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Guida al calciomercato di gennaio: le 11 riflessioni da fare
1) se i trasferimenti saranno pochi bisognerà sapersi accontentare e sognare forte, se saranno molti tanti bisognerà accettare che alcuni siano fasulli, per illudersi o illudere, o che l’estate scorsa siano state fatte cantonate a go-go (quanto alla giusta dose di trasferimenti, il nostro calcio non consoce la giusta dose di niente)
2) quasi tutto viene deciso dai procuratori, dirigenti di club e calciatori stanno soltanto in secondo e terzo e anche ultimo piano
3) qualcosa viene deciso emotivamente, magari sotto l’urgenza di un risultato, il più viene deciso freddamente, ed è un peccato, ci si diverte di meno
4) in ogni caso i calciatori ci guadagnano sempre, e si capisce i loro agenti guadagnano proporzionalmente persino di più
5) si può vivere anche senza calciomercato, ma è assai meno bello e pazienza se ogni tanto trattasi di un bello buffo
6) si pensava che dovunque fosse finito Ibrahimovic sarebbe stato un casino, tocca al Milan che he anticipato le date ufficiali.
7) chissà chi sarà il Piatek semibidone del 2020 (e proposito, come è possibile che Mandzukic vada in Arabia, nel Qatar? dal 2015 alla Juve, tanti gol anche importanti, e quasi di colpo non serve più? o non abbiamo capito di lui niente prima, sopravvalutandolo, o non ci capiamo niente adesso)
8) l’Atalanta non cederà Gomez e sarà un bel sacrificio economico per lei e per lui, ma sarà un bene per lo sport
9) il grande colpo potrebbe essere Belotti dal Toro a chissacchì, tanti soldi e persino una contropartita tecnica di nome – alla Zaza, che però c’è già, ha un rendimento altalenante e magari viene ceduto - per placare un pochino i tifosi granata
10) il calciomercato sovverte le grandi leggi della fisica, non è vero che in natura (natura calcistica in questo caso, dunque la massima che c’è) nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto cambia: qui si crea molto, a parole e persino con i fatti, qui si distrugge di più, si distrugge cioè la credibilità di uno sport, dello sport, e alla fine magari non cambia niente
11) il Milan dovrà essere protagonista davvero perché sì, ma ne avrebbe fatto a meno volentieri, anche se pare che non abbia soldi neppure per fare scemenze.
Undici punti, una squadra di riflessioni. Con il rammarico perché non viene aperto anche il mercato di riparazione degli allenatori, intendiamo aperto nel senso di possibili scambi fra squadre, a gennaio: tipo Ancelotti che lascia il Napoli e passa (ritorna) alla Juventus che restituisce Sarri al Vesuvio… Ci sarebbe da divertirsi al cubo, con il viaviai di sciarpe da tifoso nuove (o ritrovate) esibite nelle fotografie ufficiali in segno d’amore repente o latente, con dichiarazioni di altissima diplomazia sottile condita da bassissimo populismo smaccato, con contorsionismi di ogni tipo per spiegare il perché e il percome, insomma come sempre per spiegare la rava e la fava a chi beve anzi mangia comunque tutto. Ma non bisogna chiedere troppo alla provvidenza, e già Ancelotti che davvero al volo va a Liverpool, sia pure nel senso di Everton, è un bel sapere.
Il calciomercato comunque è la più splendida invenzione dai tempi di Leonardo, che peraltro faceva disegni più che cose. Non per niente l’italica parola composta calciomercato sta ormai nel lessico mondiale, come, restando al pallone, anche libero, mercato (appunto), tifoso, curva e magari prossimamente, sempre nel mondo delle parole internazionalizzate, daspo, scambio, bufala...
E ancora: undici mesi da un gennaio all’altro per ribadire, al Bar Sport ma anche alla Coverciano University e nei meglio centri di analisi e discussione del Bel Paese, che il calcio è fenomeno articolato, complesso e scientifico, tanto ma tanto scientifico, nemico di ogni improvvisazione. E che i suoi agganci sono industriali, economici, politici, culturali, populistici, democratici, nazionalistici, ecumenici, industriali, storici, leggendari, eterni, imprescindibili, deteriorabili, modaioli, relativi, assoluti… Poi, zac, un mesetto per puntare, e magari all’ultimo giorno, all’ultimo minuto, sulla soluzione geniale spicciola, Tizio al posto di Caio, sulla bacchetta magica, sul miracolismo di un presunto asso. E naturalmente le spiegazioni logiche, all’insegna sempre del calcio scientifico si capisce (frase classica: Sempronio non è il messia, è l’uomo giusto per il posto giusto), nonché all’interno del grande mistero matematico per cui con il calciomercato tutte le squadre comunque si migliorano, nessuna si peggiora, anche se una viene svuotata e l’altra viene dilatata di trapianti e protesi. Vero che ci sono gli apporti dall’estero, ma vero anche che difficilmente un autentico grande calciatore a gennaio si sposta o viene lasciato spostarsi, men che mai nel calcio italiano in crisi di soldi (a parte Ibrahimovic, un caso molto ma molto anzi troppo a sé).
E la bella cosa è destinata a crescere: si pensi all’apporto allo show che verrà regalato prossimamente dal calcio femminile se la sua ascesa continuerà, come pensabile, con tutta una metà del cielo che si dà al suo calciomercato e ce lo dà in pasto. E pensiamo anche alla stampa rosa, se il calcio delle donne frequenterà le nuove tematiche sessosentimentali e per esempio celebrerà, come il volley, la coraggiosa campionessa con fidanzata ufficiale.