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'Hem fet Historia': Girona, origini e racconto di una folle corsa da Champions League
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CENNI STORICI – Il Girona nasce nel 1930, ma non si affaccia in Liga prima del 2017, anno in cui arriva secondo in Segunda Divisiòn (quindi neanche quella in bacheca), e poi retrocede nel 2019 per risalire tramite i playoff nel 2022, con Michel alla guida. Ciò che ha permesso al Girona di fare un passo avanti quanto a credibilità e risorse è l’ingresso nella galassia del City Group, la proprietà del Manchester City che controlla 13 realtà tra cui anche il Palermo in Italia. Questo ha consentito al club di entrare in un giro importante di prestiti che ha alzato il livello della rosa e portato risultati apprezzabili, ultimo dei quali il decimo posto del 2022-23, 49 punti, solo 4 in meno dell’Osasuna che si è qualificato per i preliminari di Conference League, con in rosa Taty Castellanos e Reinier che ora giocano per Lazio e Frosinone, Bueno del Wolverhampton, Riquelme dell'Atletico Madrid e Oriol Romeu del Barcellona.
CULTURA – Per comprendere appieno cos’è il Girona è necessario guardare alla geografia, alla mitologia e al folklore. Siamo in Catalogna, quasi all’estremità orientale della Spagna, vicini al confine con la Francia. Le case color pastello che si affacciano sul fiume Onyar valgono alla città il soprannome un po’ avventuroso ma suggestivo di Petita Florencia, piccola Firenze. Nella leggenda, Gerona (questo il nome della città in spagnolo; Girona è come la chiamano i suoi abitanti, in catalano) viene fondata da Gerione, il gigante a tre teste che viene sconfitto da Ercole in una delle dodici fatiche. E sono proprio tre le realtà a cui ha dovuto guardare nei secoli la gente del posto: da una parte le mire espansionistiche della Francia, dall’altra l’autorità ingombrante della Castiglia, e infine la Catalogna come oggetto del senso di appartenenza e della volontà di indipendenza. Girona, circa 100mila abitanti, è la città più indipendentista della regione, ancor più di Barcellona: è stata amministrata nel quinquennio 2011-2016 da Carles Puidgemont, che ha tentato anche un vero e proprio referendum definito anticostituzionale nel 2017. Lo stesso anno dell’ingresso del City Group in società. Ecco allora che appare chiaro come a Girona – la chiamiamo così, come vogliono i suoi cittadini – gli investitori esteri non siano stati accolti in maniera così calorosa. Figurarsi poi se arriva un allenatore madrileno. Già: Michel è di Vallecas, il quartiere di Madrid rappresentato dal Rayo Vallecano, proprio l’ultima squadra battuta in ordine di tempo. Ma il grande merito del City Group è quello di non aver stravolto il DNA del club: il presidente è il catalanissimo Delfi Geli Roura, ex calciatore di Barcellona e, appunto Girona, dove ha chiuso la carriera da difensore; Quique Carcèl, ex centrocampista della squadra minore dell’Hospitalet e oggi direttore sportivo, è in carica da un decennio abbondante, e ha piena fiducia in sede di mercato; le conferenze stampa si svolgono in catalano, che Michel ha imparato e che viene richiesto a tutti i giornalisti; gli account social postano nella lingua della regione. In breve tempo, l’aficiò (il tifo) si è acclimatata e ha cominciato a sognare. Piccola curiosità: nello spogliatoio c'è un calcio balilla che è rimasto lì da quando la squadra giocava tutti gli anni nelle serie minori. Tutti si sono opposti quando è stata avanzata l'idea di rimuoverlo.
