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    Hellasmania: Jorginho, veronese di adozione

    Hellasmania: Jorginho, veronese di adozione

    Paternità calcistica: Verona. Approdato da noi insieme a una nidiata di brasiliani, ora che Jorginho è un centrocampista a tutto tondo – e pare che soltanto la burocrazia possa toglierlo ai prossimi Mondiali – si ritrova anche con la nazionalità italiana tra le mani. Pezzo pregiato della scuderia, rimane anche l'unico che la scuola Hellas ha formato del tutto. Quando si dice valorizzare un patrimonio. Un profilo che gli si avvicina è quello di Rafael, non per niente connazionale e vero uomo di riferimento per Jorginho.

    Il Napoli gli spalanca le porte dopo soli quattro mesi di serie A. Difficile non puntare subito su di lui, vista anche la concorrenza. Insieme a Rafael e Gomez, Jorginho rimane l'unico che ha vissuto – anche se di riflesso – il periodo più buio del Verona. E' passato attraverso due cambi di proprietà (il presidente Martinelli lo considerava come un figlio), e con essi il frullatore delle disavventure gialloblu che potevano condurre altrove un adolescente appena catapultato in una realtà nuova. Ha fatto litigare Gibellini e Mandorlini: salvifica, in ogni caso, la scelta di portarlo in ritiro all'inizio del cammino in cadetteria.

    Jorginho lascia il Verona, dunque. Curiosamente, ma forse fino a un certo punto, subito dopo aver affrontato la sua futura squadra. E poche ore prima della trasferta gialloblu a San Siro, contro quel Milan che si era mosso in anticipo su tutti cercando l'affondo buono. Tanto che si parlava di una stagione sicura in riva all'Adige come apripista del suo approdo a Milano. Ma Jorginho ha cambiato direzione e, come prevedibile, bruciato le tappe.

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