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    I presidenti se ne fregano della Nazionale: campionato anche il 20 marzo. Ma se non andremo ai Mondiali, i loro club varranno di meno

    I presidenti se ne fregano della Nazionale: campionato anche il 20 marzo. Ma se non andremo ai Mondiali, i loro club varranno di meno

    • Stefano Agresti
      Stefano Agresti
    Con la solita scelta miope, ottusa e anche pericolosa, i club di Serie A - attraverso la Lega - hanno deciso di non rinviare il turno di campionato del 19 e 20 marzo, a quattro giorni dagli spareggi nei quali la nostra Nazionale si giocherà l’accesso ai Mondiali. Anzi, la sensazione è che non abbiano nemmeno preso in seria considerazione un’eventualità del genere. La scusa a sostegno di questa decisione è scontata: non ci sono date disponibili per recuperare il turno di campionato. Così Mancini dovrà preparare la gara contro la Macedonia e - ci auguriamo - quella contro Portogallo o Turchia avendo gli azzurri a disposizione solo tre giorni prima dell’evento. Al termine, ad esempio, di un derby di Roma al quale dovrebbero partecipare cinque o sei potenziali titolari della Nazionale: Immobile e Pellegrini, Zaniolo e Acerbi, Cristante e magari Mancini o Luiz Felipe.

    Sulla questione ci siamo già espressi in modo chiaro non appena si è avuta la certezza che l’Italia, per andare in Qatar, sarebbe dovuta passare attraverso gli spareggi: la Lega aveva il dovere di concedere a Mancini quei giorni in più per lavorare. La questione doveva essere posta in modo diverso, anzi opposto rispetto a quanto è successo. Non: guardiamo se c’è una data libera per recuperare la giornata del 19 e 20 marzo, altrimenti non rinviamo quel turno di campionato; bensì: il 19 e 20 marzo non si gioca, quindi va trovato un momento libero per far disputare la giornata numero 30 della Serie A. Il concetto andava ribaltato, perché all’emergenza si reagisce con decisioni straordinarie.

    Se l’Italia non si qualificherà per i Mondiali, il problema non sarà solo per la Federazione ma per tutto il nostro calcio. Immaginate quali effetti avrebbe sull’appeal della Serie A la seconda esclusione consecutiva della Nazionale dal torneo più importante e seguito del mondo: una catastrofe. Che sarebbe sì sportiva, ma anche economica. I presidenti delle nostre società hanno pensato, ad esempio, che anche i loro club varranno di meno se l’Italia non andrà ai Mondiali? E allora, perché non fare uno sforzo in più nel tentativo di agevolare la rincorsa degli azzurri? Se poi andremo fuori, scatteranno tutti i piani di emergenza: interventi sui settori giovanili, provvedimenti governativi e chissà cos’altro. Succederà di tutto, ma solo quando il danno sarà già stato consumato. Come al solito.

    @steagresti
     

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