IL LEGAME CON BARCELLONA – A 90 km dal capoluogo della Catalogna, Barcellona, si è cominciato a sentire davvero il cosiddetto “derby del referendum” nell’anno della prima partecipazione a La Liga (2017/18). Tant’è che l’Estadi Montilivi, la casa dei biancorossi (inaugurata proprio con un Girona-Barça 1-3 il 14 agosto 1970), è stato trasformato in un manifesto politico con slogan e iniziative pro-indipendenza. Se Barcellona fa la voce grossa in campo europeo, Girona non è da meno in campo regionale: il 23 settembre 2017, una settimana prima del controverso voto, Girona-Barcellona 0-3 è stato ribattezzato “derby dell’1-0”, ovvero del 1 ottobre (1/10, con elisione del secondo 1), proprio perché l’attenzione era rivolta tutta alla politica e al giorno del voto. Ovviamente quanto al referendum portato avanti da Puidgemont, ha vinto il sì, ma la dichiarazione di indipendenza è stata dichiarata a sua volta incostituzionale e resa nulla dopo un mese di tensioni. Questo spirito nazionalistico si riflette anche nel calcio, terreno sul quale i rapporti tra le due società sono fruttuosi al di là della rivalità sportiva: grazie alle sue prestazioni da leader del Girona, il centrocampista Oriol Romeu è riuscito a guadagnarsi la chiamata di Xavi al Barcellona, mentre Eric Garcia, che in blaugrana sembrava perso, ha ritrovato sé stesso in prestito ai blanc-i-vermells (biancorossi) diventandone un pilastro. C'è poi Pablo Torre, giovane riserva che, diversamente da Eric, ha nell'accordo una clausola che non gli permette di giocare contro il Barça proprietario del cartellino: poco male, perché il derby d'andata è finito con un sonoro 2-4 a Montjuic, esattamente come quello di ritorno, che ha sancito la qualificazione in Champions League. 4-2 e festa sfrenata per tutti gli abitanti di Girona.
IL FRATELLO DI GUARDIOLA – Non finisce qui il legame con Barcellona e chi il Barcellona lo ha fatto grande: Pere Guardiola, fratello di Pep, è azionista del Girona. Di più: grazie al suo Girona Football Group, società con sede nei Paesi Bassi, ricopre il ruolo di presidente del Consiglio d’Amministrazione e amministratore delegato, e oggi detiene il 16% delle quote. C’è lui non solo dietro l’ingresso del City Group nel contesto del Girona, con prestiti di giocatori dal Manchester City (Maffeo, Lejeune, Sobrino) già dalla stagione precedente, ma anche dietro la decisione di Pep di accettare la proposta del City e di Txiki Begiristain e Ferran Soriano, i dirigenti catalani dei Citizens in carica dal 2012. Quique Carcèl ha ammesso di parlare in maniera proficua con Begiristain a cadenza settimanale nel 2015/16. Quindi non è un caso se è il Girona la seconda forza del City Group, dato che lo stesso Manchester City ha un’anima in tutto e per tutto catalana.
LIMITAZIONI E INVESTIMENTI – E’ stato lo stesso Pere Guardiola a spiegare, in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, quali sono i paletti da osservare, pur disponendo delle risorse del City Group: “Le regole della Liga sono molto rigide in termini di limiti salariali, ci dicono ciò che possiamo spendere e controllano molto a fondo. Puoi prendere al massimo 3 giocatori da una stessa squadra, e se questa squadra ne controlla altre la regola del 3 si estende a tutto il gruppo. Dopo i primi 3 la Liga inizia a farti pagare un sovrapprezzo che aumenta ad ogni giocatore acquisito dal gruppo, e per una società piccola come la nostra, con budget e limiti salariali bassi diventa impossibile superare la regola del 3”. Al Girona giocano Yan Couto, Yangel Herrera (dal Manchester City) e Savio (dal Troyes, altro satellite del gruppo). La regola del 3. Il City Group, in pratica, funziona come l’avanzata verso Oriente di Alessandro Magno, che conquistava, ma lasciava che i territori annessi mantenessero la propria identità. “Ciò che vive a livello storico, emozionale e ambientale la gente di Palermo è molto diverso dalla realtà di Girona. Una cosa che funziona qui magari non funziona a Palermo, e viceversa”. C’è solo la condivisione di dati e risorse nel network. Illuminante. Anche per restare al passo coi tempi, è stato varato un investimento di 25 milioni per la City Football Academy Girona, un nuovo centro sportivo di proprietà con sette campi da calcio, che sorgerà nel comune di Vilablareix su un terreno di circa 23 ettari che include una tenuta del XVI Secolo (La Messana) da adibire a sede ufficiale del club. La CFA Girona accoglierà prima squadra maschile, femminile, Primavera e giovanili, proprio come il Viola Park appena costruito dalla Fiorentina in Italia, anche se questo costerà cinque volte meno, essendo più piccolo e con meno campi. I lavori sono cominciati nella seconda parte del 2023.
