ANSA
Grazie, Umberto Veronesi: ci hai regalato la speranza
La medicina è l’avventura più sensazionale e fantastica che l’uomo può frequentare per passione e per missione. La medicina deve essere ricerca e umanità allo stesso tempo. La medicina è l’àncora che permette a tutti noi di non lasciarci andare alla deriva verso le sponde estreme della nostra esistenza. La medicina non è una bandiera bianca simbolo di resa a fronte dell’ineluttabile o del non ancora comprensibile. La medicina, dunque, ha i colori dell’arcobaleno e della speranza. A prescindere.
Ribadendo la colonna portante di tutta la sua filosofia laica e progressista, salutiamo e diciamo grazie a Umberto Veronesi il professore campione di giostra tragica e quotidiana chiamata cancro che ci ha lasciati orfani, poche ore fa, di una mente rara e di una volontà di ferro al servizio dell’umanità. Un medico che era anche un artista e un mancato artista che si fece medico malgrado le normali e sfacciate barriere di casta. Era difficile, un tempo, poter studiare e laurearsi se si apparteneva alla classe sociale operaia. Umberto Veronesi era nato e cresciuto in una casa di gente umile e onesta tra le nebbie della campagna pavese. L’amore per il prossimo, strada facendo, ne fece quell’uomo della speranza che tutti abbiano conosciuto e apprezzato.
Medico, certamente, ma anche filosofo e soprattutto ricercatore instancabile. Intellettualmente libero al punto di chiamarsi fuori dalla politica senatoriale non appena compreso il rischio della strumentalizzazione. Eroico assertore delle libertà individuali con in testa a tutte quella del diritto di ciascuno nel poter decidere se e quando andarsene con dignità. Soprattutto lottatore dal cuore impavido e dalla mente sgombra da pregiudizi in grado di farci sopravvivere e di farci continuare a vivere e lottare anche quando la Bestia sembra non volerci più dare speranza.
Giù il cappello, dunque, per un uomo inviatoci dal destino misericordioso che in ogni caso non sarà mai morto.