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    I social si indignano, eppure è giusto che l’Italia aiuti Fca: i soldi non vanno alla Juve…

    I social si indignano, eppure è giusto che l’Italia aiuti Fca: i soldi non vanno alla Juve…

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    Uno spettro si aggira per l’Italia. No, spettro no. Un fantasmino, che cambia di foggia e misura, ma si tara sempre sullo stesso atteggiamento emotivo: l’indignazione a buon mercato. L’urlo, lo sfogo, l’incazzatura capace a centrare il bersaglio grosso, quello che appare a prima vista e poi si accende in un fuoco di fila di recriminazioni, insulti, invettive. Sono i social, bellezza! Sì, ma sui social ci sono anche i politici, i tecnici, mica solo la vil razza dannata dei giornalisti o delle persone comuni.

    La ragione dello scandalo odierno è la seguente: FCA avrebbe chiesto allo Stato italiano un finanziamento, data la crisi che ha investito massimamente il settore dell’automobile. Come si permette la FIAT (perché è ancora percepita così) di chiedere soldi allo Stato Italiano quando ha la sua sede legale in Olanda? Se li faccia dare dagli olandesi i soldi… Su questo carro, tanto per prevenire obiezioni di stampo populistico-nazionalistico, sono saliti nell’ordine il PD (al governo) e Azione (all’opposizione). Andrea Orlando, vicesegretario del Partito Democratico, ha twittato: "Non sia permesso alla FCA di chiedere soldi allo Stato Italiano fintanto che mantiene la sua sede legale in Olanda!". A breve giro è seguita la dichiarazione di Calenda: "Se vengono dati finanziamenti alla FCA, che ha sede in Olanda, da parte del governo italiano, è surreale!". 

    Come era da prevedere, nella semplificatissima aritmetica emotiva, i like e gli evviva non si sono fatti attendere. Poi qualcuno, abituato all’opposizione di solito più ponderata e riflessiva di Calenda, ha cominciato a farsi qualche domanda. Anche qualcun altro ha iniziato a porre interrogativi a Orlando o a informarsi e rispondere alla fondamentale domanda: "Davvero vogliamo regalare soldi a questi evasori fiscali che pagano le tasse in Olanda?". E’ venuto fuori che la questione risulta un tantino più articolata. Primo: i soldi li ha chiesti la FCA Italia che paga tasse, stipendi, oneri sociali in Italia, non in Olanda. Secondo: non si tratta di un finanziamento diretto, ma di un prestito (fino a 6,3 miliardi di Euro) che FCA chiede a Banca Intesa San Paolo, con la garanzia pubblica, cioè dello Stato, del 70%. Ripetuto quanto l’Olanda non c’entri nulla, questi soldi servono a pagare centinaia di migliaia di addetti e migliaia di piccole, medie imprese italiane che forniscono l’indotto a FCA Italia, la quale è alla guida di una sostanziosa filiera di circa 340 mila lavoratori. A tanto ammontano gli occupati tra le imprese che riforniscono FCA Italia, distribuiscono e ne vendono i prodotti. Ora proprio queste piccole e medie aziende avrebbero avuto più difficoltà ad accedere ai finanziamenti singolarmente, in modo frammentario e con varie banche. L’accordo prevede che Intesa San Paolo versi direttamente i soldi del prestito FCA sui conti correnti dedicati ai fornitori di FCA, semplificando e rendendo più rapido l’arrivo del denaro.

    Ma perché prestare soldi a un’azienda multinazionale che ha la sua sede all’estero e non paga le tasse da noi? Perché le tasse - come anticipato - gli stipendi, gli oneri sociali, FCA Italia li paga interamente nel nostro paese: 76 miliardi nel 2018, ossia il 16% delle entrate tributarie dello Stato. Poi perché, se bastasse la sede legale all’estero (il cui vantaggio fiscale si applica ai dividendi delle holding internazionali, al diritto societario e ai relativi costi amministrativi) per non avere diritto a prestiti bancari in Italia, l’elenco delle aziende italiane da punire sarebbe sostanzioso. Niente prestiti a Eni, Enel, Luxottica, Saipem, Telecom, Mediaset, Prysmian, Cementir, Ferrero, Illy, dato che tutte dispongono di sede legale vicino ad Amsterdam e dintorni.

    E se la FCA fallisce paghiamo noi? Certo. In questo momento parte delle garanzie, in Italia come in altri Paesi (dall’Europa alla Gran Bretagna, fino agli Stai Uniti) sono assicurate dagli Stati. Quindi pagheremmo indirettamente il costo di eventuali e non auspicabili fallimenti di tutte le imprese a cui è stato fatto credito. Ma poi non era stato richiesto a gran voce un intervento di questo tipo per salvare le aziende colpite da una crisi planetaria?

    Eh, ma paghiamo sempre la FIAT (vabbè continua la vulgata)! Non sarebbe l’ora di finirla? Ma non si sono fino ad ora cantate le lodi dell’Italia della lira, dell’Italia del boom, del Pil al 7/ 8% annuo, dei consumi e dell’occupazione in ascesa? E chi era che tirava la locomotiva allora? Quando la FIAT costruiva stabilimenti in Russia, Spagna, Brasile, ma i nostri operai, anche quelli di altre aziende con un indotto impressionante, esportavano motori, pezzi di ricambio, batterie, sedili, fari… e il Paese cresceva economicamente in modo impressionante? E le rottamazioni? Già: intanto riguardavano l’intero settore dell’auto, non solo Fiat, ma anche Ford, Opel, Psa ecc, e poi non facevano forse parte di quegli interventi di tipo keynesiano tanto invocati oggi, per rilanciare i consumi e innescare, quindi, un circolo virtuoso (produzione, acquisto, imposte…)? E queste rottamazioni/sconti non sono state forse applicate a vari settori come elettrodomestici, edilizia, energie alternative? Chi compra oggi un ciclomotore elettrico è turlupinato dallo Stato che prevede incentivi per questo tipo d’acquisto?

    FCA Italia, con 55 mila addetti in proprio oltre ai 340 mila dell’indotto, un fatturato di 106 miliardi - ovvero il 6% del Pil nazionale - e il 7% dell’occupazione nel campo manifatturiero, sta provando a far pervenire a cascata molta liquidità a migliaia di aziende e a centinaia di migliaia di lavoratori. Non diteglielo, per carità, che, a meno di non chiamarsi Ferrari, a produrre auto in Italia non si fanno grandi utili e che la possibilità di chiudere qualche impianto produttivo, nel nostro Paese, è assai realistica. Certo, il discorso sarebbe un altro: “aiutare” FCA non vorrebbe forse dire “aiutare” EXOR e quindi alla fine, vai a vedere, vai a cercare, ma sì…aiutare la JUVENTUS? Eh, già…, in questo caso non ci sarebbero scuse, ma di nuovo: i soldi del prestito andrebbero a migliaia di imprese e operai..E sai, fra questi, quanti tifano Milan, Inter, Roma, Torino, Napoli, Lazio ecc. Certo, ci sono anche quelli della Juve…

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