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Ha ragione Sacchi: in Europa non si difende più, una debolezza da sfruttare
In effetti, difendere in avanti è un’ arma a doppio taglio, perché se da una parte si creano difficoltà comprimendo gli spazi e i tempi decisionali degli avversari, dall’altra, inevitabilmente, ci si alza e ci si schiaccia su un lato del campo, prestando il fianco o la schiena a infilate pericolosissime. Il calcio di oggi è fortemente determinato da questa strategia. Adoperarla infatti, significa anche sperimentarne e conoscerne i limiti, e dunque impostare lo sviluppo della propria manovra, nelle sedute di allenamento, a partire dalla consapevolezza che chi pressa da qualche parte si scopre. Il possesso sarà quindi preparato, sin dal rinvio del portiere, per orientare il pallone nella zona di campo lasciata libera dagli avversari. Una zona, giusto per complicare ulteriormente le cose, che gli avversari battezzano a loro volta, sorvegliandola indirettamente. Ed è così che sempre più spesso assistiamo a rinvii dal fondo in cui il portiere è chiamato, lui, per primo, ad azzeccare la prima mossa: allora lo si vede fermo, a testa alta, mentre interpreta gli schieramenti. In quei precisi istanti sta effettuando una scelta non banale, è lui in cabina di regia. A tutto ciò, naturalmente, dovrà poi seguire la corretta esecuzione del gesto tecnico. Talvolta invece, nel calcio contemporaneo, si avverte la necessità di appoggiarsi al portiere per gestire palla o per cambiare gioco, e far saltare in questo modo la pressione estrema a cui la difesa è stata sottoposta.
Visto che Real e Psg sono le squadre del momento, ho pescato dal loro ultimo confronto diretto una situazione particolarmente istruttiva, capace di esemplificare ciò che Sacchi ha definito come “debolezze altrui”. 27 luglio 2016, Ohio Stadium: sei uomini in camiseta blanca stanno chiudendo all’angolo i parigini durante la International Champion Cup. Si direbbe un’ottima pressione.
Intelligentemente, però, il portiere cercato dal difensore, anziché calciare lungo a casaccio o in fallo laterale, si prende il rischio di cambiare gioco di prima intenzione. Il risultato è questo: una “prateria” (cit. Sacchi) per Kurzawa, il terzino opposto. Ora contate i giocatori, rossi e bianchi, e tirate le somme di questo capovolgimento di fronte.
Dopo aver schivato una pressione alta laterale, vediamone una centrale, ancora una volta difettosa. Sebbene il Napoli abbia perso meritatamente, sebbene abbia tremato e subito al Bernabeu, mercoledì sera un’azione perfetta l’ha fatta: all’8’ ha mostrato al mondo come si infila centralmente il Real. In tre passaggi, a una velocità fantastica, in uno spazio strettissimo: ecco perché Sacchi difende Sarri, nonostante la sconfitta. Notate chi esce su Koulibaly in conduzione: Kross, che da mezzala si è alzato all’altezza del tridente e tenta di coprire la linea di passaggio Koulibaly-Diawara. Il centrale del Napoli, però, sceglie Mertens. Hamsik, nel frattempo, si posiziona per meglio ricevere la sponda dall’attaccante.
Insigne capisce le intenzioni dei compagni e parte alle spalle di Varane, dove si è creato uno spazio da attaccare, un’altra “prateria”, poiché il difensore francese è stato risucchiato fuori dal movimento incontro di Mertens. Al Real Madrid, di fatto, restano solo Ramos e Carvajal in copertura.
Appoggiatosi ad Hamsik, Mertens si gira per andare a sovrapporsi a Insigne, mentre Callejon è pronto a scattare per offrire a destra un’altra soluzione. Sembra un contropiede, in realtà è soltanto un altro pressing andato male.