I limiti tattici di Ibrahimovic al Milan
BENJAMIN BUTTON - E’ doverosa una brevissima premessa: chi scrive ritiene che Zlatan sia unico e irripetibile, assolutamente fantastico in qualsiasi contesto, a qualsiasi età, prima e dopo un grave infortunio. A differenza di Sheva e Kakà, ad esempio, giocatori in cui la velocità era consustanziale al talento, Ibra fonda il suo modo di giocare sul pensiero (“più si è anziani, più si è esperti, più si è intelligenti”, avrebbe detto una volta, prima di paragonarsi a Benjamin Button..); è proprio questo che lo rende speciale, sempre attuale. Immortale, se volessimo assecondare la retorica del suo ego ipertrofico.
IL PROBLEMA (AVERCENE..) - Detto questo, il Milan di Montella gioca in un certo modo. Specialmente se schierato col 4-3-3, e quando è in fase di possesso avanzato, appaiono dinamiche abbastanza ricorrenti. La fascia orizzontale tra le linee del centrocampo e della difesa avversaria viene spesso utilizzata dagli esterni rossoneri a mo’ di raccordo, con un movimento/scorrimento alla ricerca degli spazi di mezzo. Qui sotto Suso addirittura si incrocia con Niang, nella gara di ritorno contro il Craiova.
Se non è Suso, è Bonaventura a svolgere la medesima funzione, tanto da mezzala (alzandosi) che da esterno sinistro (accentrandosi). Stesso discorso vale per Calhanoglu, anch’egli in grado di operare tra le linee. Questo avanzamento graduale e ragionato del pallone, oltre al posizionamento dei giocatori già citati tra le linee presuppone come conseguenza una certa interpretazione del ruolo di centravanti. La punta, in attesa di essere chiamata in causa, prende campo, allunga spingendo la difesa verso la propria porta, così da creare spazio agli esterni entrati nella trequarti. Non va incontro, farebbe danno. Sul filo del fuorigioco, al momento opportuno deve invece essere pronta ad attaccare la profondità. Chi la attaccherebbe altrimenti?
Forse il Milan ha maturato e perfezionato questo modo di giocare per le caratteristiche di Bacca, così restio a partecipare alla manovra. Forse, invece, è semplicemente lo stile di Montella. Ibra, al contrario di questi scattisti (non penso solo al colombiano, ma soprattutto agli oggetti del desiderio principali Aubameyang, Kalinic e Belotti, micidiali nei movimenti in profondità), tende molto di più ad andare incontro al pallone. E’ un piacere vederlo arretrare per una sponda o per dettare l’ultimo passaggio. Ora, così facendo, non andrebbe ad aumentare il traffico sulla trequarti del Milan, dove abitualmente si alternano già Suso e Bonaventura, per non parlare del nuovo acquisto Calhanoglu? Ecco una sponda di Ibrahimovic contro l’Anderlecht, nella partita dell’infortunio. Vedete Rashford dov’è? E’ l’esterno qui che ha il compito di attaccare la linea difensiva. Le parti sono invertite, e non è casuale.
Altre volte Ibra riceveva per mandare in porta Mkhitaryan, il trequartista. Di nuovo, mi chiedo, nel Milan chi attaccherebbe la profondità. Fidarsi ancora di Niang? Mah. Eppure diventerebbe necessario un esterno potente, o quantomeno uno che sapesse bucare coi suoi tagli la difesa avversaria. Il rischio a cui andrebbe incontro il Milan sarebbe quello di avere una batteria fantastica di rifinitori, senza il movimento complementare davanti.
Chiaramente Ibra non è ancora così statico da passare per uno al tramonto, con le giocate ridotte all’essenziale. Anzi, la sua stagione allo United dimostra proprio il contrario, strepitosa come è stata in fase realizzativa (28 gol in totale). Ma è un giocatore completo e perciò ingombrante, che ama svariare liberamente nell’arco dei 90’. Proprio per questo potrebbe soffrire la specializzazione verso cui lo costringerebbe la convivenza con giocatori come Suso e compagni di reparto. Ma godiamoci ancora un’altra imbeccata, una delle tante per Rashford. Un pallonettino d’esterno, al limite dell’area.
IBRACADABRA - Obiezione finale: e in coppia con André Silva nel 3-5-2 o nel 3-4-1-2? Poi però qualcuno mi dovrà spiegare la concorrenza tra Suso, Bonaventura e Calhanoglu per una maglia da titolare.. Se c’è una logica dietro questo Milan, come è stato detto e ripetuto, Zlatan non vi rientra. Ma anche così non ci sarebbe niente di strano, nulla di nuovo: Zlatan è Zlatan, Zlatan è magia..
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