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I suoi giocatori fumano gli spinelli, lui si dimette e Mattarella lo premia! Ecco chi è l'allenatore 'etico'
Non solo parole, ma una vera e propria mission di cui si sente investito Igor Trocchia , già giocatore e poi allenatore assurto agli onori delle cronache (e che onori) per aver ritirato, nel 2018, la squadra degli Allievi del Pontisola dalla finale di un torneo, dopo che un suo ragazzo in campo aveva ricevuto da un avversario degli insulti razzisti. Un gesto che, premiato con il Cavalierato della Repubblica conferitogli dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha iscritto il nome di Trocchia nella Hall of fame del calcio italiano, il premio che celebra chi — giocatore, allenatore, arbitro o dirigente — ha lasciato il segno in questo sport. E certamente un segno è destinato a lasciarlo anche quest’ultimo episodio che lo vede protagonista come mister della Asd Accademia Gera D’Adda da cui si è dimesso lo scorso sabato. Porta sbattuta dopo una riunione con alcuni membri della dirigenza. Nessuna questione tecnica anche se la prima squadra, alla cui guida Trocchia è subentrato lo scorso novembre, non se la passa benissimo.
Come si legge sul Corriere della Sera, tutto prende avvio alla vigilia di Natale, quando il mister dopo la cena sociale nota che alcuni suoi giocatori «si stanno fumando un cannone (uno spinello ndr) nel parcheggio del centro sportivo». Trocchia dapprima decide di parlarne con il direttore sportivo della società: «Mi assicura di essere già intervenuto sulla questione prima ancora del mio approdo in squadra, anche se nell’entourage dirigenziale non si risparmiano battute di stampo scherzoso sull’argomento che mi lasciano basito. A quel punto, dopo alcuni giorni decido, anche grazie al supporto di uno tra i più maturi giocatori della squadra, di affrontare i ragazzi che avevo visto quella sera. Lo faccio parlando loro come un padre, un amico spiegando che stanno sbagliando e che quello che stanno facendo non ha nulla a che fare con lo sport. I ragazzi — prosegue Trocchia — mi ringraziano per avere affrontato un discorso che ho inteso proseguire lo scorso venerdì con la dirigenza della società».
È qui che si consuma lo strappo. «Per la società non mi sarei dovuto permettere di entrare nel merito di ambiti che non fanno parte delle mie competenze limitate, secondo loro, agli aspetti tecnici. Una presa di posizione per me inaccettabile. Così mi sono dimesso. Mi sarei vergognato se non fossi intervenuto». Sul fronte societario, il presidente Mauro Pedroni (interpellato in proposito) ha affidato al responsabile del settore giovanile, Luca Ripamonti, l’incarico di chiarire la posizione dell’Asd Accademia. «Partiamo dal presupposto che la nostra società, che conta ben 12 squadre e oltre 200 ragazzi nelle giovanili, e che vede a vario titolo impegnati anche padri di famiglia, è da sempre impegnata nella lotta contro l’uso di droghe, fumo ed alcol. Trocchia ha decontestualizzato le affermazioni dei nostri dirigenti fatte nel corso di quell’incontro che è stato interrotto bruscamente e che non ha permesso alle parti di approfondire le rispettive posizioni. Di fatto — chiarisce Ripamonti — non c’era una visione concordataria sul modus operandi, nel senso che il mister voleva agire da solo, mentre a nostro avviso, nell’affrontare il problema doveva essere coinvolta anche la società. Certo è che già in sottofondo la situazione non era tranquilla per via dei risultati e non vorremmo che queste dichiarazioni fossero il pretesto per uscirne in modo scomposto, toccando temi che non hanno nulla a che fare con il calcio. Quanto affermato da Trocchia è parziale e ingiustificatamente diffamante».