TATTICA E FILOSOFIA DEL GIRONA – Veniamo al campo. Per inserirsi nel solco del Manchester City, il Girona ha scelto di imparare a giocare in maniera simile rispetto ai campioni d’Europa in carica. E allora ecco la reinterpretazione di Guardiola del vecchio “sistema”, detto anche “WM” a causa della disposizione in campo dei giocatori. Un modulo che parte dal più contemporaneo 4-4-1-1 in fase di non possesso e che permette di sfruttare al massimo i mezzi spazi, senza inventarsi nulla ma sfruttando l’immenso patrimonio storico che gli scaffali della biblioteca del calcio sanno offrire. In pratica, quando il Girona ha la palla, diventa 3-2-4-1 in questo modo: il terzino sinistro Miguel Gutierrez va a fare quasi il trequartista, il pivot Aleix Garcia costruisce e l'altro centrocampista Yangel Herrera è libero di svariare, mentre gli esterni danno ampiezza e creano superiorità numerica, facendo ruotare la squadra attorno al perno rappresentato dal centravanti. Una volta snocciolata la teoria, si passa alla pratica che è incantevole. Anche in situazioni di svantaggio, Michel vuole che i suoi giochino come se fossero per strada: “Non voglio più vedere passaggi del ca...o. Se la mettiamo alta, dev’essere per Stuani (l'attaccante di riserva, che entra spesso nei finali di gara). Altrimenti facciamo come sappiamo”. Cioè palla a terra e in porta in due o tre tocchi. “Impostiamo il contatore sullo zero e andiamo a far parlare di noi”. Semplice, no?
MAI PERDERE L'IDENTITA' - il Girona sembra vincere quasi per inerzia, anche quando va sotto di due reti come contro l’Almeria. Non smette mai di giocare come sa, incurante di quello che succede quando la palla ce l’hanno gli avversari, quasi convinto che, in qualche modo, alla fine i gol fatti saranno più di quelli subiti. E’ stato così molto spesso, ma nessuno si è perso d'animo quando sono stati commessi errori grossolani, anche da giocatori chiave come Aleix, Miguel o David Lopez. “Anche gli dei del calcio gli sorridono” ha scritto AS in autunno. Siamo in presenza di qualcosa di magico, del compimento di una formula studiata per anni e giunta alla sua espressione più coinvolgente. Come andare a teatro, testimoni di qualcosa di semplicemente bello da vedere.
LA STAGIONE - Solo il Real Madrid è riuscito a battere il Girona a domicilio: 0-3 a fine settembre, poi due pareggi con le due basche, Athletic Club e Real Sociedad, e tutte vittorie. Anche contro Atletico Madrid e Barcellona, le due rivali più temibili, battute 4-3 e appunto 4-2. Ma anche un rendimento pazzesco in trasferta, zero sconfitte fino a febbraio, quando da Real Madrid ad Atletico Madrid sono arrivate cinque k.o. di fila che hanno impedito di competere per il titolo. Nel frattempo, però, arrivavano vittorie scintillanti in casa, e la Champions League è stata naturale conseguenza. Il conto recita 74 punti, 23 vittorie, 5 pareggi e 6 sconfitte.
I PROTAGONISTI – Nella gallery vi presentiamo gli attori principali di questo spettacolo, i calciatori, ruolo per ruolo. Anche se definire i loro ruoli, credeteci, non è un esercizio così facile. Si scambiano, attaccano e difendono in maniera armonica e ammaliante, senza essere esenti da sbavature, ma certo degni di essere ricordati per quel che ci hanno fatto vivere.
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