da gran signore qual è, non ha detto nulla, ma sicuramente avrebbe preferito riavere lo svedese a disposizione da lunedì mattina, anziché da oggi, visto tra l’altro che la prossima partita contro la Sampdoria è sabato, non domenica, e soprattutto alle 12.30.

    Tutto è possibile, ma guarda caso Chiellini che è il capitano della nostra nazionale e ha tre anni meno di Ibrahimovic è tornato a Torino dopo la prima e non dopo la terza gara dell’Italia, proprio per dare il massimo nella Juventus, evitando qualsiasi rischio. Ma ancora più clamoroso è il caso di Kevin Strootman, il centrocampista olandese arrivato al Genoa nel mercato invernale che ha rifiutato la convocazione del c.t. della sua nazionale, De Boer, per dedicare tutte le sue energie alla salvezza del club rossoblù che domenica alle 15 riceverà la Fiorentina. Un grande esempio di attaccamento alla sua nuova squadra, a maggior motivo perché Strootman ha soltanto 31 anni ed è appena arrivato a Genova.

    Come sempre, sarà il campo a dare le risposte, ma intanto una risposta indiretta è arrivata da Ibrahimovic che vuole continuare a giocare nel Milan anche nella prossima stagione, in cambio di 7 milioni e oltre, senza però garantirgli in cambio l’esclusiva del suo impegno. E allora è giusto pensare a quanto potrà accadere nella prossima stagione, quando Ibra compirà 40 anni, perché la Svezia tornerà in campo il 2 settembre contro la Spagna e sei giorni dopo contro la Grecia, sulla strada del mondiale, mentre sarà ripartito il nuovo campionato del Milan, che potrebbe essere impegnato anche in Champions. Senza pensare al prossimo Festival di Sanremo. Ma questo, per adesso, è un altro discorso.

    Prima c’è da pensare soltanto al Milan, che a Ibrahimovic ha dato tutto quello che voleva e non merita di essere utilizzato come un trampolino di lancio per le altre sue soddisfazioni che incominciano per “s”. Come Sanremo e Svezia.  

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