Grinta Juve, super Genoa: strepitosa Atalanta e grande Reja
di Xavier Jacobelli
Direttore quotidiano.net
E' uno spettacolo il campionato di notte. Colpi di scena a ripetizione,
capovolgimenti di fronte, papere dei portieri (Abbiati e Andujar), valanghe
di gol, alcuni bellissimi (Zahavi, l'israeliano che quando segna bacia la
sua fidanzata; Jovetic che ha dedicato uno dei suoi gol a Gilardino perchè
sa che cosa vuol dire infortunarsi; e ancora Miccoli, Nainggolan, Denis, El
Shaarawy, 18 anni, per la prima volta in rete a San Siro e un grande
avvenire scritto a caratteri cubitali davanti a sè).
E poi c'è una classifica cortissima, con il Genoa di Malesani che non
provava più questa ebbrezza dal 1999 quando guidava il Parma, schizzato intesta assieme a Udinese e Juve. Il Napoli, intanto, paga l'eccessivo
turnover di Mazzarri che in casa del Chievo (terza vittoria consecutiva sui
partenopei) ne ha cambiati sette su undici, ma è scivolato a un solo punto
dalla vetta. E poi c'è la grinta della Juve che è la stessa grinta di
Antonio Conte: in dieci contro undici nel secondo tempo, ha ripetutamente
sfiorato la vittoria sul Bologna, nonostante gli errori arbitrali e ha fatto
un altro passo avanti per ritornare ad essere una grande squadra.
In prima pagina c'è anche l'Atalanta, davvero strepitosa: la squadra di
Percassi ha 1 punto come l'Inter campione del mondo passata da Gasperini aRanieri, ma sarebbe la quarta capolista della serie A se non fosse partita
da -6, a causa di una penalizzazione che non sta nè in cielo nè in terra in
quanto partorita da quel mostro giuridico che risponde al nome di
responsabilità oggettiva. Un'autentica ingiustizia perpetrata nei confronti
di una società pulita che con il calcioscommesse non c'entra niente. Onore a
Colantuono che ha preparato benisismo l'Atalanta in estate, perchè le fosse
possibile partire a razzo e applausi a Pierpaolo Marino: ha scoperto Maxi Moralez, ha voluto German Denis che lui stesso aveva portato in serie A, ha
accettato la sfida di Bergamo nonostante l'handicap di partenza, per
confermare di essere uno fra i migliori dirigenti del calcio italiano.
E mentre l'Udinese di Guidolin ha sfiorato il colpo grosso a San Siro dove
il Milan dei 12 infortunati ha raddrizzato una partita nata storta grazie al
giovanissimo talento del Faraone, l'elogio più caloroso va a Edoardo Reja,
65 anni, allenatore di una Lazio che lui stesso ha riportato in Europa e che
stasera a Cesena ha vinto per lui. Lui che si era dimesso perchè non
sconfitta con il Genoa, l'hanno offeso nelle vie della capitale mentre
passeggiava con la moglie. Lui che non si è mai voluto arruffianare nessuno
perchè è sempre stato forte del suo lavoro e della sua serietà. Lui che
Lotito ha splendidamente difeso in tv, in nome della civiltà e del diritto
al rispetto. Bravo Reja, brava Lazio.