Getty Images
Ibra contro Lukaku, campioni nati poveri: rissa vergognosa o romantico ritorno ai campetti di periferia?
Zlatan Ibrahimovic viveva da emarginato nei sobborghi di Malmoe, abbandonato a se stesso in mezzo ai delinquenti: il papà alcolista, la sorella tossicodipendente, la mamma che faceva pulizie per 14 ore al giorno e poi, una volta a casa, non aveva tempo per lui. Una famiglia di immigrati in un quartiere povero e pericoloso, per sopravvivere in quelle strade dovevi combattere ogni giorno. E’ cresciuto così, tra assistenti sociali e biciclette rubate, finché non ha cominciato a fare gol.
La rissa di San Siro - okay, una rissa vergognosa - probabilmente comincia qui: tra Anversa e Malmoe. Romelu e Zlatan hanno lottato per arrivare, ma se ci sono riusciti è perché hanno trovato dentro di loro la forza per vincere la miseria, l’ingiustizia, la violenza. In quei momenti di tensione nel cuore del derby, probabilmente sono tornati un po’ bambini, ai tempi in cui la tracotanza diventava un’arma di salvezza e mettersi faccia a faccia con un gigante era un atto di coraggio. Del resto possiamo anche ammettere che tutti noi, o quasi, siamo cresciuti in mezzo a partite dove il più forte (e non il più bravo) dettava legge, e ogni tanto qualche mezza rissa si accendeva eccome, anche se non si era nei sobborghi di Anversa e Malmoe.
Lukaku e Ibrahimovic hanno sbagliato, ovviamente, perché sono professionisti superpagati e certe scene non sono ammissibili. Ma non esageriamo con i moralismi, con lo stupore, con l’indignazione, altrimenti diventiamo ipocriti. In fondo, in quella loro rissa sfiorata, c’è molto di vero e di umano, e perfino qualcosa di romantico.
@steagresti