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  • Tre gol di scarto fra Italia e Spagna, ma arbitro e sfiga giocano contro la Roma

    Tre gol di scarto fra Italia e Spagna, ma arbitro e sfiga giocano contro la Roma

    • Paolo Franci

    Per natura e prospettiva pallonara, raramente mi lascio andare a una delle pratiche più diffuse dalle mie parti e non solo. Che, poi, negli anni sia divenuta quasi una filosofia di vita (calcistica), me ne rendo conto, quindi difficilmente scalfibile. Mi riferisco al sacramentare sull'arbitro - da noi in parte anestetizzato per l'avvento del Var - riconducendo ogni disgrazia al suo malefico fischietto. E' una cosa che odio perchè, a mio parere, cela una debolezza di fondo e una tendenza da perdenti alla continua ricerca di alibi.

    Però, a Roma si dice anche: “Quanno ce vo', ce vò...”, quando ci vuole, ci vuole. E stavolta, con l'impomatato Makkelie ci vuole, in effetti. Non ha fischiato il rigore su Dzeko. Non ha fischiato il secondo rigore su Pellegrini. Quindi metto la firma sul manifesto politico di Edin Dzeko e mi aggiungo alla folta schiera di ululati contro l'arbitro olandese. “Ci vuole il Var anche in Champions, se l'arbitro ci avesse dato quel rigore la partita sarebbe cambiata di netto. Doveva avere il coraggio di fischiare un rigore contro il Barcellona. Siamo due squadre nei quarti, bisogna fischiare uguale per tutti”.


    Senza peli sulla lingua il bosniaco, ancora una volta il migliore dei suoi - e non smetto di ricordarlo: Monchi l'aveva venduto. Una grande intuizione, pari a quella dell'ingaggio di Jonathan Silva a gennaio - e assai schietto nel sottolineare come Makkelie abbia sentito più del dovuto, diciamo così, il fascino blaugrana. E non finisce qui, perchè ce n'era anche un altro, su Pellegrini. E questo, spiegava qualcuno ieri sera nell'etere romano, dà ancora più fastidio di quello su Dzeko. La spiegazione rabbiosa è nel tentennamento dell'arbitro prima di trasformare un rigore netto in una tiepida punizione dal limite.

    Fin qui, la lamentela sull'arbitraggio maledetto. Poi c'è stata la partita e, se esistesse una specie di termometro della sfiga, lo sfigometro, ieri sera avremmo visto il vetro rompersi e il mercurio schizzare verso il cielo. Autogollonzo di De Rossi. Autogollonzo di Manolas. E una follia di Gonalons - come lo chiamiamo? Suicidiollonzo? - quando la Roma attaccava come si deve dopo aver segnato con Dzeko.

    Bella Roma per un'ora, perfetta quasi, vero. Roma alla pari del Barcellona al netto degli autogol, altrettanto vero. Roma che però, alla fine, è uscita dal Camp Nou con quattro pere nel cesto, troppe per sperare che all'Olimpico il ritorno non sia altro che una suonata tra amici di Messi and the Blaugrana. E quel che fa male, alla fine, è il dato complessivo. Dal 3-0 della tragica Nazionale di Ventura contro la Spagna, a quello del Real alla Juve fino al Camp Nou, è questo l'attuale livello del nostro pallone
     

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