Gullit, l'anti-Balotelli lanciato dal Ferguson pane e salame nostrano
Prima di proseguire, sarà bene affrontare un momento, per chi non lo conoscesse, il perché di questo nome: Giana Erminio. Perché non U.S. Gorgonzola, ad esempio? Non già per una sorta d’imbarazzo da parte del presidente attuale, che sarebbe cosa troppo simpatica per essere anche vera. Piuttosto, per ricordare un meritevole, un alpino caduto in guerra nel lontano giugno del 1916, che di nome faceva Erminio e di cognome Giana. Era un diciannovenne nativo di Gorgonzola; pare, con la passione del calcio. In realtà, originariamente, sin dal 1909, vennero usate altre denominazioni, tra le quali anche quel gustosissimo U.S. Gorgonzola di cui sopra. Fu nel 1932 che la società adottò il cognome e il nome del giovane sottotenente morto sul monte Zuma. Passato un po’ di tempo, dunque. Questo avvenne, oltre che per omaggiare il ragazzo, per riconoscenza nei confronti della madre, la quale aveva donato alla squadra un terreno da utilizzare come campo di allenamento. Oggi, in Italia, non esiste un’altra società professionistica chiamata con un nome di persona. La Giana Erminio è unica anche per questo.
Ci sono poi tanti altri motivi, e molto più recenti, per parlare a lungo di calcio e Gorgonzola. Cesare Albè, l’attuale allenatore, siede su quella panchina da ben ventidue anni. C’è chi gli dà del Ferguson. Ha guidato la Giana Erminio dalla Promozione all’Eccellenza, e dall’Eccellenza alla Serie D, fino a raggiungere la Lega Pro. Tre campionati vinti consecutivamente, nel 2012, nel 2013 e nel 2014, l’anno dell’approdo tra i professionisti. Un ex impiegato della Siemens Telecomunicazioni che in quella stessa estate del terzo titolo, 64enne, si è seduto sui banchi di Coverciano e ha superato l’esame del corso per allenatore professionista di seconda categoria. La stagione successiva, il primo maggio, la sua squadra si è salvata con una giornata d’anticipo grazie alla vittoria contro il SudTirol (0-2). Nel 2016 ha fatto ancora meglio, evitando i playout per la seconda volta, andando a vincere a Padova (0-2) il 24 aprile.
Oggi la Giana Erminio è quinta in classifica a 40 punti, dietro alla capolista Alessandria (56), alla Cremonese (50), e al Livorno e all’Arezzo, appaiati a 49. Il gap è bello grosso, ma se il campionato fosse iniziato soltanto 10 partite fa, intorno al 7 dicembre, i gorgonzolesi sarebbero secondi solo al Livorno e all’Arezzo, staccando tanto la Cremonese quanto la prima della classe, l’Alessandria. Infatti, mentre queste ultime hanno rallentato ('solo'14 punti in 10 giornate), la Giana Erminio nello stesso periodo ha guadagnato 18 punti, due in meno delle toscane virtualmente in vetta (20). Ma questa è una simulazione, perché la realtà resta e dice altro. Dice ad esempio che se davanti il divario è praticamente incolmabile, dietro la situazione è più movimentata. Il Como, temibilissimo, è lì, appena sotto a 39 punti, la Viterbese è a 38, e altre tre squadre sono a 37: la Lucchese, il Piacenza e la Renate, son tutte formazioni pronte a saltare addosso alla Giana nel caso domenica perda in casa contro l’Olbia. Certo che la musica è cambiata, a Gorgonzola; si parla di playoff, adesso, soprattutto dopo le clamorose vittorie con la Cremonese (2-1) e il Livorno (0-1), rispettivamente nella 23esima e nella 26esima giornata. Tra l’altro, all’andata la Giana era riuscita a non perdere anche con l’Alessandria, e con l’Arezzo e con lo stesso Livorno. Questo per rimarcare l’annata sopra le righe che sta facendo.
Con un campionato del genere, Cesare Albè potrà finalmente risalire agli onori della cronaca per meriti sportivi, dopo esserci stato dapprima con la fama del Ferguson, poi per una ragione non certo altrettanto nobile. Sto parlando di una conferenza stampa, tenutasi nel marzo scorso dopo un pareggio a reti inviolate contro il Mantova, in cui il nostro Ferguson perse un po’ del suo aplomb, e cominciò a parlare pane al pane, vino al vino, senza alcun tipo di filtro. Irritato dall’incontentabilità del suo pubblico e dalle prestazioni poco mobili e poco incisive dei veterani Gasbarroni e Bruno (“bisogna giocare a calcio ma correre”), nel suo sfogo tirò in ballo addirittura Balotelli e il suo rapporto con Mihajlovic. Al primo diede della “faccia di c…o” che “non sa giocare”, mentre il secondo lo descrisse come uno che non è poi quel “sergentone” che dice di essere, se non è in grado di tenere in panchina chi gli pare. Nei giorni successivi Albè si scusò pubblicamente con Gasbarroni e Bruno, ammettendo di aver sbagliato. “Sasà” Bruno, classe 79, a differenza del compagno è rimasto alla Giana anche quest’anno, nonostante lo spiacevole episodio. E in 23 presenze ha già segnato 10 gol, tanti quanti quelli della scorsa stagione. Arrivato a Gorgonzola nel 2015 dopo aver vinto col Real Vicenza il titolo di capocannoniere della Lega Pro (Girone A), sta dimostrando ancora tutto il suo valore. Accanto a lui, in attacco, al posto di Gasbarroni gioca un ghanese: Okyere Asanta Gullit. Che Albè abbia trovato il suo anti-Balotelli?