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    Hellasmania: c'è il derby, guai a fermarsi

    Hellasmania: c'è il derby, guai a fermarsi

    • Adriano Ancona
    Il derby scalda i cuori e, mai come in questo caso, vale doppio. Si parte alla pari, questa è una novità mica tanto piacevole per le abitudini del Verona. Vincendo domenica, la crisi sarebbe alle spalle, poco ma sicuro. Ed è troppo delicato il periodo dell'Hellas per pensare che la prossima partita esuli dai contesti. Si è riattaccata la spina, col solito filo conduttore: un Luca Toni, che arriva al derby reduce da una settimana di celebrazioni.

    Toni e il derby col Chievo, un binomio vincente la scorsa primavera. Quando, e qui c'è da sperare in un remake, il Verona era reduce da un momento assolutamente analogo a questo. Un solo punto in cinque partite – troppo misero il bottino per quella squadra che ha poi stazionato fino all'ultimo dalle parti dell'Europa League – ma un avvicinamento al derby speso come si doveva: tre gol al Genoa e Toni protagonista. Il parallelo con l'Hellas attuale può starci. Se poi va a finire allo stesso modo dello scorso aprile, ancora meglio. Ma, analogie del priodo a parte, questo è un Verona rinnovato, diverso in tutto e per tutto.

    Pretendere un Hellas operaio è anche normale. Magari proprio questa è la peculiarità mancata finora. Al momento del dunque bisogna ricompattarsi. Il derby e la carica degli oltre ventimila del Bentegodi fanno il resto. Poi si potrà parlare di questo o quel modulo – Mandorlini ha adottato la linea dei tre centrali difensivi – oppure di tutti i ritocchi necessari sul mercato, compreso un Saviola che a gennaio rischia di finire altrove. Ma col cuore leggero di tre punti nel derby sarebbe tutto più semplice.
     

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