
I tifosi della Juve hanno parlato: Del Piero il più amato, Moratti nemico numero uno
Questo però non intacca minimamente il risultato finale, perché quello che ha consacrato Del Piero come simbolo della juventinità è stato un autentico plebiscito. Quasi il 50% dei votanti. Un attestato d’affetto indelebile, l’onda lunghissima di quella standing ovation tributatagli dal JStadium il giorno del suo addio al calcio e che non sembra finire mai. E sono certo che tanti di loro si staranno ancora chiedendo perché uno juventino vero, una leggenda bianconera come Del Piero non abbia proseguito la sua storia alla Juve come dirigente. Una domanda che andrebbe girata ad Andrea Agnelli ma alla quale difficilmente risponderà (i motivi sono noti).

A proposito del Presidente, stupisce il bassissimo gradimento raccolto nel sondaggio proprio da Andrea, nonostante l’acclamazione a furor di popolo e l’essere stato l’artefice del rilancio societario, sotto tutti gli aspetti. I risultati sportivi ed economici parlano nettamente a suo favore. Forse hanno pesato l’aver un po’ mollato nel contenzioso con la FIGC per la questione scudetti revocati, e quell’impermeabiltà sabauda ai continui attacchi dall’esterno, ritenuti spesso insopportabili dai tifosi, i quali si sarebbero aspettati un Presidente più battagliero. Magari che utilizzasse il fioretto e non la clava, ma difendesse di più la Juventus. Come lo zio.
Per quasi il 19% degli juventini che hanno risposto al sondaggio, l’uomo della famiglia Agnelli in cui vedono rappresentata l’icona dello juventino perfetto resta infatti proprio l’Avvocato, un mix di classe, intelligenza, potere. L’uomo dalla battuta fulminante, in grado di mettere al tappeto ogni avversario. Ecco, lui sì che sapeva respingere gli attacchi, con una classe e un aplomb da cui scaturì poi lo “stile Juve”. Un fuoriclasse vero. Come lo è stato in campo e dietro la scrivania pure Boniperti, il confidente privilegiato dell’Avvocato, l’uomo talmente di fiducia al quale venne affidata la guida della Juventus per quasi un ventennio, e poi richiamato nel ’90 per risistemare le cose. Un attestato di stima il Presidentissimo lo ha raccolto ancora oggi dall’8.8% dei gobbi. Perché lo juventino ha memoria lunga e non dimentica. I suoi campioni, tipo Gaetano Scirea – fulgido esempio di juventinità ( premiato col 7.8% di preferenze) – così come i propri nemici.
Tanti, ma uno più di altri: Massimo Moratti. Capace di superare in antipatia antijuventini del calibro di Totti, Dino Viola, Pulici, Galliani e Curva Fiesole. Indicato dal 49.4% dei votanti come l’avversario numero 1, l’ex patron dell’Inter li batte tutti. Nel confronto, gli altri storici “nemici” hanno raccolto briciole. Perché Moratti resterà sempre quello dello “scudetto di cartone”, assegnato a tavolino dopo un altrettanto discutibile processo di Calciopoli ed esibito poi come il tricolore dell’onestà. Dopo essersi classificato con la sua squadra terzo sul campo. Certe cose non si possono dimenticare. Ancor più dopo le accuse postume di illecito imputate proprio a Moratti dall’ex procuratore federale Palazzi (la famosa relazione 2012) e aggirate solo grazie alla prescrizione. Non è un caso se, dietro di lui, i nemici più detestati sono risultati Mourinho (9.1% dei voti) e Materazzi (7.8%) e Gigi Simoni (6.3%). In una parola: l’Inter.

Dal gruppone fa capolino il solo Zdenek Zeman (14.5%): come ho detto, gli juventini hanno buona memoria e non si sono dimenticati neanche di lui.