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  • Guarin: 'Mai voluto e mai vorrò la Juve'

    Guarin: 'Mai voluto e mai vorrò la Juve'

    "L'Inter è la mia luna". Fredy Guarin non lascia, raddoppia. Il centrocampista colombiano, rimasto sul mercato per 8 mesi, racconta tutto in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "Mai voluto andare alla Juve. Qui è il top e all'Inter mi sento come sulla Luna, non c'è di meglio. Si ricomincia da zero, come mi ha detto Mazzarri che ha forza e voglia di vincere come me. Ora tocca a me dimostrare chi sono, segnerò più gol. L'ho fatto sapere, lo ripeto ora e lo farò anche in futuro quando vorrete: io all'Inter sono felice perché il meglio è qui. Ora, davanti a me, ho tutto sul tavolo: la fiducia, l'amicizia, ogni componente che mi vuole bene, dalla società alla parte tecnica ai compagni, tutti. Il nuovo ruolo? Lo conosco molto bene. Ho la maglia numero 13 perché era quella di mio padre, un mediano alla Medel. Adesso sta a me dimostrare che Fredy c'è. Ora tocca a me. Sul polso sinistro ho tatuato la Coppa vinta col Porto in Europa League, vorrei farne un altro per un trofeo in nerazzurro. Questa Inter ha fame e un gruppo super". 

    Accostato a tante squadre dal gennaio scorso fino al 1° settembre: quando pareva più fuori che dentro, quanto ribolliva? 
    "Provavo rabbia. Immensa rabbia. Perché dal primo minuto in cui sono arrivato ho cercato di dare sfogo alle mie ambizioni e alla voglia di sentirmi all’altezza di un top club. E nei momenti in cui ti senti fuori da quel sogno e da quel progetto che hai in testa, beh, provi disillusione e rabbia. Anche con te stesso". 

    Ma quanto è stato veramente più fuori che dentro? 
    "All'Inter ho sempre avuto un’aspettativa: spaccare il mondo. Non mi è mai passata".

    Rewind: cosa le è rimasto dello scambio mancato con Vucinic? 
    "La voglia dei tifosi di avermi ancora con loro". 

    E poi? 
    "Mi è rimasto il fastidio di sentire in giro che volevo, allora come nell'ultimo mercato estivo, andare alla Juventus. Io non ho voluto mai andare alla Juventus e mai vorrò andarci. Sono felice qui, di quello che ho. E basta". 

    Tutto bene, ma se poi tornano certe voci a gennaio... 
    "Le spiego come sono. Ero piccolo, in Colombia, e giocavo in una squadretta di proprietà di una banca. La banca fallì, la squadra sparì, si sciolse. Dissolta. Così mi chiesero di andare a giocare in un'altra squadretta, ed era come se sparita l'Inter mi avessero proposto di mettere la maglia del Milan. Dissi di no. Così, di nascosto e senza farlo sapere a mio padre, non mi presentai agli allenamenti per 2 settimane. Insomma: se mi metto una cosa in testa, è quella. Nella mia testa c'è l'Inter". 

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