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Higuain-Napoli, conto alla rovescia. Ma alla Juve il Pipita soffre di solitudine?
Chi ha stilato il calendario (o comunque chi ha messo gli input nel computer) ha avuto il buon cuore di rimandare al girone di ritorno il confronto con Napoli, al San Paolo di Napoli. Quello sì che sarebbe stato un evento complicato, con un impatto emotivo più pesante e tutto il carico di sentimenti forti, a volte esagerati, già emersi sui social in questi mesi. Sarà meglio per tutti occuparsene tra un po’ di tempo, tra un po’ di partite.
Allo Juventus Stadium, adesso, l’aspetto ambientale sarà un dettaglio molto meno influente (considerato anche il “solito” veto imposto alla vendita dei biglietti per i tifosi residenti in Campania). E così la sfida non sarà una questione nazionale, ma solo una faccenda (quasi) privata, tra Higuain e il Napoli.
Sarri ha espresso bene il concetto più nobile, seppur con le solite parole informali: “Higuain è come un figlio che ti ha fatto incazzare”. Cioè, magari non approvi quello che ha fatto ma non puoi cancellare l’affetto che c’è stato e le gioie che ti ha dato.
Il resto è la solita serie di pensieri sparsi e contrastanti. Dicono, ad esempio, che Higuain con la nuova maglia soffra di solitudine, quella che in campo indicano le statistiche, secondo cui l’attaccante sta viaggiando a una media molto inferiore rispetto allo scorso anno sul piano dei palloni toccati in partita e di quelli ricevuti dai compagni. L’anno scorso però il Pipita era al centro di tutto, era la luce del Napoli che si accendeva a ogni gol (36!) e valeva la pena che tutti pensassero a come rendergli più semplice il compito. Alla Juve è fatalmente diventato un ingranaggio del meccanismo e gli eventuali malfunzionamenti rivelano solo una ricerca ancora in corso del rendimento migliore.
Non sempre, è vero, Higuain alla Juve può sviluppare il suo pieno potenziale. Ma ogni partita che passa rappresenta un passo avanti. Contro la Samp ad esempio, all’argentino è capitato di dover rigiocare con l’altro centravanti bianconero, Mandzukic, ma stavolta – pur non centrando lui la rete – il risultato è stato sostanzialmente diverso dal precedente di Palermo, quando la squadra aveva offerto un pessimo spettacolo e l’attacco era rimasto a secco. Stavolta, con il croato più lontano, le cose sono andate meglio e se il gol lo ha firmato Mandzukic, dal canto suo Higuain ha sfoderato grinta e potenza non comuni. Sempre ottimi segnali.
La classifica cannonieri, quest’anno, potrebbe non essere un obiettivo imprescindibile per un giocatore che ha scelto lo strappo umano con Napoli per un calcolo professionale e ambizioso, se non condivisibile in toto certamente comprensibile. Le chiacchiere, dicono, stanno a zero. In altri luoghi, vedi Dzeko, quello che oggi è candidato già a ereditare la corona del capocannoniere, ieri era ampiamente sbeffeggiato.
Higuain intanto si gode la candidatura al Pallone d’Oro, certamente acquisita più per le prodezze in azzurro che per quelle bianconere, ancora in divenire. E spiega: “Quando sei fuori dalla Juve, sai che è la rivale da battere. Adesso posso confermare: qui si gioca sempre per vincere”. E gli toccherà farlo anche contro il Napoli.