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    50 anni Edmundo: si sentiva più forte di Ronaldo, gli salvò la vita. Il carcere e lo scudetto perso per il Carnevale

    50 anni Edmundo: si sentiva più forte di Ronaldo, gli salvò la vita. Il carcere e lo scudetto perso per il Carnevale

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Di sé ha detto: «Ero più forte di Ronaldo il Fenomeno». Anche no, dai. Talento limpido, sicuro. Matto come un cavallo, però. O meglio: uno che faceva quello che gli pareva, sempre e comunque. Il soprannome dice già tutto: O’ Animal. Edmundo - che oggi compie 50 anni - ha sempre costeggiato la zona buia. La sua carriera è stata molto prestigiosa, ma forse non abbastanza per consacrarlo tra i più grandi attaccanti della sua generazione, quella che ha attraversato a passo di samba gli anni ’90 per approdare nel Duemila.

    Poco più di vent’anni fa approdò anche in serie A. A Firenze ancora gli imputano uno scudetto perso. Ricordate? La Fiorentina del Trap - e di Batistuta e Rui Costa, Oliveira e Toldo, Torricelli e Cois - stava lottando per lo scudetto ma sul più bello - febbraio 1999 - Edmundo fece le valige e volò in Brasile perché aveva un appuntamento a cui non poteva mancare: il Carnevale di Rio de Janeiro. Mentre lui se la spassava, ballando vestito da re in mezzo a ballerine seminude; la Fiorentina incappò in un paio di risultati negativi e lasciò che a giocarsi il titolo fino alla fine fossero il Milan (che poi vinse) e la Lazio. A Firenze successe un finimondo. Ma c'era una clausola nel contratto, Cecchi Gori non riuscì ad opporsi. Chi si è scandalizzato per Ibra a Sanremo ha la memoria corta. Chiuse l'anno con 8 gol in 28 presenze. Tornò in Brasile, ma un anno dopo ripartì per l'Italia. Del tutto trascurabile la sua esperienza a Napoli: solo 4 gol in 17 presenze, da gennaio a maggio 2001.

    Di Edmundo si ricordano soprattutto le follie. In campo e fuori. Ha menato avversari e compagni di squadra, ha fatto a botte con l'ex amico Romario, nel «Brasilerao» ha rifilato a freddo un pugno a tale Zandonà, ha affrontato a muso duro gli allenatori, si è buttato sempre dentro le mischie, ha collezionato decine e decine di cartellini rossi. E’ stato agli arresti domiciliari per aver preso a calci un cameraman e - nel 1995 - è stato condannato a quattro anni di prigione per omicidio colposo dopo un incidente che aveva procurato la morte di tre persone.

    Padre barbiere dedito più che alle chiome alla cachaça, la micidiale acquavite brasiliana, madre lavandaia che lavorava come donna delle pulizie, Edmundo non ha avuto una vita facile. Il suo mito è il grande Roberto Dinamite, bomber del Vasco de Gama, la squadra del cuore. A 21 anni - nel 1992 - debutta con la Selecao, a 22 vince il campionato Paulista e diventa il calciatore più pagato del Brasile, a 23 viene escluso dai convocati della Selecao per il Mondiale perché qualche mese prima ha litigato di brutto con il tecnico del Palmeiras Luxemburgo. Il club lo sospende, la Selecao lo fa fuori. Quattro anni dopo - al Mondiale del 1998 - fa la riserva di Bebeto (con cui aveva formato una coppia straordinaria al Vasco de Gama). A poche ore dal match viene inserito nella lista della formazione di partenza ma poi viene depennato perché Ronaldo il Fenomeno - che si era sentito male in albergo - viene costretto a giocare dagli sponsor. A proposito: fu lui a salvare la vita a Ronaldo, nel famoso e oscuro giorno dello choc del Fenomeno. Entrò in camera e vide Ronaldo a terra, con la bava alla bocca e il corpo in preda a convulsioni. Roberto Carlos - steso sul letto con le cuffie - non si era accorto di nulla. Edmundo chiamò il medico Cesar Sampaio e insieme riuscirono a togliergli la lingua dalla gola per farlo respirare.

    Con la Selecao il suo bilancio è magro: 10 gol in 37 presenze. Avrebbe potuto fare meglio e di più? Forse sì. Ma non importa più. E’ stato comunque - Edmundo - un eccellente attaccante, uno dei migliori della generazione passata da Bebeto e Romario a Ronaldo e Rivaldo. 

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