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    Hellasmania: Verona esterofilo

    Hellasmania: Verona esterofilo

    Diciamo pure pochi ma buoni. Sono gli italiani del Verona, che ormai vanno cercati col lanternino. Mettiamola così: l'importante è che si parli la stessa lingua sul campo. E tutte le strade sono lecite per fare dell'Hellas una squadra quantomeno da metà classifica. Rimane il totem gialloblu, quello sì, tra primi a mettere nero su bianco un altro anno in riva all'Adige. Luca Toni è capofila di una specie in via d'estinzione. Poi troviamo gli emergenti Sala e Valoti. Quindi da un'estremità all'altra, come età.

    Otto su ventotto, ecco i soli italiani che compongono l'organico del Verona. Un titolare appena che parla la nostra lingua: capitan Toni, sempre che Agostini non si riprenda una maglia nelle gerarchie di Mandorlini. Ci sono ancora un paio di settimane per invertire la tendenza, non che lo si debba fare per forza. Ma è un'altra chiave di lettura nel mercato del Verona. Anche perché, tra quelli che hanno abbandonato la nave, ci sono ben sette italiani. E non certo gente di ripiego. Romulo su tutti, ma anche Albertazzi e Donadel, passando per Cacciatore, Maietta, Cacia e Bianchetti.

    Gli altri rimasti al Verona? Di fatto solo Donati, Agostini e il terzo portiere Gollini. Non proprio giocatori di prima fascia, almeno così dice la scala del minutaggio. Laner e Grossi sono in uscita, ma se il peso specifico dell'Hellas rimane questo, Sogliano non avrà l'acqua alla gola nell'ultimo segmento di mercato. Concedere il bis ed evitare gli scompensi tocca al Verona.

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