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    Hellasmania: è tempo di bilanci

    Hellasmania: è tempo di bilanci

    • Nicola Corona
    Archiviata la partita di ieri sera con la Juve, dove cuore e determinazione non sono bastati per portare a casa nemmeno un punticino, per il Verona di Pecchia è tempo di bilanci. I gialloblù chiudono il girone d'andata al diciannovesimo e penultimo posto con 13 punti, frutto di 3 vittorie, 4 pareggi e 12 sconfitte. I gol segnati sono 18, quelli subiti sono 39. Questo purtroppo dicono i freddi numeri.

    Non serve un genio per capire che quanto fatto finora dal Verona è troppo poco o comunque non abbastanza per raggiungere l'obiettivo dichiarato ad inizio stagione. È vero che attualmente la salvezza disterebbe soli due punti e che ancora in estate la società ha parlato di battaglia fino all'ultima giornata per raggiungerla, ma non si può certo essere soddisfatti dell'andamento della squadra in questi primi quattro mesi.

    Il Verona di Pecchia è stato ed è tuttora una grande incognita. Una squadra capace di giocare un buon calcio e vincere contro avversarie molto più quotate, ma allo stesso tempo capace di prestazioni scialbe o a dir poco imbarazzanti. La vittoria col Milan e la successiva partita di Udine sono un emblema in questo senso. Insomma, la formazione gialloblù difetta in equilibrio, mentale ancor prima che tattico. Una squadra umorale, trasportata dalle correnti e che troppo spesso fallisce l'approccio alla partita, con conseguenze ben visibili sulla classifica.

    Quello mentale è però solo uno degli aspetti su cui l'Hellas dovrà cercare di porre rimedio, perchè in questi mesi i gialloblù hanno evidenziato anche alcune carenze a livello di organico. Se in difesa e a centrocampo la squadra dispone di elementi validi o comunque non inferiori alle altre formazioni in lotta per la salvezza (mi riferisco a Spal, Crotone e Benevento, Genoa e Cagliari sembrano invece superiori), è l'attacco il reparto dove si sono palesate le maggiori difficoltà. In avanti il Verona dispone praticamente di soli tre giocatori (Pazzini, Cerci e Kean), di cui uno (il Pazzo) ha giocato molto meno del previsto, uno (Cerci) sta ritrovando la condizione dopo un lungo periodo di stop e l'ultimo (Kean) è un diciassettenne alla prima vera esperienza in A. Nel corso dell'andata la mancanza di "peso specifico" nell'attacco gialloblù si è evidenziata in più occasioni ed è chiaro che a gennaio la società dovrà muoversi sul mercato in questo senso. Al momento le voci riguardo il possibile addio di Pazzini non sono per nulla confortanti, così come preoccupa l'imminente partenza di Caceres in difesa (ma prima di giudicare aspettiamo la fine del mese).

    Qualche passo avanti invece, la squadra di Pecchia lo ha fatto dal punto di vista tattico e dell'organizzazione, con la formazione che dopo varie modifiche è stata improntata su un 4-4-1-1 che permette ad alcuni giocatori chiave come Bessa, Romulo e Verde di esprimersi al meglio nelle loro posizioni naturali. Almeno su questo campo la mano dell'allenatore e il lavoro della squadra si sono visti chiaramente rispetto alle prime uscite stagionali.

    Insomma, questo Verona qualcosa di buono lo ha fatto, ma per la salvezza non è abbastanza. Servirà un'altra testa, un altro approccio alla partita, una maggiore determinazione nel voler portare a casa il risultato a tutti i costi. Soprattutto andranno vinti gli scontri diretti e non dovranno essere lasciati più tutti quei punti sul campo (all'andata almeno 8 tra Chievo, Bologna, Genoa e Spal). Andrà rinforzato anche l'organico. Sarà dura, ma i gialloblù devono continuare a crederci perchè nulla è ancora perduto.

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