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Ibra: 'Infortunio? Niente di grave, una o due settimane. Primi mesi difficili, il Milan voleva cambiare filosofia. Sul futuro...'
SULL'INFORTUNIO - "Non è niente di grave, si tratta di una o due settimane".
SUL COVID - "Quando sono diventato positivo non ho capito niente. Mi stavo allenando e mi hanno detto che me ne dovevo andare. Per cosa? Il giorno prima abbiamo fatto una riunione, eravamo 30 persone, il giorno dopo sono risultato l'unico positivo al test dell'Uefa. Stavo bene, ma sono andato a casa. Dopo tre giorni ho avuto mal di testa, ma non sapevo se per quello o perché ero chiuso in casa e ripetevo le stesse cose. Poi ho iniziato ad avere mal di schiena quando dormivo, mi hanno dato molte pillole. Io sono contrario, ma stavo meglio. Il quinto giorno mentre cenavo non sentivo i sapori, nemmeno del caffè. Dopo una settimana sentivo l'andrenalina, ho iniziato a fare esercizi e ho capito che mi stancavo rapidamente. L'ho fatto lo stesso, volevo aumentare il mio battito cardiaco".
LA CONDIZIONE - "Sono ancora vivo, i risultati parlano da soli. Ma senza il duro lavoro non ottieni nulla in cambio. A questa età conta molto la mentalità, tutto è nella testa. Mi sento bene, dico sempre che miglioro ogni giorno che passa, adatto il mio gioco a ciò che il fisico mi consente di fare. Se potessi correre 90 minuti senza sosta lo farei, ma non posso. Sono onesto con me stesso, ma se devo sacrificarmi per la squadra lo faccio. Sono molto professionale, mi sono caricato di pressione. La squadra è tra le più giovani d'Europa, non voglio avere vantaggi solo perchè sono più esperto. Faccio tutto ciò che devo fare".
SULL'INVERNO PASSATO - "Volevo un nuovo capitolo della mia vita, stare con la famiglia. Poi Mino (Raiola, ndr), mi ha detto che dovevo finire la carriera in Europa, dimostrando di essere tornato a un livello alto. Mi propone sei mesi al Milan".
SUL MILAN - "Hanno perso a Bergamo in modo disgustoso, mi hanno contattato e mi è salita l'adrenalina. Non si tratta di contratti, ma di ottenere adrenalina. Ogni giorno, quando mi sveglio alle 7 o alle 8, ho dolore in corpo ma vado in palestra per fare tutto ciò che devo per sentirmi in forma. Devi essere motivato, avere obiettivi. Nel mio caso non si tratta di un fottuto contratto. Allora ho detto a Mino: 'Chi ha più bisogno di me?'. E lui: 'Il Milan! Solo tu puoi fare del Milan quello che era il Milan tanti anni fa'. Quando la gente dice che ho 39 anni non capisce, è proprio ciò che mi carica per alzarmi la mattina e dimostrare ciò che posso fare!".
SUI PRIMI MESI - "Ho detto a chi guida il club: 'Il mal di testa che hai lì non trasmetterlo in campo perché poi non si può lavorare tranquilli'. E i primi sei mesi dopo il mio arrivo sono stati difficili, non sapevo se l'allenatore sarebbe rimasto e nemmeno io conoscevo il mio futuro. Il club voleva cambiare filosofia e linee guida, la squadra è stata condannata prima di avere la possibilità di continuare a ottenere risultati. Così abbiamo cominciato la scalata, ora siamo più forti".
SULLA NAZIONALE - "Se mi chiedi se mi manca rispondo di sì, non è un segreto. Voglio giocare alla Friends Arena, vedere il Muro Giallo, uscire in campo con la maglia gialla. Se non ti manca vuol dire che hai finito la carriera, ma io non ho finito la carriera. Per me tutti quelli che non hanno vinto nulla hanno fallito. La foto con la maglia della nazionale? Avevo sbagliato un rigore in partita, mi hanno fatto una domanda e volevo sbarazzarmi di quella domanda in fretta. Era tanto tempo che non mi vedevo con quella maglia addosso. Il ct Andersson? Non lo conosco, non l'ho mai giudicato. Le mie dichiarazioni su di lui sono sulle scelte fatte".
SULL'HAMMARBY - "Ne ho discusso in estate, era l'alternativa al Milan. Futuro? Può essere, devo sentirmi vivo. So che continuerò il più a lungo possibile. Come dice Mino, bisogna spremere l'arancia finché non rimane nulla. Ma di succo ce n'è ancora...".