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    I 10 anni del PSG qatariota, una rivoluzione tra politica ed eccessi: ora Champions e nodo Mbappé, poi...

    I 10 anni del PSG qatariota, una rivoluzione tra politica ed eccessi: ora Champions e nodo Mbappé, poi...

    • Tommaso Cherubini
    Nella storia del Paris Saint-Germain c’è sicuramente un prima e un dopo il mese di giugno del 2011, momento in cui il club venne acquistato dal Qatar Sports Investments dell’emiro Tamim bin Hamad al-Thani. Un’operazione da circa 80 milioni di euro – anche se le cifre non sono mai state confermate – per investire nel mondo del calcio che va vista soprattutto in ottica politica. Una mossa eseguita per ripulire l’immagine dello Stato qatariota e uscire dalla dipendenza dei giacimenti di gas e dal controllo dell’Arabia Saudita. Al-Thani decise di affidare la presidenza del club a Nasser Al-Khelaifi, all’epoca imprenditore e dirigente di beIn Media Group dopo un’ottima carriera da tennista. “Parigi è la destinazione turistica numero uno al mondo, è la città della moda, della gastronomia, dell’arte e dei musei” spiegava Al-Khelaifi, sottolineando anche l’importanza della presenza di un solo club di grandi dimensioni, a differenza di Madrid, Londra o altre capitali europee.
     
    LE PRIME MOSSE - Un cambio di proprietà che non passò di certo inosservato e che, con i suoi modus operandi non sempre etici, ha cambiato il panorama internazionale del mercato. Nella prima sessione estiva il grande colpo fu Javier Pastore, prelevato dal Palermo per 42 milioni di euro, con giocatori come Matuidi, Thiago Motta, Maxwell e Sirigu a fare da contorno. La vera strategia scattò dall’anno successivo: acquistare calciatori di massimo rilievo per aumentare il livello tecnico ma anche per far crescere l’appeal del nuovo brand. In questo senso basta dare un’occhiata a quei nomi, su cui spiccano Ibrahimovic e Beckham – di ritorno dall’America – ma anche Lavezzi, Thiago Silva e due talenti assoluti come Marco Verratti e Lucas Moura. Un susseguirsi di colpi strabilianti a suon di milioni che hanno raggiunto il picco nell’estate del 2017, quando sono arrivati sia Neymar che Mbappé, che però adesso non vuole rinnovare il suo contratto. Acquisti del massimo livello con una chiara intenzione: dopo aver dominato in Francia l’obiettivo era conquistare anche la prima Champions League.
     
    UN TRAGUARDO MANCATO - Dopo aver speso miliardi sul mercato e svariati tentativi falliti (il 6 a 1 subìto in rimonta contro il Barcellona, tra gli altri), lo scorso agosto il PSG è arrivato per la prima volta in finale di Champions, persa poi contro un’altra corazzata come il Bayern Monaco di Flick. Prima dell’1 a 0 di Lisbona firmato da Coman – ex prodotto del vivaio fuggito dalla Francia – però, i francesi non si erano mai spinti oltre i quarti di finale. Il motivo? Spesso è mancato il giusto equilibrio ad una squadra piena di stelle. Il raggiungimento della finale in questo senso è stato certificato anche dal rendimento di giocatori come Navas, Gueye, Marquinhos, Paredes e Herrera. Calciatori che non rubano le copertine, ma funzionali per raggiungere le vette. Tutti riuniti sotto la sapiente guida di Tuchel, che quando arrivò al PSG era un talento della panchina che però non scaldava l’ambiente parigino. Esonerato a dicembre, il tedesco a maggio ha trionfato con il Chelsea, facendo pentire il club e dimostrando ancora una volta un’eccessiva fretta nella loro gestione. In patria il Paris ha letteralmente dominato, vincendo 7 campionati, 6 Coppe di Francia, 6 Coppe di Lega e 8 Supercoppe. Manca ancora la ciliegina sulla torta, che dopo l’uscita in semifinale di quest’anno si sta trasformando in un’ossessione. Donnarumma, Hakimi e Wijnaldum arrivano proprio per rinforzare quella che ormai è diventata una delle migliori squadre d’Europa, status impossibile da conseguire senza la presenza del gigante del Qatar, che si sfrega le mani anche in vista del Mondiale da ospitare nel 2022.

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