I tifosi del Milan volevano Voeller, ma arrivò 'Attila' Hateley. E fu il delirio
Mark Hateley al Milan.
Non riesco ancora a crederci !
L’ho amato fin dagli esordi al Coventry alla fine degli anni ‘70, quando, magrissimo e con i capelli corti (erano gli anni dello SKA, e Coventry era la culla del movimento) fece il suo esordio nel calcio inglese.
Giocava in attacco insieme a al “colored” (così venivano chiamati allora i neri) Garry Thompson, come Mark un bestione di 190 cm.
Sui palloni alti erano devastanti !
Ho poi seguito il suo passaggio al Portsmouth e anche se mi sono stupito di vederlo scendere di categoria ho pensato che Mark sapesse benissimo cosa stava facendo.
Avevo ragione.
E aveva ragione soprattutto Mark !
22 gol in poco più di 30 partite e promozione per i Blues.
E’ l’estate 1984.
L’Inghilterra sta per partire per una tournèe estiva e mi stupisco parecchio nel leggere il nome di Mark tra i convocati.
In quel periodo c’erano fior di centravanti in Inghilterra, alcuni affermati come Tony Woodcock, Paul Mariner, Trevor Francis o Peter Withe e altri giovani rampanti come Gary Lineker, Kerry Dixon, Paul Walsh o Clive Allen.
Ma Mark è stato assoluto protagonista poche settimane prima nel campionato Europeo Under 21 e così il grande Bobby Robson, manager degli inglesi, opta per il giovane e aggressivo attaccante.
Dopo l’esordio con l’Urss pochi giorni dopo arriva il match che, come ama ricordare lo stesso Mark, cambiò letteralmente la sua vita professionale.
Si gioca in Brasile e quella sera Mark Hateley fa capire a tutti che nel gioco aereo al mondo come lui ce ne sono davvero pochini … forse nessuno.
Contro il Brasile segna, ovviamente di testa.
La cassa di risonanza di quella prestazione è enorme.
Già da tempo tutti i migliori Clubs inglesi sono sulle sue tracce.
Ma ora si parla di lui anche in Spagna e in Francia.
Ma è Niels Liedholm, serafico e geniale allenatore dei rossoneri, a convincere Mark Hateley a sbarcare in Italia.
Con lui c’è anche Ray Wilkins, regista arretrato di Manchester United e presenza fissa nella Nazionale inglese.
Arriva così il 16 settembre 1984, il giorno della prima di campionato italiano e dell’esordio di Mark con i rossoneri.
Si gioca a San Siro, contro l’Udinese, che come fresco acquisto presenta un certo Artur Antunes Coimbra … Zico insomma !
Con il mio amico Giovanni partiamo per Milano, dove ci aspetta Massimiliano con la sua grande simpatia e soprattutto con 3 biglietti per il settore distinti.
Niente curva.
I biglietti costano un occhio della testa ma è l’esordio di Mark.
Voglio vedermelo meglio che posso.
Inizia il match.
Mi accorgo subito che intorno a noi lo conoscono in pochissimi.
Il più incazzato e critico è un certo Ermanno, un tipo lungo lungo e secco secco.
E’ bergamasco ci dice, ma a giudicare dall’abbigliamento viene come minimo dai 1000 e rotti metri della Val Seriana.
E’ vestito con un completo in lana marrone con cuffia rossonera “saldata” in testa … ovviamente di lana pure quella !
A San Siro ci saranno almeno 28 gradi !
… e sono sicuro di sbagliarmi per difetto.
Ermanno sognava di vedere Voeller con il numero 9 sulle spalle dei rossoneri.
In effetti il forte attaccante tedesco è stato vicino ai rossoneri nell’estate ma poi non se n’è fatto nulla.
Finirà alla Roma l’anno successivo.
Con mia grande gioia perché invece al Milan c’è Mark !
I primi due tocchi di Hateley sono disastrosi.
Uno “stop” alla Ciccio Graziani, con la palla che finisce a 5 metri buoni da Mark e, ovviamente, ad un giocatore dell’Udinese.
L’altro è un tentativo di apertura in fascia di prima intenzione.
La palla finisce in fallo laterale, ad almeno 20 metri dal giocatore del Milan più vicino.
Intanto Zico fa vedere un paio di giocate pazzesche.
Gioca quasi da regista, se lo scambiano Di Bartolomei e Filippo Galli quando avanza.
Ha due piedi e una visione di gioco incredibili.
Insomma … Zico è un fenomeno vero.
Dicevamo di Mark.
Continua a lottare su tutti i palloni, pressa i difensori avversari come un ossesso ma di quello che gli arriva nei primi minuti niente è praticamente giocabile.
Arriva qualche pallone lungo dalla difesa e finalmente Hateley può mostrare il suo colpo migliore; qualche stacco imperioso e preziose “spizzate” per i compagni … che però faticano a “leggere” questo tipo di giocate.
In Italia si gioca prevalentemente con la palla a terra.
Ermanno intanto ha già dato il suo verdetto.
In realtà bofonchia una serie di consonanti apparentemente slegate fra loro … Massimiliano, lombardo come lui, riesce a tradurle; “L’inglese è un buono a nulla”.
Così. Categorico e apparentemente senza appello.
