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Juve: Higuain segna, ma Allegri vince
Ha lasciato in panchina a turno Buffon, Pjanic, Chiellini; ha smussato gli spigoli di un Mandzukic che l’anno scorso mugugnava. E poi: lo sgabello di Bonucci. Nel braccio di ferro con il difensore che oggi al Milan - per sua stessa ammissione - sta rendendo meno del previsto, il vincitore è stato Allegri. Che è maturato, pure lui. O forse ha fatto tesoro degli errori del passato. Al Milan - per dire - venne quasi alle mani con Ibrahimovic e - l’ha raccontato Zambrotta nella sua autobiografia - perse uno scudetto, il secondo anno, per non aver saputo tenere unito lo spogliatoio. Per non dire della plateale lite con Pippo Inzaghi, che accusò il livornese di “aver smesso di giocare per colpa sua”. Non sono lontani, per arrivare al periodo juventino, i lamenti di Lichtsteiner, così come nessuno dimentica che Dybala rifiutò di stringergli la mano dopo una sostituzione con Pjaca.
Allegri è fatto così. È un allenatore di polso. Che si prende le sue responsabilità. Decide, sbaglia. E ogni tanto - spesso - c’azzecca. Così con Higuain. Due panchine di fila. Il cambio al momento giusto. Il gol che torna a mettere d’accordo tutti. Il centravanti ritrovato, l’allenatore soddisfatto. Direte: è un caso. Ma anche no. Rinunciare troppo a lungo ad Higuain, Allegri lo sa, si sarebbe rivelato un errore. Rinunciarvi per il tempo necessario, si è rivelata la scelta migliore. Quale è il tempo necessario? Nessuno lo sa. Nessuno avrebbe potuto dirlo. Semplicemente: è stato questo. Perché la verità è che la Juve non ha - oggi - un’alternativa classica al Pipita. Mandzukic fa tante cose, e tutte benissimo. Ma NON È Higuain. E Higuain a questa Juve serve come il pane.