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I numeri condannano Xavi: futuro a rischio e il Barcellona non fa più paura in Champions
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L’ATTACCO NON GIRA - “Dovremmo essere una delle peggiori squadre in termini di efficacia sotto porta in tutta Europa”, si è lasciato scappare ieri sera l’allenatore blaugrana al termine di un pari a Valencia definito frustrante e vissuto come un’altra sconfitta dopo quella, poco onorevole, nell’ultimo turno della fase a gironi di Champions League ad Anversa, contro una squadra che aveva collezionato sino a quel momento zero punti in classifica e nonostante l’impiego di diversi titolari. Togliamo pure quella percentuale di dubbio contenuta nelle parole di Xavi: nei 5 top campionati europei il Barça è solo la 58esima per numero di reti in relazione alle conclusioni tentate - uno ogni 8,87 - al livello di formazioni che competono per traguardi decisamente meno ambiziosi come Getafe e Granada e lontano dalle statistiche del solito Girona, che ha bisogno di una media di appena 5 tentativi per fare male ai propri avversari. E anche riducendo il dato ai soli tiri in porta - un gol ogni 3,45 - la situazione non migliora, ponendo gli uomini di Xavi in 40esima posizione tra le compagini che disputano i 5 campionati europei di maggior rilievo. Balza all’occhio, in particolare, il drastico calo dei numeri di Robert Lewandowski, punta di diamante dell’undici blaugrana, che ha più o meno dimezzato il contributo realizzativo in Liga rispetto ad un anno fa (8 reti in 17 giornate contro il 14 del 2022). Cecchino implacabile ai tempi del Bayern Monaco e attualmente tra i peggiori calciatori tra quelli con almeno 6 centri all’attivo per numero di conclusioni tentate (2,62, davanti solo a Rodrygo ed Inaki Williams).
I MALI DEL BARCA - L’imminente sbarco in Catalunya del promettente centravanti brasiliano Vitor Roque, che offrirà a Xavi una valida alternativa in prospettiva all’esperto numero 9 polacco, rischia però di risultare un palliativo rispetto ai tanti problemi da gestire. All’interno della rosa, con un organico non rivelatosi all’altezza nel reparto difensivo e con un centrocampo che ha sofferto più del previsto le assenze prolungate di calciatori come De Jong e Gavi, con quest’ultimo destinato ad uno stop lunghissimo che potrebbe rimetterlo in pista solo tra un anno esatto. Infortuni che, uniti a quelli di ter Stegen, Marcos Alonso e Inigo Martinez, non possono rappresentare un’attenuante totalmente valida quando, dopo la sconfitta subita nello scontro diretto casalingo contro il Real Madrid, è stato il rendimento di tutto il gruppo nel suo insieme ad andare in flessione generale: era il 28 ottobre scorso e da allora sono arrivate 4 vittorie (due delle quali sofferte ma preziose contro Real Sociedad ed Atletico Madrid), due pari e tre sconfitte, fra cui quelle contro Shakhtar Donetsk e Anversa che hanno riproposto come attuali le discussioni sulla competitività in ambito europeo. Non inganni il primo posto strappato in un girone di Champions rivelatosi tutt’altro che irresistibile e che non a caso pone il Barcellona come una delle abbordabili per Inter, Napoli e Lazio nel sorteggio degli ottavi di domani a Nyon.
POCHE VITTORIE - Il rendimento in campo internazionale sotto la guida tecnica di Xavi è decisamente allarmante per una squadra di grande blasone ed intenzionata a tornare protagonista nella seconda gestione Laporta, al netto delle difficoltà finanziarie del club: su 22 partite tra Champions ed Europa League, il Barcellona ha ottenuto appena 8 vittorie, cedendo il passo a storici rivali come Bayern Monaco, Manchester United ed Inter e facendosi eliminare dall’Europa League della stagione passata da un avversario sulla carta inferiore come l’Eintracht Francoforte, poi vincitrice del trofeo. Se l’Europa è uno specchio delle più recenti difficoltà palesata dai blaugrana e che hanno messo in forte discussione la reputazione di un’icona del club - soprattutto per quello che ha rappresentato da calciatore - ci sono altre statistiche che raccontano lo scarso gradimento raccolto da Xavi nelle ultime settimane. Con 111 panchine, è il secondo peggior allenatore per percentuali di vittorie ottenute - col 62% - dietro solamente ad un tecnico che non è riuscito a lasciare una traccia a Barcellona come Ronald Koeman, col suo 58%. Tito Vilanova, Pep Guardiola e Luis Enrique, che figurano in top 3, rimangono lontanissimi coi loro 79%, 78% e 76%, ma fa effetto trovare uno degli allenatori peggio ricordati in Catalogna come Quique Setien gli resti davanti col suo 64%.
IN DISCUSSIONE - Nella conferenza stampa della vigilia del match contro il Valencia e a pochi giorni di distanza dal tracollo di Anversa in coppa, sconfitta resa ancora più pepata dai rumors di uno scontro molto duro col ds Deco per la gestione dei titolari che Xavi avrebbe voluto risparmiare e che il dirigente portoghese avrebbe imposto di far giocare, il tecnico blaugrana ha parlato apertamente di un entorno (ambiente) schizofrenico e che avrebbe già dimenticato i successi della passata stagione ed i paragoni con Alex Ferguson per mettere alla berlina il suo operato. Che, salvo colpi di scena (per esempio una brutta eliminazione dagli ottavi di Champions), proseguirà fino al termine della stagione, ma con possibilità in calo di conferma nonostante un contratto in scadenza nel 2025 che, per volontà dello stesso allenatore, non era stato allungato di un ulteriore anno. Un retroscena svelato nelle scorse ore da Deco e che alimenta ulteriormente le speculazioni sulla panchina di un Barcellona in totale ebollizione.