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  • Grazie a Draghi e a Mancini l’Italia è tornata a far sentire la sua voce

    Grazie a Draghi e a Mancini l’Italia è tornata a far sentire la sua voce

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Le stelle ci sono nuovamente amiche, ma non per capriccio o per volubilità. La loro benevolenza va meritata ed è proprio quello che sta facendo il nostro Paese in virtù del lavoro parallelo di due personaggi i quali al loro arrivo erano stati guardati con sospetto e con diffidenza. Grazie a loro l’Italia è riuscita a riconquistare da parte dell’Europa quel rispetto e quella stima che negli ultimi anni avevano toccato livelli molto bassi sino a farci sentire l’ultima ruota del carro.

    L’Italia della politica e “del fare” sta viaggiando senza scossoni ad una velocità inattesa. L’Italia del pallone, pur con qualche tribolazione dovuta a incidenti di carattere fisico, si avvia spedita verso quella che potrebbe essere la seconda conquista storica di un campionato europeo. I traguardi non sono ancora stati raggiunti, ma i presupposti perché a fine percorso si possa transitare a braccia levate sotto o striscione che annuncia il successo esistono proprio tutti.

    Mario Draghi e Roberto Mancini sono i due artefici di questa rinascita che pareva complicato poter immaginare in maniera e tempi così lesti. Due uomini “istituzionali” i quali, per portare avanti i loro progetti, hanno tirato dritto consapevoli delle difficoltà e delle trappole disseminate lungo il cammino ma assolutamente convinti della validità delle proprie idee. Coloro che hanno tentato di prenderli per la giacca e di tirarli verso di loro hanno ben presto dovuto prendere atto che si sarebbe trattato di fatica inutile.

    Il presidente del Consiglio, poco alla volta e non senza difficoltà, è riuscito a mettere d’accordo magari formalmente quelli che sembravano essere cani e gatti sui temi della irrinunciabile ripresa economica e di immagine. Nel contempo Draghi ha lavorato con grande intensità e saggezza al tavolo internazionale e in particolare a quello europeo. Ha sparigliato giochi che non sembravano tener conto della nostra presenza e alla fine della partita si è ritrovato, lui, con in mano le carte vincenti.

    Il commissario tecnico della nostra nazionale, poco alla volta e non senza difficoltà, è riuscito a convincere i tanti e troppi negazionisti che lo ritenevano un allenatore da laboratorio figlio delle raccomandazioni e del meccanismi dell’immagine senza anima. Roberto Mancini, senza mai alzare la voce o mostrarsi permaloso, ha zittito tutti quanti con risultati e dati alla mano. Una nazionale così bella, coesa, gagliarda e combattiva non la si vedeva dai tempi di Enzo Bearzot e dei suoi ragazzi mondiali. Così l’Italia è tornata a far sentire la sua voce in Europa.

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