Provo ad abbozzare un timido “Hateley è forte soprattutto di testa ma se non gli fanno i cross …”
Per poco non mi mangia !
“Un centravanti così ce l’ha anche il Ponte S. Pietro” mi dice Ermanno bello incazzato !
(scopro poi che parla di un paesino della provincia bergamasca … con la squadra locale in 2a categoria !)
Giovanni e Massimiliano mi consigliano di lasciar perdere.
Anche perché il sudore emanato dal corpo di Ermanno consiglia di prendere le distanze … in tutti i sensi !
Nel frattempo l’Udinese è pure andata in vantaggio.
Zico fa filtrare un pallone con il contagiri e Gerolin solo davanti a Terraneo la mette dentro con facilità.
Qualche minuto dopo però il pressing di Hateley sui difensori dell’Udinese porta il primo importante risultato; Hateley ruba palla sulla linea di metacampo, vola in progressione verso la porta dei friulani e poi con un tocco precisissimo mette in condizione Virdis di segnare a porta vuota.
Esultiamo (con grande attenzione ad evitare l’abbraccio di uno scatenato Ermanno) e tiro un sospiro di sollievo.
Male che vada Mark ha lasciato il segno nel match.
Passano si e no un paio di minuti.
Verza dalla trequarti mette in mezzo un bel pallone a giro.
Mark sovrasta Cattaneo, il suo marcatore, di mezzo metro buono.
E’ una testata da far paura.
La palla va sopra la traversa, si e no di 10 cm.
Il boato di San Siro è di quelli che sanno di stupore e ammirazione.
Ora sono in molti che cominciano a capire che se servito a dovere l’inglese è una iradiddio !
Perfino Ermanno ora ha un sorriso stampato sulla faccia che gli mette in risalto tutti i suoi … 14-15 denti rimasti !
Si va negli spogliatoi.
Io cerco di captare i commenti dei tifosi milanisti vicini a me.
Nessuno si sbilancia più di tanto, ma in molti sono stupiti dalla mobilità e dalla velocità di Mark.
Forse si aspettavano un altro alla Joe Jordan, potente, fortissimo nel gioco aereo ma non particolarmente agile.
Si riparte. Il Milan ora ci crede di più e il dominio di Hateley sui palloni alti diventa assoluto.
Si sviluppa un’altra buona trama sulla sinistra.
Quasi dalla linea di fondo Evani mette in mezzo un bel pallone al centro dell’area di rigore.
La palla è però un tantino lenta e pare quindi facile preda di Brini, portiere dell’Udinese, il quale esce tranquillo chiamando distintamente la palla.
Peccato però che non abbia fatto i conti con la proverbiale elevazione di Mark che sale in cielo, va ben oltre le mani protese di Brini, e di testa con un tocco morbido la mette in fondo alla rete.
San Siro esplode !
Io impazzisco letteralmente.
Abbraccio e bacio tutti quelli intorno a me !
Compreso un signore di una ottantina d’anni che anche dopo il gol se n’era restato seduto tranquillo solo con le braccia alzate.
Un barlume di lucidità mi permette di evitare questa pericolosissima pratica anche con Ermanno che però si gira verso di noi, urlando come un pazzo “gol, gol, gol, gol, gol …” all’infinito con due occhi da personaggio di un romanzo di Stephen King.
Hateley ha ormai conquistato tutti.
Anche Ermanno !
E la sua trasformazione è totale.
Non appena il Milan supera la linea mediana il nostro amico bergamasco scatta in piedi urlando con il suo vocione “crossa, crossa !” a qualsiasi giocatore rossonero in possesso di palla.
… inutile aggiungere che il suo livello di sudorazione arriva a toccare apici che neanche 10 ore su un tornio a luglio …
Poco importa se il gol dell’Udinese nel finale priva il Milan della vittoria.
Mark ha fatto vedere quello che vale, fin dal primo match e si sta apprestando a diventare un idolo del popolo rossonero.
… fino ad assurgere ad autentico oggetto di culto poche settimane dopo grazie a quella perentoria “zuccata” nel derby della Madonnina.
Diventerà per tutti “Attila”.
Ma il commento più bello lo sentiamo mentre stiamo andando al parcheggio a prendere l’automobile.
Passano un gruppetto di tifosi milanisti, stanno parlando di Hateley e ad un certo punto uno di loro dice “Cavoli se è forte l’inglese! Pare di rivedere Pierino Prati”.
Ecco, per me che da bambino adoravo Pierino “La Peste” non poteva esserci paragone migliore.
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Mark Hateley rimarrà al Milan per tre stagioni, ma solo nella prima, e per meno di metà campionato, Mark giocò ai suoi livelli.
Una serie impressionante di infortuni privò i tifosi rossoneri di vedere il miglior Hateley, quello che per assurdo videro invece i tifosi di Monaco e Rangers di Glasogow nelle stagioni successive.
Una forza della natura.
Una progressione impressionante, un sinistro educato e soprattutto potente.
Ed una abilità nel gioco aereo che lo mette fra i migliori di sempre.
Abilità ereditata dal padre, Tony Hateley, fortissimo attaccante degli anni ’60 che passò anche per il Liverpool di Billy Shankly.
Per cui giusto dare ad Hateley quello che è di Hateley: cometa si, ma solo in Italia.
Era così forte davvero ? Chiedetelo a Fulvio Collovati.