Ibra, riecco il bullo:| Ma dal Milan non si muove
Ibrahimovic chiuderà nel Milan la sua carriera ad alto livello, provando a farsi perdonare i non pochi errori di comportamento che, a quasi 31 anni, continuano a macchiarne il curriculum di campione. Non è il fioretto di un boy-scout un po' cresciutello, ma la conferma di un'intenzione che, a questo punto, somiglia molto a una promessa. L'annuncio del procuratore Raiola non è una novità, però assume un'importanza inedita, dopo il cartellino rosso di Milan-Napoli. "Posso assicurare che Zlatan resterà al 100%". L'effetto più evidente della quinta espulsione, da quando lo svedese frequenta la serie A, è stato dunque il definitivo chiarimento dell'equivoco che circonda le sue bravate in campo: non ha tirato uno schiaffetto ad Aronica perché vuole lasciare il Milan o farsi aumentare l'ingaggio, ma perché spesso non riesce a controllarsi.
BULLI & GOL - Ogni volta che fa una sciocchezza - e questa è già la quarta in poco più di un anno, se si contano la rissa da saloon a Milanello con l'altro gigante Onyewu, l'espulsione per il pugno nel petto a Marco Rossi contro il Bari e quella per gli insulti a un assistente contro la Fiorentina - cervellotiche dietrologie ipotizzano progetti fantomatici: Ibra, sapendosi indispensabile, si farebbe fatto buttare fuori e squalificare per mettere in difficoltà il club e costringerlo a ritoccargli l'ingaggio. La realtà è molto meno diabolica: quando è nervoso perché
la partita non va come vorrebbe, riemerge il bullo di periferia che è in lui. Contro il Napoli, in un pomeriggio tecnicamente e tatticamente difficile per lui e per la squadra, ha preso le difese di Nocerino secondo logiche rissaiole da clan di strada. Ma al di là dell'episodio censurabile, Ibrahimovic non è più il calciatore con la valigia in mano che è stato per larga parte della carriera. E' stanco dei continui trasferimenti suoi e della sua famiglia e al Milan e a Milano ha trovato il posto in cui fermarsi per le ultime stagioni da protagonista, prima del crepuscolo da vivere probabilmente in Svezia al Malmoe. L'esperienza del Barcellona, dove non si è integrato nella squadra più forte del mondo, gli ha insegnato che non deve più inseguire l'utopia dell'eldorado calcistico: ha guadagnato e vinto abbastanza per cercare in maglia rossonera gli ultimi gol, possibilmente senza altre scene da saloon.