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    Morte Astori: tre esami sotto processo, la malattia era diagnosticabile

    Morte Astori: tre esami sotto processo, la malattia era diagnosticabile

    • Giacomo Brunetti
    "Un'ulteriore sofferenza per tutti". E la definizione coniata da Stefano Pioli non potrebbe essere più calzante. Il cammino verso la verità sulla scomparsa di Davide Astori ha squarciato nuovamente l'ambiente fiorentino come in quei fatidici giorni di marzo, nel modo più cruento: il Capitano poteva essere salvato. Dunque, il fascicolo aperto per omicidio colposo è passato da essere a carico di ignoti ad avere due profili, G.G. e F.S., ovvero i responsabili delle cliniche di medicina sportiva presso le quali il calciatore aveva sostenuto le visite mediche.

    INDAGINE - La prima perizia - affidata ai dottori Moreschi e Thiene - aveva identificato una forma di cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro come causa del decesso, patologia scoperta dallo stesso Thiene nel 1979 che uccide progressivamente le cellule del miocardio, sostituendole con cellule di grasso e fibrose che possono ostacolare il funzionamento elettrico del cuore: si manifesta con pochi sintomi, specialmente nella fase iniziale. Il secondo stadio dello studio del corpo - la Procura di Firenze ha incaricato il dottor Corrado - ha poi evidenziato che il problema al cuore poteva essere constatato attraverso le visite sostenute da Astori.

    CONTROLLI - "La valutazione dell'aritmia di Davide Astori probabilmente non è stata completa - ha spiegato Corrado - ed è importantissimo scoprirla mediante lo screening. Quello che è emerso è che Astori aveva un'aritmia, le extrasistole ventricolari, durante prova da sforzo", e nell'ultimo controllo presso la clinica di Careggi nel 2017 si era palesata un’extrasistolia a due morfologie. "Nel caso di Astori gli accertamenti sono stati insufficienti per individuare la malattia, che se svelata avrebbe dichiarato il giocatore non idoneo all’attività sportiva", ha chiosato il cardiologo dell’Università di Padova al Corriere Fiorentino.

    PROBLEMA - Sono tre i certificati d'idoneità sportiva finiti nel mirino della Procura di Firenze: il primo risale al 2014 ed è stato rilasciato a Cagliari, dove non si fa cenno a controindicazioni per la pratica agonistica senza fare cenno alle extrasistole ventricolari isolate emerse dall'esame; il secondo e il terzo, rispettivamente del 2016 e del 2017, presso Firenze, dove ancora una volta emergono extrasistole ventricolari. Ulteriori esami, partendo da un holter fino a una risonanza magnetica cardiaca, avrebbero potuto individuare con precisione la malattia. Il primario di Careggi sarà ascoltato giovedì dal procuratore Creazzo, a cui è affidata l'inchiesta. Tutti attendono in silenzio ulteriori sviluppi.

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