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    Guardiola contro tutti: dal rivale Tuchel all'anziano Bielsa, viaggio tra i mister della Premier. Inglesi, dove siete?

    Guardiola contro tutti: dal rivale Tuchel all'anziano Bielsa, viaggio tra i mister della Premier. Inglesi, dove siete?

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Pep Guardiola contro tutti. Al 6° anno sulla panchina del City l'allenatore catalano punta a vincere la 4ª Premier. L'uomo da battere è lui. La concorrenza però quest'anno è molto agguerrita. Primo fra tutti i suoi colleghi - pronto a rilevarne lo scettro - c’è il tedesco Thomas Tuchel, vincitore della Champions League - a fine maggio, proprio contro il City di Guardiola - e della Supercoppa Europea, dopo la finale vinta ai rigori mercoledì sera contro il Villarreal. Nella tranche di campionato dell'anno scorso - da gennaio a giugno, quando sostituì Lampard - Tuchel vinse 11 partite su 19, issando il Chelsea al 4° posto. Questa è la sua prima stagione inglese cominciata dall’inizio. L'obiettivo dichiarato è quello di riportare il titolo a Stamford Bridge, dopo quattro anni di astinenza (l'ultima Premier la vinse Conte nel 2016-17). E’ anche da un altro tedesco che Guardiola deve guardarsi: Jurgen Klopp, l'unico capace - l'anno scorso con il suo Liverpool - di interrompere la dittatura dei Citizens. Klopp è ormai un veterano della Premier. Vi arrivò nell’ottobre del 2015 e da allora ha riportato il Liverpool nell’élite del calcio europeo, vincendo un titolo dopo trent’anni e vincendo - soprattutto - la Champions 2019. La stagione dei Reds l'anno scorso è stata interlocutoria, alla fine la distanza da colmare è rappresentata dai 17 punti che dividevano la squadra di Klopp da quella di Guardiola. L'ultimo dei quattro cavalieri che - almeno sulla carta - sono pronti a giocarsi il titolo è Ole Solskjaer. Il norvegese deve dimostrare se davvero è un allenatore di livello. Dopo l’era segnata dai trionfi di Alex Ferguson - per ultima la Premier 2012-13 - il Manchester Utd le ha provate tutte, da Moyes a Van Gaal, fino a Mourinho, senza tuttavia tornare a primeggiare in Inghilterra. Dopo il subentro del primo anno - chiuso con un 6° posto - Solskjaer ha centrato un 3° e un 2° posto, a conferma di una crescita comunque significativa che aspetta solo il salto di qualità per avere la certificazione doc.

    E’ una Premier - quella di quest'anno - che ha visto il ritorno in Inghilterra di Rafa Benitez, sempre a Liverpool, dove aveva vissuto stagioni felici, ma sulla panchina dell’Everton. Il magic touch di Rafa però negli ultimi anni è svanito, tanto che gli ultimi trofei alzato dallo spagnolo risale al 2014, quando sulla panchina del Napoli vinse la Coppa Italia e la Supercoppa italiana. All’Everton nessuno gli chiede il titolo - e ci mancherebbe - ma il pass per la Champions, quello è un obiettivo. Negli ultimi due anni il Leicester di Brendan Rodgers ha mancato la qualificazione in Champions di un soffio. Di un solo punto ‘anno scorso, di quattro due anni fa. E sempre a favore del Chelsea. Rodgers viene considerato da molti un allenatore pronto ad alzare il proprio livello: questo può essere l'anno buono.

    C'è molta curiosità attorno al Leeds di Marcelo Bielsa, che con i suoi 66 anni è anche l'allenatore più anziano della Premier. L’anno scorso il Leeds chiuse con un dignitosissimo 9° posto, ora le ambizioni sono aumentate. E’ atteso al varco anche Patrick Vieira, alla sua prima esperienza in Inghilterra dopo il discreto triennio - chiuso con un esonero - a Nizza. E se lo scozzese David Moyes ha fatto un ottimo lavoro con il West Ham (6° l'anno scorso) e gode di grande fiducia dalle parti del Queen Elizabeth Stadium, non si può dire altrettanto del portoghese Nuno Espirito Santo, praticamente imposto al Tottenham dal connazionale Jorge Mendes dopo che gli Spurs avevano rispedito al mittente Rino Gattuso.

    Infine, qualche curiosità: gli allenatori più giovani della Premier League sono due spagnoli. Il 39enne Mikel Arteta (Arsenal) e il 40enne Francisco Muñoz Xisco, che ha riportato in Premier il Watford dopo un solo anno di Championship. Gli stranieri - o meglio: i non britannici - sulle panchine della Premier sono ben 14: quattro spagnoli (Guardiola, Benitez, Arteta e Xisco), tre tedeschi (Klopp, Tuchel e Daniel Farke del Norwich), due portoghesi (Espirito Santo e Lage del Wolverhampton), un argentino (Bielsa), un danese (Thomas Frank alla guida del neopromosso Brentford), un francese (Vieira), un norvegese (Solskjaer), un austriaco (Ralph Hasenhuttl del Southampton). Se poi vi aggiungiamo anche lo scozzese Moyes e il nordirlandese Rodgers, gli inglesi restano davvero una manciata. Dean Smith (Aston Villa), Graham Potter (Brighton), Sean Dyche (Burnley) e Steve Bruce (Newcastle): soltanto quattro. In nessun altro campionato europeo la presenza di tecnici stranieri è così massiccia. 

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