Getty Images
Guidolin a CM: 'Ho detto no al Napoli. La mia Udinese meglio dell'Atalanta di Gasp, voglio nazionale o club estero'
A chi?
“A tantissimi che mi hanno chiamato. Molta serie A, qualche Nazionale, destinazioni buone solo per monetizzare, cioé Cina e Arabia Saudita”.
Se ti neghi a tutti sarà difficile trovare un posto.
“Non mi nego a tutti, ma voglio chiudere la mia carriera in modo adeguato, ho seicento panchine in serie A, un curriculum rispettabile e aspetto qualcosa che mi stimoli davvero”.
Fammi qualche esempio?
“Mi piacerebbe fare ciò che ho fatto poco o mai”.
Ovvero?
“Un club all'estero o una Nazionale”.
La Scozia cerca un c.t.
“Magari scegliessero me, ma nonostante abbia fatto bene un anno anche in Premier sono poco conosciuto”.
In Albania potevi andare.
“Hanno scelto Reja e sono contento per lui perché se lo merita e farà bene. Io sono stato cercato, con me sono stati molto cortesi, il presidente Duka gentilissimo, però ho preferito aspettare per vedere come evolve la situazione in questa fase della stagione”.
All'estero hai allenato Monaco in Francia e Swansea nel Regno Unito.
“Avrei voluto fare di più, ma non sempre si trova l'opportunità giusta”.
Mettendo il dito sulla carta geografica dove ti sposteresti?
“Io sono attirato dal nord Europa. Inghilterra, Francia, Belgio, Olanda, Danimarca, Svizzera”.
Qualche nome di squadre?
“Lille e Bordeaux per esempio, ma, come ho detto, arrivando dall'Italia sono poco conosciuto”.
Con la serie A hai chiuso?
“Assolutamente no. Però vorrei una società organizzata e un rapporto serio con persone serie”.
Capito. Con la serie A hai chiuso.
“Non è vero, l'Atalanta e qualche altra società, sono esempi da seguire. Per me l'Atalanta è come l'Udinese di sette-otto anni fa”.
E' vero che per restare a Udine dicesti no al Napoli?
“Verissimo, il presidente De Laurentiis mi contattò prima di prendere Benitez. Io stavo bene a Udine e glielo dissi, però lui non si capacitava di come un allenatore potesse rifiutare il Napoli. Con il senno di poi non so se lo rifarei”.
Ci sarà stata una ragione?
“Pensavo di restare a Udine tutta la vita, di chiudere lì la carriera e, dopo la panchina, di avere un ruolo diverso all'interno della società”.
Ti sei sentito tradito dai Pozzo?
“Di loro non potrò mai dire male. Mi ricordo la stagione in cui, dopo le prime quattro giornate di campionato, avevamo un punto e mi tennero nonostante tutto. Oppure quando nel 2011 mi proposero l'allungamento del contratto dicendomi: “Metta lei la data di scadenza”. Scrissi 2017, ma se avessi segnato 2025 sarebbe andato bene lo stesso. E' chiaro che tutto questo conta tantissimo. Mi dispiace solo di non essere stato considerato uno di famiglia, come credevo, ma solo un ottimo professionista, come mi hanno fatto capire”.
Comunque è a Udine che hai fatto i migliori risultati. “Premesso che a Vicenza ho vinto la Coppa Italia e che ho qualificato Bologna, Vicenza, Palermo e Udinese per le Coppe europee, sono d'accordo con te. In Friuli abbiamo centrato due volte la zona Champions, con quarto e terzo posto, e due volte l'Europa League”.
Qual è la stagione che ricordi come eccezionale?
“Quella del 2010. Un punto dopo quattro partite, la società ebbe la forza di tenermi e noi alla fine arrivammo quarti, uscendo nel preliminare di Champions con l'Arsenal. In verità, l'anno dopo, vendendo i migliori arrivammo terzi, ma la squadra del quarto posto, oltre a essere fortissima perchè avevamo Sanchez, Totò Di Natale, Handanovic, Danilo, Isla, Inler, Domizzi, era straordinaria fuori casa. Vincemmo 7-0 a Palermo, 3-0 a Cesena, 4-2 in casa del Genoa, 4-0 a Cagliari, battemmo la Juventus 2-1, pareggiammo 4-4 con il Milan. Come l'Atalanta di adesso e, forse, anche di più. Perché io non ricordo una squadra che vincesse in trasferta con così tanti gol di scarto”.
Hai rinominato l'Atalanta che, però, oltre che in corsa per la Champions, adesso è anche in finale di Coppa Italia. In questo ricorda il tuo Vicenza?
“Certo, se dovesse conquistare la Coppa Italia sarebbe la prima delle medio-piccole a vincerla dal 1997, quando ci riuscimmo noi contro il Napoli. Sono passati ventidue anni, un'eternità”.
Le tue stagioni a Vicenza?
“Per aver fatto forse il passo più lungo della gamba, passando dal Ravenna, che avevo portato in B, all'Atalanta in serie A, dove venni esonerato secondo me ingiustamente, c'era la necessità per un emergente come me, di un rilancio. Il presidente Dalle Carbonare e Gasparin mi chiamarono e vincemmo subito il campionato di B. Quattro anni meravigliosi, uno lottando anche per le primissime piazze, poi la Coppa Italia e la Coppa delle Coppe fino alla semifinale persa a Londra con il Chelsea, dopo aver vinto in casa nostra e essere stati in vantaggio da loro”.
A proposito di buoni risultati, nessuno può dimenticare Palermo con un soggetto anomalo – sia detto senza offesa – come Zamparini.
“Zamparini non è mai contento, però ha tre qualità che nessuno può discutere. Ti paga profumatamente, ti paga puntualmente e ti compra i giocatori che vuoi. Con lui mi sembrava di essere un allenatore da grande squadra. Un giorno gli dissi: “Voglio Amauri”. E lui me lo prese. Amauri non era ancora un grande giocatore, però con lui fino a novembre-dicembre eravamo in lotta per la prima piazza con l'Inter. Poi si infortunò e fu come perdere il nostro Ibrahimovic. Nonostante questo arrivammo quinti. Tra parentesi con il Palermo, oltre che conquistare la promozione in B, sono andato due volte in Europa League ”.
In attesa di rientrare, il tuo presente è il commento tecnico della partita più importante sui canali di Dazn. Stefano Agresti, il nostro direttore, è un tuo fan, sostiene che sei bravissimo.
“Lo ringrazio molto, come ringrazio quelli che la pensano come lui. Devo ammettere che mi fa piacere ricevere giudizi positivi. Merito di Dazn che mi ha dato questa opportunità e di Pierluigi Pardo, bravissimo telecronista, che ti mette nelle condizioni di fare bella figura”.
Ribadiamolo, però, vuoi continuare a fare l'allenatore.
“Certo, sia perchè l'ho fatto finora, sia perché mi aggiorno, studio, mi preparo e vedo calcio. Aspetto solo l'occasione che voglio io e prima o poi arriverà”