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I tifosi del Newcastle contro Boris Johnson: 'Perché il no agli arabi?'
L'offerta del fondo saudita – A gennaio 2020 si diffonde la notizia di un interessamento per il Newcastle United da parte di Public Investment Fund (PIF), il fondo sovrano dell'Arabia Saudita impegnato non soltanto sul fronte degli investimenti, ma anche nel promuovere l'immagine internazionale di una monarchia che, al di là dei deliri di Matteo Renzi su presunti rinascimenti, ha molte cose da farsi perdonare sul fronte dei diritti umani. E nel quadro dell'operazione di restauro dell'immagine rientrano le manovre condotte nel mondo dello sport, secondo una logica da puro sportwashing, Un pezzo di questa strategia sarebbe l'acquisizione di un club della Premier League, il campionato nazionale che nel corso del tempo si è trasformato nella NBA del calcio. Il progetto è ben mirato, i denari per portarlo a termine non mancano e il club che fa al caso viene individuato immediatamente: il Newcastle United, capace di oscillare per anni sul margine della grandezza ma con una proprietà ormai usurata e in crisi di credibilità agli occhi della tifoseria. Dunque il piano di scalata passa alla fase operativa e vede in prima linea una donna d'affari inglese. Si tratta di Amanda Staveley, classe 1973, boss di PCP Capital Partners. Staveley, già coinvolta in affari di alto livello con le famiglie regnanti della penisola araba. Fra questi, anche il passaggio del Manchester City sotto le insegne degli Emirati Arabi Uniti. Staveley si muove con l'ausilio del consorte, Mehrdad Ghodoussi, un businessman britannico-iraniano. Ma l'offerta saudita per la scalata al Newcastle trova immediate resistenze sia nel mondo del calcio che in quelli della politica e della finanza. Uno dei più forti argomenti avversi all'ingresso dei capitali sauditi in Premier è il coinvolgimento dell'Arabia Saudita nella pirateria del calcio televisivo tramite il canale beoutQ. Fra i più schietti avversatori della prospettiva c'è BeIn, il canale satellitare sportivo francese creato dal fondo sovrano qatariota che controlla il Paris Saint Germain e ritiene di essere fra le principali vittime della pirateria televisiva. A ogni modo, nel mese di agosto 2020 la scalata araba fallisce perché il compratore non accetta le condizioni restrittive poste dalla Premier League in materia di proprietà e controllo del club.
Il ritorno alla carica – La gestione del dossier da parte della Premier League genera nella tifoseria dei Magpies dei malumori mai sopiti. Che vengono alimentati anche da chi in Inghilterra ha provato a favorire la riuscita dell'operazione, ossia la coppia Staveley-Ghodoussi. Il malumore della tifoseria del Newcastle si rivolge verso la Premier League, rea di non avere mai chiarito i motivi dell'opposizione all'offerta saudita. Ma a essere prese di mira sono anche le Big Six, cioè i sei club che sono stati anche protagonisti dell'abortita secessione da cui avrebbe dovuto nascere la Superlega europea: Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham Hotspur. Secondo la lettura fatta dai sostenitori Magpies, a spingere verso il rifiuto sono stati questi club. Il che sarebbe anche paradossale, se si considera che cinque su sei di essi (Tottenham escluso) sono sotto proprietà straniera.
Tutti a Downing Street – Ma quale che sia il motivo dello stop, rimane il fatto che adesso il disappunto della tifoseria del Newcastle è in fase di ascesa. E punta verso i politici, che sono chiamati a fare chiarezza sul dossier. Con Boris Johnson a fare da bersaglio principale, come dimostra la sfilata che lo scorso venerdì si è diretta verso Downing Street, oltre che davanti al Parlamento e verso il quartier generale della Premier. E in fondo il premier della Brexit se l'è cercata. Ha passato un mese da ultras del pallone per catturare i consensi generati dalla nazionale di Gareth Southgate. Adesso non può più fare come se il calcio non lo riguardasse.
@Pippoevai